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 2016  marzo 06 Domenica calendario

La Reggia di Caserta, vent’anni di sfregi

L’ultimo sfregio al monumento che, nonostante tutto, il mondo continua a invidiarci è in un fascicolo della Procura regionale della Corte dei Conti: la magistratura contabile indaga su un ipotetico caso di affittopoli alla Reggia vanvitelliana di Caserta, tredici locali concessi in locazione a enti o eredi di dipendenti in cambio di canoni a prezzi stracciati. Danno stimato, poco più di un milione di euro. Sarà l’inchiesta, adesso, a fare luce su questa storia che riporta a galla il tormentato passato recente dell’incantevole dimora voluta da re Carlo di Borbone, da vent’anni almeno alla ricerca del rilancio definitivo. Il momento giusto sembrava arrivato il 9 luglio del 1994, quando i potenti della Terra si ritrovarono alla cena di gala del G7 e Hillary Clinton, allora “solo” First Lady accanto al presidente americano Bill Clinton, esclamò incantata «wonderful», osservando il parco e i saloni della Reggia.
Ma solo pochi anni dopo, il 4 novembre del 1998, fu la cronaca ad occuparsi del monumento quando le fiamme divamparono in alcuni locali dove erano in corso lavori di ristrutturazione. Tre mesi dopo, un altro incendio, per fortuna più circoscritto. In tempi più recenti, come purtroppo anche in altre parti d’Italia, non sono mancati gli episodi di turisti bloccati in fila per chiusure improvvise determinate da assemblee dei sindacati. È accaduto per tre ore, ad esempio, nel giugno scorso, quando per placare l’ira dei visitatori si rese necessario l’intervento delle forze dell’ordine. Senza contare i restauri infiniti che ancora oggi imprigionano tra le impalcature parte della struttura. Per non parlare di quando, tre anni or sono, durante una perquisizione in casa di Nicola Cosentino, i carabinieri trovarono, in una busta, le chiavi della Reggia. «Me le aveva regalate il prefetto dell’epoca quando ero sottosegretario all’Economia del governo Berlusconi – spiegherà poi Cosentino – credeva potessero essermi utili per non essere disturbato da altre persone mentre correvo. Ma non le ho mai usate. Come tanti casertani anche io avevo l’abbonamento per entrare».
Eppure il fascino della Reggia patrimonio dell’Unesco sembra più forte anche delle polemiche, dei disagi, della burocrazia. «La cultura può essere la ripartenza dell’Italia. E se c’è chi rema contro, noi – senza paura – remeremo più forte», assicura il premier Matteo Renzi chiudendo la pagina delle polemiche scatenate dal documento di alcune sigle sindacali (Cgil Fp, Uilpa, Ugl-Intesa, Usb, Rsu) contro il direttore Mauro Felicori, accusato di trattenersi in ufficio «fino a tarda ora» mettendo così a repentaglio il protocollo di sicurezza. Meno di due mesi fa, il presidente del Consiglio aveva visitato il monumento per la riconsegna degli ambienti utilizzati dall’Aeronautica militare alla direzione del palazzo vanvitelliano.
Il premier aveva annunciato l’intenzione di ospitare nella Reggia ospitare nella Reggia «un bilaterale di una qualche importanza» tra quest’anno e il 2017. Dovremo arrivare entro quattro anni a un milione di visitatori alla Reggia, oggi sono 500 mila», aveva aggiunto Renzi. «La Reggia è un patrimonio di tutto il Paese», sottolinea Vincenzo Piscitelli, procuratore aggiunto a Napoli che vive a Caserta e coordina il pool competente anche in materia di reati collegati ai beni culturali. E ragiona: «Il nuovo direttore Felicori si sta impegnando molto. Quello che appare come uno straordinario attivismo, però, è solo un ordinario impegno che scuote anni di immobilismo. Il monumento va recuperato e restituito alla piena fruizione, sfuggendo però alla logica dell’evento e soprattutto a una dimensione mercantile, che finirebbe per togliere al monumento la sua destinazione originaria, snaturandolo».
Piscitelli ricorda, a questo proposito, l’opera di valorizzazione del Teatro di Corte realizzata da Francesco Carmelo Greco, storico della letteratura italiana morto alcuni anni fa «che riuscì a portare il teatro nelle scuole». La polemica sul documento dei sindacati, ieri, era rimasta fuori dalle mura della Reggia. Tra saloni e corridoi, non troppi turisti e la consueta cornice di maratoneti del sabato mattina. «Di certo i francesi non vanno a Versailles per fare footing – argomenta il procuratore aggiunto Piscitelli – Ma rispetto ai casertani che per correre scelgono i viali della Reggia, fra i quali qualche volta ci sono anche io, hanno a disposizione altri spazi e altre strutture. L’importante è venire alla Reggia non solo per correre. Visitarla, in qualunque forma, aiuta a recuperare la funzione del bello e ad apprezzare il senso più profondo dell’arte».