La Gazzetta dello Sport, 16 febbraio 2016
Parlando di calcio – e soprattutto di Fiorentina – con Gaetano Curreri
Un trionfo strameritato quanto inatteso per gli Stadio al Festival di Sanremo con «Un giorno mi dirai». Il leader Gaetano Curreri, tifoso della Fiorentina, si stropiccia gli occhi: sì, è tutto vero. Ex tastierista nella band di Lucio Dalla, autore per Vasco, artigiano della musica, Gaetano se la gode con l’entusiasmo di un gregario che diventa campione, a 63 anni, e lancia il nuovo cd «Miss nostalgia».Gaetano, nel momento magico del successo sul palcoscenico ha citato la sua Fiorentina… «Eravamo lì, tra i finalisti, e commentavamo: “Bene, arriveremo terzi…”. Fuori Caccamo e Deborah Iurato ci siamo detti: “Okay ragazzi, pazzesco, siamo secondi!”. Non pensavamo davvero di vincere, ci sentivamo appagati e il verdetto mi sembrava talmente incredibile che mi è venuto spontaneo dire al tifoso viola Carlo Conti: “Io sarei stato già felice con una vittoria della Fiorentina domani…». E la Fiorentina ha battuto l’Inter: en plein! «Che bello il gol di Babacar all’ultimo minuto! Ho sempre creduto in lui, cresciuto nel vivaio. Non mi piacciono le società che spendono troppo, credo nei giovani e nel lavoro duro. È una logica che vale anche per noi, da oltre 30 anni lavoriamo sodo». È riuscito a vederla la partita? «A pezzettini, tra hotel e ristorante, poi in serata con l’iPad ho seguito le fasi che mi ero perso. Doppia felicità». Paulo Sousa è da confermare? «Per me è un genio, ha le qualità del grande allenatore, era bravo anche come giocatore, purtroppo bianconero, ma dopo la canzone “Gaetano e Giacinto” ho conosciuto la signora Scirea e sono più amorevole verso i bianconeri». Cosa la convince del tecnico? «La costruzione laboriosa del gioco. Si vede che ha studiato e non lascia niente al caso. Così come succede a noi. Ce lo ha insegnato Lucio Dalla: “il nostro è un mestiere di bottega – diceva – non dimenticatevi mai di faticare”. Non pubblichiamo mai la prima canzone che ci viene in mente, se non ci piace preferiamo rinunciare. Non c’è posto per l’improvvisazione, né nel calcio né nella musica. Si dice che i jazzisti improvvisino…». Invece? «La musica anche per loro è matematica, quando poi ci infilano il talento e la genialità come Paolo Fresu è il massimo. Ho suonato con lui, fantastico». Il Paolo Fresu della Fiorentina? «Borja Valero. Che classe!». Che cosa pensa dei dissapori tra i tifosi e la famiglia Della Valle? «Firenze, patria dei guelfi e ghibellini, è una città che discute. È una fortuna avere con noi imprenditori oculati e appassionati come i Della Valle. Io non dimentico la Viola in C2, quando giocava con il Gubbio e per conoscere il risultato dovevo consultare il Televideo. Non dimentico i gol di un certo Bismark e Riganò, con tutto il rispetto, contro il Rimini... La contestazione mi sembra esagerata». Come è nato il tifo per la Viola? «Sono nato in Romagna, ma mio padre si trasferì in Calabria e vissi lì fino a 7 anni. Quando la mia famiglia tornò in Emilia, a Vignola (Modena), io parlavo calabrese ed ero trattato come oggi gli extracomunitari. Nella mia classe c’erano ragazzini che tifavano per la Viola, così per integrarmi e giocare all’oratorio mi unii a loro. Comunque sono affezionato anche al Bologna, quando c’erano le sfide dirette Dalla mi portava allo stadio». Scusi, ma il suo amico Vasco, che duetta con lei in «Tutti contro tutti» nell’ultimo cd, è interista: l’ha sentito dopo la partita? «Sì, ma so che è molto incazzato e ho paura a parlargliene… Vasco è come molti interisti che non capiscono questa situazione, oppure la capiscono benissimo ma fanno finta di niente». Il nome Stadio come nasce? «Quando suonavamo con Dalla cercavamo un nome per la band. Passammo davanti a un’edicola, a Bologna, ed era esposto il quotidiano “Stadio”: ci sembrò perfetto perché dava l’idea dell’unione». Come era nata «Gaetano e Giacinto», su Scirea e Facchetti? «Da ragazzo giocavo terzino con il numero 3, mi chiamavano Facchetti, ero tutto gasato. Gaetano è il mio nome e Scirea emanava una luce speciale. Due campioni veri, che raccontano il mio percorso di vita». A Sanremo ha ricordato anche Pantani, al quale aveva dedicato il brano «E mi alzo sui pedali»: Marco è scomparso proprio il 14 febbraio, del 2004. Che significato ha il successo nel giorno dell’anniversario? «Mi sono commosso. Tra l’altro ho ricevuto anche il premio Bigazzi che aveva scritto la canzone per il Pirata». Marco e Lucio, da lassù, l’avranno protetta? «Credo di sì, e anche altre persone che mi vogliono bene». Un affetto che Gaetano merita. Lui che cita sempre gli amici della band, Giovanni Pezzoli alla batteria, Andrea Fornili, chitarra, e Roberto Drovandi, basso, lui che richiama i compagni di viaggio del passato, Ricky Portera e Fabio Liberatori, per la cover vincente «La sera dei miracoli», lui che ha sempre dato l’anima per la musica. Ieri è cominciato l’Instore Tour a Bologna e oggi il gruppo presenterà il cd «Miss Nostalgia» a Firenze. Nostalgia intesa come ricordo e non come malinconia.