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 2016  marzo 05 Sabato calendario

Lascia il segretario generale della Farnesina, Michele Valensise. Chi prenderà il suo posto?

Cambio della guardia al ministero degli Esteri. Se ne va il segretario generale, Michele Valensise, «per intraprendere nuove avventure professionali», come si limita a dire il comunicato ufficiale della Farnesina: entro il mese dovrebbe lasciare l’incarico che ricopre dal 2012, al fianco di cinque ministri di tre diversi governi, con un anno di anticipo rispetto a quando – aprile 2017 – sarebbe arrivata l’età della pensione. «Sono soddisfatto, sono molto fortunato per il lavoro che ho fatto a Roma e all’estero», si congeda Valensise, davanti a cui si schiude un incarico di rilievo alla Astaldi. Dopo di lui, invece, una prestigiosa carica vacante che, per la prima volta, potrebbe essere assegnata a una donna: l’attuale capo di gabinetto del ministro Gentiloni, Elisabetta Belloni.
«Sono molto grato all’ambasciatore Valensise per il contributo fornito con grande senso delle istituzioni, professionalità e impegno», lo saluta il ministro, con cui ha avuto un rapporto di stima ma non di amore, comunque migliore di quello – molto difficile – con Federica Mogherini che guidò il dicastero nel 2014. Sessantaquattro anni, sposato con due figlie, giovane ambasciatore nella Sarajevo di fine anni Novanta, successivamente assegnato in sedi importanti come Brasilia e Berlino («l’uomo forgiato nella capitale della Merkel», scherzò Monti), difensore della diplomazia «moderna, con grande attenzione all’innovazione», come sottolinea con orgoglio, Valensise lascia la Farnesina in un momento molto particolare della sua storia. Proprio all’indomani delle proteste e delle fibrillazioni provocate dal «caso Calenda», la nomina cioè dell’ex viceministro allo Sviluppo ad ambasciatore italiano a Bruxelles, un politico al posto di un diplomatico, uno strappo mal digerito dalle feluche, in particolare i più giovani. Che proprio a lui, al segretario generale, che di quella diplomazia così poco tenuta in conto da Renzi è tra i principali esponenti, scrissero inviperiti per esprimere sorpresa e preoccupazione e ricevere rassicurazioni sul futuro. Uno strappo che ha in qualche modo indebolito i vertici della diplomazia e seminato preoccupazioni non ancora passate, se solo cinque giorni fa qualcuno denunciava una situazione «giunta ai livelli di guardia» in un’assemblea del Sndmae, il principale sindacato di categoria. «Sul caso Calenda abbiamo già detto tutto – taglia corto ora l’ambasciatore in uscita – diciamo piuttosto che questa parola un po’ misteriosa, “diplomazia”, così misteriosa poi non è, anzi ce n’è sempre più bisogno».
Ora, tra marmi bianchi e opere d’arte degli ampi corridoi della Farnesina, si apre una nuova partita. Quella della successione. In cui favorita appare la Belloni. Cinquant’otto anni, romana di papà padovano, marito ambasciatore, studi dai gesuiti – «la prima donna a essere iscritta al Massimo, quando hanno aperto l’accesso anche alle donne» – laurea alla Luiss, in carriera diplomatica dal 1985, ha avuto un periodo di visibilità mediatica quando, tra 2004 e 2008, ha guidato l’Unità di crisi (tra le prime emergenze da gestire, nientemeno che lo Tsunami), poi è stata direttore generale della cooperazione e dello sviluppo, poi delle risorse umane. Incarichi importanti, coronati dalle onorificenze di commendatore e di cavaliere della Legione d’onore. Preparata e tenace, dice chi la ama; con tratti di fermezza quasi dura, dice chi la ama meno, il suo nome girò persino nel totoministri, quando la Mogherini divenne Lady Pesc e andava sostituita. Un profilo che avrebbe tutto per poter ricoprire la carica di segretario generale. Non ultimo, un ottimo rapporto col ministro Gentiloni.
Ma la Belloni non è naturalmente l’unica a possedere i requisiti. Un altro nome possibile, sussurrato tra i diplomatici, è quello dell’ambasciatore Pasquale Terracciano, da tre anni a Londra, sessant’anni ancora da compiere. Ma di lui si dice che più probabilmente potrebbe ambire, una volta scaduto il mandato, alla sede di New York. Laddove è un altro profilo che avrebbe le carte in regola per sostituire Valensise, Sebastiano Cardi. Ma, fanno notare, fino a giugno è impegnato nella «campagna elettorale» per garantire all’Italia un seggio alll’Onu. Vi sono anche dei candidati legati all’ex direttore generale Giampiero Massolo. La Belloni è però la più quotata. Anche se pure nel suo caso c’è un punto interrogativo: da poco capo di gabinetto, segue molti delicati dossier, sostituirla in quel ruolo potrebbe non essere facile. Come sperano i nemici collezionati avanzando in una brillante carriera.