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 2016  marzo 07 Lunedì calendario

Gino Pollicardo e Filippo Calcagno sono arrivati a Roma • Alle primarie del centrosinistra vincono i candidati lanciati da Renzi: Giachetti a Roma, Valente a Napoli • È morta Nancy Reagan • Il ragazzo ucciso a colpi di coltello e martellate sulla testa durante un festino a base di coca e alcol • In Inghilterra arriva la sterlina di plastica

 

Rapiti 1 Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, i due dipendenti della «Bonatti costruzioni» sequestrati il 19 luglio scorso in Libia, sono arrivati a Roma. Al pubblico ministero della Procura di Roma Sergio Colaiocco e ai carabinieri del Ros hanno raccontato che i rapitori li hanno picchiati, malmenati, minacciati e intimoriti: «Ci hanno picchiato con calci e pugni, a volte con il manico dei fucili. Ci davano da mangiare una volta al giorno e neanche tutti i giorni. Portavano quello che volevano loro, mai carne. Prima di entrare ci dicevano di metterci il cappuccio, sentivamo solo le loro voci. Non li abbiamo mai visti in faccia. Comunicavamo in francese, loro lo parlavano male, ma riuscivano a farsi capire». La stanza-cella nella quale i prigionieri potevano muoversi, aveva le finestre sbarrate da assi di legno, illuminata dalla luce elettrica al momento del pasto. Per andare al bagno dovevano chiamare, coprirsi il volto, farsi aprire la porta, ed essere accompagnati. Le sole volte in cui hanno avuto l’ordine di togliersi i cappucci sono state quelle in cui i banditi hanno scattato foto o filmato dei video. Quando imploravano i loro carcerieri, «non ci vendete, non ci uccidete», loro gli rispondevano: «Non vi vendiamo e non vi uccidiamo. Noi siamo bravi musulmani, non ammazziamo le persone» (Bianconi, Cds).

Rapiti 2 Per gli inquirenti i quattro tecnici italiani rapiti il 19 luglio scorso non erano prigionieri dell’Isis, bensì di una banda fondamentalista che forse voleva proporsi a sostegno dello Stato Islamico. Ricostruzione avallata anche da un altro particolare svelato dai superstiti: le due prigioni in cui sono stati rinchiusi erano alla periferia di Sabratha, nella zona teoricamente controllata dal cosiddetto «governo di Tripoli» ma con una forte influenza autonoma della municipalità locale, dove agiscono le milizie anti-Califfato che la settimana scorsa hanno intercettato e annientato i banditi. Uccidendo gli altri due ostaggi, Salvatore Failla e Fausto Piano (ibidem).

Rapiti 3 Gino Pollicardo e Filippo Calcagno hanno visto gli altri due ostaggi, Salvatore Failla e Fausto Piano, fino a mercoledì, il 2 marzo. Quel giorno, all’improvviso, i guardiani hanno fatto irruzione nella stanza, ordinando a Failla e Piano di alzarsi e di seguirli. Senza alcuna spiegazione. I due rimasti hanno sentito rumori di materiale caricato sui mezzi come se stessero smobilitando il covo. Poi tutti se ne sono andati. Non è arrivato più nessuno, né per portare da mangiare né per rispondere alle richieste di andare in bagno. I due superstiti hanno atteso una notte e un giorno, poi ancora una notte, e alle prime luci del 4 marzo hanno deciso di provare a uscire da soli. Forzando la porta, fino a sfondarla, nella consapevolezza che ormai nella casa-prigione non c’era più nessuno. Usciti fuori ne hanno avuto la conferma, e si sono incamminati verso le case vicine. Hanno fermato la prima macchina che è passata e si sono consegnati all’autorità di Sabratha, diventando oggetto di un’altra trattativa, fortunatamente più rapida, fino al rientro in Italia. L’ipotesi più probabile, sulla base di queste testimonianze, è che i sequestratori stessero organizzando un nuovo trasbordo dei prigionieri, forse in vista del rilascio visto che il negoziato era arrivato a buon punto; trasferendo due ostaggi alla volta, considerato l’aumento dei controlli nella zona. Particolare che dimostra una volta di più l’esiguità e la scarsa organizzazione del gruppo. I miliziani li hanno visti ed è nato il conflitto a fuoco in cui sono stati uccisi i banditi e i due italiani. Così nessuno è tornato a prendere gli altri due, che hanno potuto liberarsi da soli (ibidem).

Primarie Nelle primarie del centrosinistra vincono i candidati lanciati da Renzi: a Roma correrà per il Campidoglio vicepresidente della Camera Roberto Giachetti, 54 anni, vicino al premier (alle 23, con un quarto delle sezioni scrutinate era già al 64%); a Napoli si è imposta Valeria Valente, 39 anni, che ha lottato fino alla fine con Antonio Bassolino, sconfitto per soli 452 voti,. Diversa l’affluenza nelle due città: nella capitale in calo rispetto alle ultime primarie (votano circa 42 mila persone, meno della metà rispetto al 2013), in aumento nel capoluogo campano: ai gazebo si sono presentati oltre trentamila votanti, circa il doppio di quanti parteciparono nel 2015 alla consultazione per scegliere il candidato del centrosinistra alle elezioni regionali (quelle poi vinte da Vincenzo De Luca) (Cds).

