5 marzo 2016
Sono liberi gli altri due ostaggi italiani sequestrati in Libia • Quanti sono i miliziani Isis in Libia? • Lula interrogato sullo scandalo Petrobras • Altre multe per i vertici di Banca Etruria • Pietro Maso è finito in una clinica psichiatrica • I dipendenti della Reggia di Caserta contro il direttore che lavora troppo • L’archivio di Claudio Abbado va a Berlino • Il cinema americano in mano a Cina e Qatar
Ostaggi/1 Filippo Calcagno e Gino Pollicardo, tecnici della Bonatti e colleghi di Fausto Piano e Salvatore Failla trovati morti in Libia (vedi Fior da Fiore di ieri), sequestrati anch’essi a luglio, sono liberi ma non si sa come. Le fonti sono ancora molto confuse. Hassan Eldewadi, capo del consiglio municipale di Sabratha: «I quattro italiani si trovavano in una zona periferica di Sabratha composta di fattorie agricole chiamata Jfara, vicino a quella di Tallil. Mercoledì sera un’operazione delle nostre forze speciali contro una cellula di jihadisti tunisini militanti col Califfato ha portato alla scoperta dei cadaveri dei due italiani tra i morti. È stata una scoperta fatta per caso. Non sapevamo che i due fossero in quel posto». Sono poi i jihadisti sopravvissuti (tra almeno 10 morti dei loro) che hanno portato agli altri italiani. «Dagli interrogatori dei prigionieri abbiamo capito che c’erano altri due italiani nella zona. Li abbiamo cercati per due giorni, quindi li abbiamo individuati in un’altra piccola fattoria sulla strada non lontana dal posto del primo scontro a fuoco». Secondo un’altra versione i due sequestrati rimasti vivi erano stati nascosti in uno scantinato di Tallil: circa una settimana fa la cellula di Isis che li custodiva si sarebbe dileguata sotto l’incalzare dell’offensiva di Rada e per sette giorni gli italiani non hanno potuto bere o mangiare. Alla fine si sono liberati da soli. Dagli ambienti vicini ai nostri servizi d’informazione si insiste sulla possibilità che gli ostaggi siano incappati in uno scontro a fuoco tra Isis e milizie rivali, o addirittura tra gli stessi rapitori, mentre si trovavano in un convoglio (Cremonesi, Cds).
Ostaggi/2 Nel video trasmesso ieri si vedono i due sequestrati con le barbe lunghe. Parla uno di loro: «Sono Gino Pollicardo e sono qui con il mio collega Filippo Calcagno. Adesso siamo in un posto sicuro, in un posto di polizia qui in Libia, stiamo bene ma siamo psicologicamente devastati, speriamo di ritornare urgentemente in Italia perché abbiamo bisogno di ritrovare le nostre famiglie». Calcagno aggiunge «Ci trattano bene». Subito dopo hanno chiamato casa. Pollicardo alla moglie: «State calmi, tranquillizzatevi, stiamo bene, ma voglio tornare presto a casa. Mi sono fatto prestare un telefonino da un poliziotto libico. Siamo nella mani della polizia». Calcagno: «Finalmente è finita, sono sicuro, è finita… Siamo stanchi. Ci vediamo prima possibile» (Nigro, Rep).
Isis Non si sa quanti siano gli uomini dell’Isis in Libia: l’Onu dice che combattono non più di 2-3mila. Gli Usa ne calcolano 5mila. I francesi parlano d’almeno 10mila volontari. Per i servizi inglesi sono 6.500, le milizie di Misurata ne hanno visti 3mila solo a Sirte (il 70% stranieri, al primo posto i tunisini e poi i marocchini), l’intelligence algerina segnala un flusso costante (1.000 al mese) dal Niger, dal Ciad, dal Mali, dalla Mauritania, 30 dal Senegal (Battistini, Cds).
Lula L’ex presidente brasiliano, Lula, è stato prelevato da casa sua dalla polizia, accompagnato in commissariato e interrogato per sei ore. Alla fine lo hanno rilasciato. Lula è stato sentito in merito all’inchiesta sui fondi neri del gigante petrolifero Petrobras. Il sistema era questo: appalti gonfiati per i lavori pubblici, in particolare per la costruzione di infrastrutture per l’estrazione del petrolio al largo delle coste brasiliane. E, con gli appalti gonfiati, tangenti e finanziamenti illeciti per i partiti della coalizione di governo. Denaro che, sostiene l’accusa, sarebbe stato usato per finanziare le campagne elettorali del Partito dei lavoratori (Pt), compresa l’ultima di Dilma Rousseff. Nella rete sono già finite, insieme a molti presidenti di aziende brasiliane e ai funzionari di Petrobras, molte persone vicine all’ex presidente Lula. Nelle carte contro di lui non ci sarebbe moltissimo. Una ristrutturazione, pagata da Odebrecht, una delle grandi aziende brasiliane, di una sua fazenda intestata a due prestanome. E il sospetto che la maggior parte delle donazioni per la Fondazione di Lula siano in realtà pagamenti per i contratti ottenuti da numerose aziende, grazie alla mediazione dell’ex presidente, soprattutto a Cuba, in Venezuela e in Africa. Mentre la polizia prelevava Lula, sono scattate decine di perquisizioni in altri due Stati, a Bahia e a Rio de Janeiro. Dieci persone sono state fermate. Nel mirino degli inquirenti è finito il “cerchio magico” dell’ex leader socialista: fra gli indagati risultano la moglie e i figli (Ciai, Rep).
