Libero, 5 marzo 2016
«Sono ben attrezzato, credetemi». Trump ci fa sapere di essere superdotato
Benvenuti al primo dibattito presidenziale a luci rosse della storia. O nei gabinetti di una scuola media maschile, fate voi. «Guardate queste mani, sono mani piccole?», ha chiesto a un certo punto al pubblico Donald Trump allargando le braccia per mostrare i due palmi aperti. «E Marco si è riferito alle mie mani», ha continuato indicando Rubio, «per insinuare “se sono piccole, qualcosa d’altro dev’essere piccolo”. Io garantisco che non c’è problema. Ve lo garantisco». Trump e la raffinatezza dell’eloquio, si sa, raramente vanno a braccetto nella stessa frase: ma la battuta «sono ben attrezzato, credetemi», riferendosi non al programma elettorale ma al proprio «attributo» davanti a un’audience di oltre 15 milioni di cittadini che devono decidere il presidente non si era mai sentita. Stavolta, però, va riconosciuto al miliardario spaccone di essere stato provocato da Rubio faccia d’angelo. Esasperato per essere sempre ridicolizzato da Donald come «piccolo» e «sempre sudato», Marco aveva rispolverato giorni fa la trivialità del «membro piccolo di chi ha mani piccole». Ogni sottocultura ha le sue allusioni scurrili, e Rubio voleva far ridere i sostenitori e rispondere a Trump pan per focaccia: «Mi chiama sempre Piccolo Marco. È vero, lui è più alto di me, è quasi 1 e 90», aveva lamentato domenica in Virginia. «Ecco perché io non capisco come mai le sue mani abbiano la dimensione di uno che non arriva a 1,60». Wow.
Arrivati a questo infimo livello dialettico, la campagna non può che risalire (si spera). In effetti la notizia vera, a fine serata, è stata positiva. Rubio, Ted Cruz, John Kasich e Trump, interrogati in questa successione, hanno rinnovato la fedeltà al partito: ognuno sosterrà il nominato, chiunque esso sia. Ciò dopo le accuse e controaccuse e le proclamazioni, ormai stucchevoli, di chi rivendica di essere il più conservatore (Cruz e Rubio); il più pragmatico ed esperto (Kasich); e l’unico in grado di «fare ancora grande l’America» (Trump).
La conclusione con il giuramento non era scontata dopo il comizio di Mitt Romney di qualche ora prima: l’ex sconfitto da Obama ha lanciato bordate durissime a Trump, definendolo non «adatto a fare il presidente», «truffatore», «falso». Si è però astenuto dal dare un’alternativa, suggerendo di votare Rubio in Florida, Kasich in Ohio, e chiunque dei tre, negli Stati residui, possa superare Donald. È la strategia praticata dai tre concorrenti che non escono di scena: sottrarre più delegati possibili a Trump e arrivare alla «Convention aperta» cioè con nessun candidato coi 1237 delegati necessari per vincere al primo voto e la possibilità di silurare il favorito «rubandolgi» i delegati. Come avvenne con Reagan nel 1976. Ma se il senatore della Florida e il governatore dell’Ohio saranno battuti il 15 marzo da Trump, la corsa sarà finita.
Negli ultimi sondaggi, in Florida Trump ha 20 punti di vantaggio, 45 a 25, e in Ohio 5 punti, 31 a 26: anche se fossero smentiti, Trump ha un imponente vantaggio nazionale: il sondaggio CNN gli dà il 49% dei favori, assicurandogli una maggioranza finale. Assoluta o relativa, l’idea di «combinare» sotto il tavolo un candidato «anti Trump» è un suicidio politico. Tradire il popolo che ha votato Trump sarebbe la ricetta per la sconfitta, persino contro la candidata più debole che i repubblicani si possono sognare di avere di fronte. La talpa dell’Fbi che indaga sul suo server personale illegale le sta infatti scavando la fossa. Se ne parla poco perché lei ha già la nomination in tasca e l’attenzione è tutta sul GOP, ma ieri il tecnico informatico che le ha costruito il server in villa ha avuto l’immunità in cambio della collaborazione con l’Fbi. Vuoterà il sacco e deporrà sotto giuramento davanti al Gran Giurì, se anche un solo membro dello staff della ex segretaria di Stato verrà incriminato. È una ipotesi seria, anche perché l’ultima voce è che tra Hillary e i suoi ci sarebbe stato uno scambio di passwords, atto criminale per i funzionari del ministero degli esteri. Insomma, se a destra si divertono con le battute sporche e scherzano con il fuoco, a sinistra c’è un tintinnio di manette che potrebbe seppellire la Clinton.