Reagan Nancy Reagan è morta per complicazioni cardiache nella sua casa di Los Angeles. Aveva 94 anni. Ne ha passati 52 al fianco del quarantesimo Presidente degli Stati Uniti. Si erano conosciuti nel 1949. Nancy, che era nata a New York il 6 luglio del 1921, aveva già 28 anni. Figlia di un’attrice e di un rivenditore di auto che però la vide appena: se ne andò di casa, subito dopo la sua nascita. Sua madre si sposò con un neurochirurgo, Loyal Davis, che adottò Nancy, trasmettendole il suo cognome. Infanzia e studi a Chicago. Un diploma, ma la testa era già verso il mondo dello spettacolo. Una parte nel film East side, West side . Poi l’incontro con Ronald, che all’epoca era il presidente del sindacato degli attori cinematografici. Si sposarono nel 1952 e da allora divennero, semplicemente, i «Reagans». Due figli: Patricia Ann e Ronald Prescott. Alla Casa Bianca la first lady portò la sua eleganza e una dispendiosa rivoluzione estetica. Spazzò via l’arredamento e il clima penitenziale imposto da Carter. Furono di nuovo serviti i liquori agli ospiti; le tavole vennero imbandite con servizi di porcellana cinese costati 200 mila dollari. Ma dietro questa frivolezza, Nancy mantenne sempre alta la vigilanza sul marito. Nel 1987 Ronald stava per essere travolto, quando si venne a sapere che l’Amministrazione aveva segretamente venduto armi all’Iran. Sua moglie gli suggerì di ammettere pubblicamente «l’errore». E Ronald lo fece con un discorso televisivo drammatico e spiazzante (Sarcina, Cds).

Delitto Luca Varani, 23 anni. Studente, d’origine jugoslava ma adottato da una facoltosa famiglia romana, fidanzato con una coetanea, venerdì fu invitato a partecipare a un festino a base di alcol e droga che durava da almeno un giorno a casa di Manuel Foffo, 30 anni, universitario fuori corso, figlio del proprietario di una delle più importanti agenzie di pratiche auto della Capitale e di un ristorante a Pietralata. Con loro c’era pure Marc Prato, 29 anni, padre italiano, madre francese, laurea in Scienze politiche, organizzatore di eventi gay, sogni di attore e modello, una breve relazione, in passato, con la soubrette Flavia Vento. Il giorno dopo, quando i carabinieri entrarono nell’appartamento, trvarono il Varani sul letto, nudo, con tagli su tutto il corpo, segni di un legaccio al collo e il cranio sfondato a martellate. Foffo ha raccontato aver visto «i mostri», di non essersi reso conto di niente: «Non sappiamo perché l’abbiamo fatto». Marc Prato, rintracciato poche ore più tardi in una camera d’albergo — l’Hotel San Giusto, vicino piazza Bologna — dai carabinieri, che l’hanno salvato dal suicidio: aveva ingerito una forte dose di barbiturici aiutandosi con bottiglie di superalcolici. Secondo gli inquirenti i due potrebbero averlo massacrato perché s’era rifiutato di far sesso con loro. Serata di venerdì 4 marzo in appartamento al decimo piano di un palazzo di via Igino Giordani, periferia est di Roma.

Sterlina Presto in Inghilterra circoleranno le sterline di plastica che sostituiranno quelle in filigrana. Tutto è pronto per far uscire le banconote da cinque pounds, con l’immagine di Winston Churchill, e quelle da 10, con il volto della celebre scrittrice britannica Jane Austen, realizzate con uno speciale «polipropilene» sottile e flessibile.Il «polipropilene» garantisce una maggiore durata (fino a due volte e mezzo di più rispetto a quelle di carta), più resistenza non si rovinano anche se finiscono in lavatrice), ma, soprattutto, rende molto più difficile la contraffazione per via anche di una «finestrella» trasparente su cui è concentrato un elevatissimo livello di tecnologia italiana. È il know how di una delle aziende leader nel mondo per le macchine da stampa: la Cerutti Packaging equipment del gruppo «Officine Meccaniche Cerutti», quartier generale a Casale Monferrato, centro ricerche a Vercelli, stabilimenti produttivi in entrambe le città. Tutto è pronto, si attende il «la» dalla Bank of England per cominciare a divulgare i nuovi «soldi di plastica» (che «sembrano finti», secondo un sondaggio di gradimento tra gli inglesi, che però approvano «la maggiore sicurezza») e ritirare, via via, quelli tradizionali (Mossano, Sta).

(a cura di Roberta Mercuri)