Etruria Scattano nuove sanzioni economiche per gli amministratori ed ex amministratori di Banca Etruria. Il primo marzo, al termine di un lungo procedimento amministrativo e di un contraddittorio, la Banca d’Italia ha comminato 2,2 milioni di multa complessiva a 27 esponenti della banca, compreso l’ex vice presidente Pier Luigi Boschi, padre del ministro per le Riforme, Maria Elena. Le multe individuali variano da un minimo di 52 a un massimo di 130 mila euro, come quelle comminate ad esempio a Rosi, Berni, Boschi e ai consiglieri d’amministrazione Nataloni e Orlandi. Le multe derivano dagli esiti dell’ispezione della Vigilanza della Banca d’Italia condotta tra il novembre 2014 e il febbraio 2015. In molti casi le sanzioni riguardano gli stessi amministratori già multati dalla banca centrale a seguito della prima ispezione del 2014 (come Rosi, Fornasari, Bronchi e Boschi, condannato allora a pagare 144 mila euro) con 2,5 milioni di euro complessivi (Sensini, Cds).
Maso Pietro Maso, assassino dei genitori nel 1991 per ottenere l’eredità, si trova ora ricoverato in una clinica psichiatrica in provincia di Verona. Don Mazzi: «Pietro ha finalmente accettato di farsi curare, si è reso conto di aver bisogno di una mano. È la cosa migliore per tutti, per le sorelle che ha minacciato così pesantemente e che ho sentito al telefono terrorizzate, ma soprattutto è la situazione più adatta per lui. So che domenica verrà visitato da uno psichiatra. Quando verrà dimesso sono disposto a farmene carico e, se lui sarà d’accordo, a ospitarlo nella nostra comunità Exodus. L’importante è che non venga più lasciato solo, perché i fatti hanno dimostrato che non è in grado di andare avanti con le proprie gambe» (Tedesco, Cds).
Reggia di Caserta I rappresentanti di Cgil, Uil e Ugl hanno scritto una lettera al ministro Franceschini per protestare contro il nuovo direttore della Reggia di Caserta, Mauro Felicori, bolognese, nominato cinque mesi fa. Motivo: lavora troppo. Infatti nella lettera c’è scritto: «Permane nella struttura fino a tarda ora senza che nessuno abbia comunicato e predisposto il servizio per tale permanenza. Tale comportamento mette a rischio l’intera struttura». Felicori ha già preteso che tutti i custodi vestano con la divisa e che per circolare nel parco della Reggia usino macchine apposite e non quelle private, ha spostato qualche lavoratore e abolito il giorno di riposo. Felicori dice che i visitatori sono aumentati del 70% rispetto al febbraio del 2015 e gli incassi sono saliti del 105% (Rizzo, Cds).
Abbado Saranno custoditi alla Staatsbibliothek, la biblioteca di Stato berlinese, tutti i documenti di Claudio Abbado, costituiti da annotazioni, studi, riflessioni e ricerche. Sono stati donati dalla Fondazione Claudio Abbado. La biblioteca si impegnerà, anche economicamente, a catalogare il materiale, a restaurarlo e renderlo accessibile al pubblico in una sala di lettura intitolata al musicista e, entro due o tre anni al massimo, digitalizzarlo. A curare l’archivio sarà la Fondazione dei Berliner Philharmoniker, l’orchestra con cui il direttore ha suonato più volte nella sua carriera, anch’essa partner dell’innovativo accordo siglato ieri: l’istituzione musicale tedesca si occuperà di tenere vivo il patrimonio, con mostre e iniziative di studio, e a creare le condizioni per sostenere i giovani direttori d’orchestra. Nell’archivio si trovano, per esempio, 1.764 partiture, sinfoniche e operistiche, studiate dal direttore, con i segni e le note di suo pugno. La Fondazione Claudio Abbado, costituita all’indomani della morte dai figli Daniele, Alessandra, Sebastian, Misha, con la donazione dell’eredità artistica del padre risponde con gratitudine verso Berlino. Dicono: «È la città dove ha avuto più libertà e corrispondenza da parte delle istituzioni, del pubblico e dove ha stretto un legame intenso con l’orchestra, che con lui ha trovato una nuova identità» (Bandettini, Rep).
Cinema I cinesi del Wanda Group hanno comprato la catena americana di sale cinematografiche Carmike Cinemas. Per la precisione è stata la Amc Entertainment, compagnia già posseduta dalla Wanda che controlla 5.425 schermi, ad acquistare Carmike, che ne gestisce 2.954, per la cifra di 1,1 miliardi. In questo modo è nata la più grande catena di distribuzione cinematografica americana, che supera anche la Regal, finora colosso incontrastato. La Wanda sta sviluppando il mercato cinematografico cinese, che l’anno scorso ha fatto incassi per 6,78 miliardi di dollari, piazzandosi subito alle spalle di quello americano. Invece il BeIn Media Group del Qatar, in sostanza l’ex divisione sportiva di al Jazeera, ha comprato la Miramax (Mastrolilli, Sta).
(a cura di Daria Egidi)