La Stampa, 7 marzo 2016
Se il mondo ruota attorno a un cavetto
Se ne stanno intorno a un ripiano, un tavolo, al centro del locale, da cui spuntano una serie di cavetti di colore bianco. All’estremità di ogni cavo ci sono delle piccole spine; servono per alimentare i telefoni cellulari, gli smartphone. Oggi molte caffetterie e bar offrono un nuovo servizio ai loro clienti. Oltre al wifi, fondamentale perché un locale sia frequentato dagli avventori, il servizio indispensabile è ora di facilitare la ricarica degli iPhone in deficit di energia. L’uso di Whatsapp, Facebook e Twitter svuota in modo irrimediabile le batterie dei cellulari, e perciò diventa necessario con maggior frequenza ricorrere agli alimentatori esterni o alla rete elettrica.
Oggi quando le persone salgono su un treno, oppure entrano in un bar o in un ristorante, una delle prime cose che cercano è una presa elettrica. Ma per potere connettere il cellulare alla rete non basta, serve il cavetto e la spina giusta. Succede sovente di dimenticarli a casa o in ufficio. Allora come fare? Detto fatto. Sono sempre più numerosi in Francia e in Italia i locali pubblici che offrono una serie di cavi adatti ai vari tipi di smartphone. La previsione di Marshall McLuhan per cui il sistema nervoso dell’uomo si sarebbe esteriorizzato si è avverata. Lo studioso canadese non aveva pronosticato i computer tascabili, ovvero gli smarthphone, ma aveva capito che ogni tecnologia non è altro che l’estensione del corpo umano. L’avvento della tecnologia elettrica ha proiettato fuori di sé il sistema nervoso centrale. McLuhan sosteneva che i nostri organi fisici non sono più in grado di svolgere un’azione di cuscinetto per salvaguardare il nostro equilibrio, e per questo nell’età elettrica dobbiamo affidarci ai nostri prolungamenti esteriori.
La rete è il nostro vero sistema nervoso; non solo un’appendice, ma un prolungamento. Quei cavetti che spuntano dal tavolo non sono altro che una parte del nostro corpo. La comparsa degli alimentatori nei bar non è perciò solo il segno di un servizio offerto alla propria clientela, ma la realizzazione concreta di una profezia. Non serve trapiantare chip o cavi all’interno del corpo, come nelle utopie tecnologiche di qualche decennio fa. Non è il Cyborg l’uomo del futuro, l’umanoide effetto di manipolazioni e assemblaggi, come profetizzavano Manfred E. Clynes e Nathan S. Kline negli Anni Sessanta del XX secolo. Tutto molto più semplice, e probabilmente anche più efficace. Qualche cavetto ed è fatta.