La Stampa, 7 marzo 2016
La kermesse del posto fisso, con italiani e stranieri che tra un concorso e l’altro battono l’Italia con brande, tendine, auto e sacco a pelo
A Verona si sono presentati in 4.800 per un posto da infermiere presso la Usl 20. A Terni in 1.700 per un posto da operatore ecologico presso l’Asm. Ovviamente si tratta di un contratto a tempo indeterminato, che assomiglia a una lotteria. A Verona dei 4.800 ne hanno respinti 300 per documentazione incompleta; dei 4.493 rimasti che hanno pagato cinque euro a testa per partecipare al concorso se ne sono presentati 1.123. Dopo la preselezione ne resteranno 600 che potranno cimentarsi con prove scritte e orale. Chi non ce la farà, vale a dire 599, dovrà riprovarci, in un’altra città.
È una sorta di transumanza a cui si costringono i partecipanti ai concorsi. Possibile che a governare il tutto sia un nipotino del marchese De Sade? Il record è stato meno di un anno fa a Milano: 13mila domande per 25 posti all’ospedale Niguarda. A queste kermesse del posto fisso partecipano italiani e stranieri, che tra un concorso e l’altro battono l’Italia con brande, tendine, auto e sacco a pelo. Molti si ritrovano tra una prova e l’altra, fanno amicizia, si conoscono, condividono la sfortuna. Alcuni si sono fidanzati; non abbiamo notizie, ma è lecito credere che alcuni tra di loro si siano persino sposati. Tanto rispetto per chi è costretto a provarle tutte.
A fermare la giostra dovrebbero essere le amministrazioni, che si guardano bene dal farlo. Intanto ricevono un’entrata per le iscrizioni e ci guadagnano. A volte più dello stipendio che mettono in palio.