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 2016  marzo 06 Domenica calendario

Il Dialogo di Monza, un giornale «che fa del bene»

A volte per rimettere in circolazione energie e intelligenze rimaste ai margini a causa di impedimenti vari basta un’occasione. Purché sia quella giusta e sappia di apprezzamento e di interesse reale. A Monza l’occasione – a disposizione dal 2013 – è il Dialogo di Monza, www.ildialogodimonza.it, giornale elettronico autofinanziato, nato per raccontare ciò che le persone fanno di bene ad altre persone. 
«Imprevedibilmente – dice Fabrizio Annaro che lo ha fondato con la moglie e tre amici – il Dialogo si è trasformato anche in uno strumento “che fa del bene”. Scrivono giornalisti noti e meno noti e persone meno fortunate che hanno trovato, grazie anche alla collaborazione con il nostro giornale, un motivo di vita. È il caso di Luigi Picheca, malato di Sla, che, malgrado la malattia e dopo due anni di collaborazione, è stato iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Scrive con gli occhi, grazie a un software che traduce i movimenti oculari in parole. Ho intervistato Luigi Picheca nella primavera del 2014 e mi ha stupito la sua forza mentale, il desiderio di vivere, la sua profonda e “scandalosa” serenità. Quando un uomo immobile nel suo letto afferma di essere felice anche così, accade qualcosa nella nostra coscienza, siamo scossi e provocati, non possiamo rimanere indifferenti. Poi abbiamo Scacco Matto redazione nata dentro Stellapolare, un centro monzese che promuove la salute mentale. I ragazzi di Scacco Matto hanno intervistato il sindaco di Monza e altri personaggi pubblici. Il primo cittadino mi ha confidato che nessuno gli aveva mai posto domande così pertinenti, accompagnate da riflessioni profonde. Infine c’è la redazione di Inzago, formata da persone disabili e con malattie neurologiche complesse. Siamo in procinto di avviare altre redazioni speciali che offrano l’occasione a tante persone di comunicare punti di vista spesso diversi e lontani dal comune sentire, ma che risultano opinioni e modi di vedere che generano positivo stupore e tanta curiosità». 
E aggiunge: «Abbiamo girato un documentario nel carcere di Monza (Tempo Libero) intervistato detenuti, poliziotti, educatori, volontari e pubblicato un libro che raccoglie un anno di articoli e foto del nostro giornale. Quando siamo partiti non sapevo dove saremmo arrivati. Sentivo solo che dovevamo cominciare.».