Corriere della Sera, 7 marzo 2016
Commento al campionato di Mario Sconcerti
Continua a sembrare un campionato che tiene nascosta la sua singolarità. L’equilibrio è molto prolungato. È vero che la Juve ha vinto praticamente tutto nelle ultime 19 partite, ma è anche vero che questo le ha portato un vantaggio di appena tre punti. Perfino la Roma è in teoria ancora in gioco, eppure è stata costretta dai risultati a cambiare allenatore. C’è qualcosa di anomalo in questo campionato che fa pensare a sorprese possibili. Non possono andare tutti così veloci, qualcuna prenderà respiro e lì si deciderà la partita. Non saranno gli avversari medi a fermare le prime. Non ne hanno la forza. Decideranno le partite importanti. La Juve in questo ha alcuni vantaggi: non ha più scontri diretti, ha già giocato con Napoli e Roma, mentre Roma e Napoli rischieranno di eliminarsi alla 35ª giornata. E soprattutto giocherà sette volte su dieci a Torino, sei in casa più il derby. Non è più importante chi sia migliore, chi abbia di più. Conta l’energia già spesa, la disponibilità a rimanere concentrati anche dopo l’eliminazione possibile dalla Champions. Tutti mi sembrano potenzialmente in balia di qualche evento duro, fuori pronostico. Hanno corso troppo per rimontare o per resistere alle rimonte. Di sicuro, chi insegue la Juve ha molto meno tempo. Le ultime tre partite della Juve sono Carpi, Verona e Sampdoria, due in casa e una fuori. Non sono partite che la Juve perde. Continua la piccola primavera dell’Inter, che almeno adesso segna. Credo si debbano utilizzare queste dieci partite che mancano per finire di trovare una formazione e capire da dove si può ricominciare. Si nota inoltre una difficoltà quasi culturale di Milano a parlare dei propri debiti, si è sempre stati abituati a qualcuno che li copriva. Due terzi del deficit del calcio italiano adesso sono di Inter e Milan, i debiti si avvicinano ai 700 milioni, oltre 400 sono dell’Inter, il doppio del fatturato. Quanto può continuare? Tutto resta in mano a un signore lontano migliaia di chilometri per cui Milano non è l’affare principale. La società è già data in garanzia alle banche. Non i capitali di Thohir, proprio l’Inter. Comincio a pensare che stavolta sia questa la pazzia tradizionale dell’Inter. Il Milan trova un avversario migliore. Pesa l’assenza di Niang la cui forza copriva molto campo. Balotelli fa quello che può. Non è diverso, non cambierà mai, sa essere solo Balotelli.