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 2016  marzo 05 Sabato calendario

Nuove multe per gli ex amministratori di Banca Etruria. Al papà della Boschi 130 mila euro

Scattano nuove e pesanti sanzioni economiche per gli amministratori ed ex amministratori di Banca Etruria. Il primo marzo scorso, al termine di un lungo procedimento amministrativo e di un contraddittorio, la Banca d’Italia ha comminato 2,2 milioni di multa complessiva a 27 esponenti della banca aretina, compreso l’ex vice presidente Pier Luigi Boschi, padre del ministro per le Riforme, Maria Elena. Tra i destinatari dei provvedimenti, in corso di notifica, i due ultimi presidenti, Lorenzo Rosi e Giuseppe Fornasari, i vice presidenti Boschi e Alfredo Berni, l’ex direttore generale Luca Bronchi, i membri del collegio sindacale. Le multe individuali variano da un minimo di 52 a un massimo di 130 mila euro, come quelle comminate ad esempio a Rosi, Berni, Boschi e ai consiglieri d’amministrazione Nataloni e Orlandi.
Le multe derivano dagli esiti dell’ispezione della Vigilanza della Banca d’Italia condotta tra il novembre 2014 e il febbraio 2015, che portò al commissariamento della banca aretina, e che fece emergere irregolarità particolarmente gravi, classificate di grado 6, il massimo della scala usata da Bankitalia. In molti casi le sanzioni riguardano gli stessi amministratori già multati dalla banca centrale a seguito della prima ispezione del 2014 (come Rosi, Fornasari, Bronchi e Boschi, condannato allora a pagare 144 mila euro) con 2,5 milioni di euro complessivi.
Per i vertici della vecchia Banca Etruria rischia di non finire qui. Nei loro confronti sono infatti possibili le azioni di responsabilità da parte dei commissari degli istituti oggi in liquidazione, come già successo, ad esempio, nel caso di Banca Marche, finita anch’essa in risoluzione, come Etruria. Al Tribunale di Ancona, autorizzati dalla stessa Banca d’Italia, i commissari hanno avanzato una richiesta di risarcimento danni agli ex amministratori per 100 milioni di euro (altri 180 ne hanno chiesti alla società di revisione), dai quali pretendono anche la restituzione degli emolumenti e dei benefit (per altri 30 milioni). Con la dichiarazione di insolvenza di Banca Etruria dichiarata dal Tribunale fallimentare di Arezzo non si escludono poi riflessi di carattere penale sugli esponenti dell’istituto. La Procura ha già avviato l’inchiesta per accertare l’eventuale reato di bancarotta fraudolenta.