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 2016  marzo 05 Sabato calendario

Pietro Maso ricoverato in clinica psichiatrica

Voleva «ricominciare altrove». Viveva a Milano, sognava la Spagna. Invece, venticinque anni dopo, Pietro Maso è tornato nella sua terra. Da giovedì sera, infatti, il veronese che nel ’91 ammazzò i genitori per l’eredità si trova ricoverato nella clinica psichiatrica Santa Giuliana, sulle colline della città.
«Pietro ha finalmente accettato di farsi curare, si è reso conto di aver bisogno di una mano. È la cosa migliore per tutti, per le sorelle che ha minacciato così pesantemente e che ho sentito al telefono terrorizzate, ma soprattutto è la situazione più adatta per lui – dichiara don Antonio Mazzi —. Adesso la priorità è curarlo, so che già domenica verrà visitato da uno psichiatra. Quando Pietro verrà dimesso sono disposto a farmene carico e, se lui sarà d’accordo, a ospitarlo nella nostra comunità Exodus. L’importante è che non venga più lasciato solo, perché i fatti hanno dimostrato che non è in grado di andare avanti con le proprie gambe».
Da sempre in prima linea per il recupero dei tossicodipendenti, il sacerdote conosce Maso da quando, il 15 aprile 2013, ha lasciato definitivamente il carcere dopo aver scontato 22 dei 30 anni di reclusione a cui fu condannato in primo grado. Tornato in libertà, Pietro sembrava pronto alla sua seconda vita. «Una persona nuova, diversa». Il rapporto riallacciato con le sorelle Nadia e Laura, il matrimonio con Stefania Occhipinti, il lavoro negli studi di Telepace sotto la supervisione della sua guida spirituale, don Guido Todeschini. A 44 anni (ne compirà 45 a luglio), Maso pareva «rinato».
Ma qualcosa, nella seconda metà del 2015, si spezza. E quell’equilibrio che pareva ristabilito improvvisamente va in frantumi. Prima la separazione dalla donna che aveva conosciuto ai tempi della semilibertà, poi il licenziamento dall’emittente tv. A dicembre la sorella Nadia lo incontra fuori dagli studi di Telepace e lo trova «alterato, irriconoscibile, in preda a uno stato euforico». Nei suoi occhi rivede «quelli del ragazzo che 25 anni fa uccise i nostri genitori». Si allarma subito, chiama l’ex moglie e don Todeschini.
Gli avvenimenti precipitano quando Nadia riceve per errore dal telefonino del fratello un sms indirizzato a un amico di Pietro: «Adesso fai quello che ti dico, altrimenti ti taglio quella testa di c... che hai». Maso pretendeva soldi, altri soldi. È l’8 gennaio 2016 quando le sorelle lo denunciano ai carabinieri: «Bisogna fare qualcosa, va aiutato», è l’appello che lanciano con il loro avvocato Agostino Rigoli. E mentre su Maso la procura apre un’inchiesta per tentata estorsione ai danni dell’amico, Nadia e Laura vengono poste sotto sorveglianza dai carabinieri perché Maso le ha minacciate di morte perché lo avevano denunciato. «Su di loro devo finire quel lavoro di 25 anni fa...», ha detto al telefono all’ex moglie e a don Guido.
E proprio don Todeschini, ieri mattina, ha chiamato don Mazzi: «Mi ha spiegato che finalmente Pietro è disposto a farsi curare, non si poteva andare avanti così – racconta don Antonio —. Ora lasciamo che di lui si occupino i medici, ma l’importante è non lasciarlo di nuovo solo quando verrà dimesso. Non possiamo lasciare in mezzo a una strada una persona che dipende dalla droga e che per questo è piena di debiti. Altrimenti precipiterà nel baratro». Ancora una volta.