il Fatto Quotidiano, 6 marzo 2016
Storie di sorci e di leggende metropolitane
Il topo è rimasto schiacciato in un’intercapedine del tettuccio e il sangue è colato sulla scrivania, goccia a goccia. È successo il 2 marzo scorso in una biglietteria del Colosseo, causando la chiusura del monumento antico di Roma più famoso al mondo. Sangue di topo. A New York, a metà del 1800, c’erano le fosse di ratti. La più nota era la Sportsman’s Hall ed era gestita da un emigrante irlandese, Kit Burns. Nelle fosse si tenevano i combattimenti tra cani e topi e un cane riusciva ad ammazzarne anche duecento alla volta. Ma in alcune occasioni speciali erano anche gli uomini a scendere nell’arena brulicante di sorci. Ecco una cronaca dell’epoca: “Poi lo spettacolo si fece orribile. Veloce come un fulmine l’uomo affondò la mano nell’ammasso di ratti, ne afferrò uno per la schiena e se lo porto alla bocca, con uno squittio e uno scricchiolio, la carcassa fu gettata da parte con il collo rotto”.
L’eliminazione crea spazio per gli altri
Fu nel 1974, in un’intervista radiofonica alla Rai, che il grande Italo Calvino profetizzò: “Ci sono i topi, i topi aumentano sempre, perché tutte le campagne di derattizzazione non fanno che selezionare topi più resistenti ai nuovi veleni. Le città saranno popolate da queste masse enormi di topi che usciranno alla luce del giorno”. Quarant’anni dopo, Roma è diventata la nuova città dei topi, senza alcun pifferaio magico all’orizzonte, e sono due le verità evidenti di Calvino e che non lasciano scampo. La prima riguarda la parziale inutilità delle cosiddette derattizzazioni. Nel senso che si possono vincere la battaglie ma non la guerra. Robert Sullivan nel suo Ratti, un lungo reportage su un anno di rat watching a New York, uscito nel 2004, ricorda la figura di Dave Davis, che negli anni cinquanta del Novecento era il guru del “controllo roditori”. Davis fu costretto ad ammettere: “In effetti l’eliminazione ha semplicemente creato spazio per altri ratti”.
Il pessimismo del guru di New York
La seconda verità è ancora più inquietante perché investe e amplifica le paure più radicate del nostro inconscio. Il topo è il re del buio lurido e se esce alla luce del giorno, come accade a Roma e anche in altre città italiane, significa che qualcosa è cambiato, in peggio. Ecco un tecnico americano interpellato da Sullivan: “Quando vedi i ratti di giorno, ragazzo, il loro numero è così elevato che l’alimentazione notturna non è sufficiente. Solo i ratti dominanti hanno di che sopravvivere mentre quelli deboli devono arrischiarsi e uscire di giorno”. Impossibile, poi, calcolare il loro numero. È certo che una coppia di ratti può generare fino a 15mila topi annui. Per il resto, le stime che calcolano uno o due topi per abitante sono balle. Fu lo stesso Davis a smentirle, sul campo. Allora New York aveva otto milioni di residenti cui sarebbero corrisposti otto milioni di topi. In realtà, il guru ne censì appena 250mila. Dopo il topo del Colosseo, si scrive che a Roma il rapporto è di due ratti per abitante, per un totale di sei milioni. Una cifra enorme, spaventosa. Da incubo.
La zoccola gigante di Napoli
A Napoli il rattus norvegicus, il tipo di roditore più diffuso al mondo, viene appellato come zoccola e da decenni tiene banco la leggenda della zoccola gigante regina del sottosuolo. Si racconta che apparve negli anni cinquanta sbucando da una fogna e aggredendo un vecchio. Ad ammazzarla sarebbe stato un carabiniere con un colpo di pistola. Il generale topo, come venne anche chiamato, sarebbe stato lungo più di un metro. Tre decenni dopo, fu la volta della zoccola gigante del cimitero di Napoli, pesante ben 25 chili. La leggenda metropolitana più inquietante è quella però del topo che arriva dal water e morsica gli organi genitali. Come in ogni cosa umana c’è del vero e del falso. La questione è che i ratti possono risalire le condutture e sbarcare nel bagno. Può accadere ai piani bassi, anche se gli scarichi di solito sono progettati per impedire proprio questo problema. Tre anni fa, a dicembre, in una villetta della provincia di Lodi una ragazza era seduta sul water quando è stata graffiata da un topo.
Lo sterminio all’Antartide
I topi possono essere sconfitti solo sulle isole. Il fenomeno si chiama “eradicazione”. La più grande caccia di sempre ai ratti è avvenuta in un lembo di terra sperduto della Nuova Zelanda, vicino all’Antartide: Campbell Island. Nel 2002 il governo sterminò 200 mila ratti impiegando 120 tonnellate di veleno. In Italia, una campagna del genere è stata fatta sull’isola di Montecristo, nell’arcipelago toscano, per preservare flora e fauna. Immaginate sei milioni di topi a Roma. Trenta volte Campbell Island.