Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  febbraio 16 Martedì calendario

L’occhio lungo del Papa che ha guardato a Est, a Kirill e a Putin

Questo papato si sta rivelando sempre più politico, in similitudine con quello di Wojtyla. Dall’enfasi più «militare» quello, più «sociale» questo. La Chiesa, nella sua bimillenaria storia, ha alternato periodi trionfanti a periodi di crisi profonde (però questi l’hanno resa grande), per fortuna mai ha abbandonato il suo schema di sopravvivenza: «primum vivere deinde philosophari». Siamo su questa terra per vivere a ogni costo la nostra vita, se poi sappiamo dare contributi di pensiero e di opere ben vengano.
Ma mentre quella del Papa polacco era una lotta nel solco delle guerra fredda, in comunanza di intenti con gli Stati Uniti, per abbattere, dopo il nazismo, l’Impero del Male di reaganiana memoria, questa lotta del Papa del barrio è nel solco della guerra contro i giacobini, contro il mondo liberal americano delle Coste. È probabile che nel suo viaggio lo scorso anno in Usa, nei templi del potere americano, e vivendo ormai da anni in questa Europa dei salotti immersi nel politicamente corretto, abbia capito che spendere energie a favore di queste leadership è inutile. Sono individui dai processi mentali confusi, spesso in tilt con loro stessi, bisognosi di dosi massicce di psicanalisi, appartenenti a giardini zoologici diversi, dai quali è meglio star lontani. Quanto all’Italia ben fa, Bergoglio, a disinteressarsene, limitarsi ogni tanto a fare una telefonata a un infaticabile giacobino: un minuto di banali cortesie che lui, felice, trasforma in 18.000 battute.
Questo doppio uppercut Cuba-Messico è stato geniale. La sosta all’aeroporto, forse con Cuba libre incorporato (cocktail povero per eccellenza, l’eccellenza sta nelle dosi e nel lime), con il Patriarca Kirill rappresentano l’impronta storica del viaggio. Gli establishment europei di matrice giacobino-protestante-luterana fin dalla nascita hanno dato il peggio di loro proprio in Europa, questa ha bisogno di rinnovare un sangue sempre più povero di piastrine, cosa di meglio di un avvicinamento alla Russia, paese europeo per eccellenza? Le religioni arrivano sempre prima della politica, speriamo sia così anche questa volta.
La visita in Messico troverà la sua cifra più alta a Ciudad Juárez (la città dai 250 omicidi al mese). Parlerà da un palco distante appena 80 metri da El Paso, dal Texas dei Bush, dall’America degli Obama-Clinton, parlerà alla suocera affinché nuora intenda. Sulla riva messicana del Rio Bravo, Bergoglio capirà molte cose e ne dirà di importanti. Un confine di 3.140 km, per 600 dei quali è prevista una barriera metallica alta 4 metri, una rete di sensori elettronici che la rende invalicabile, poi il terribile deserto di Sonora (ricordate l’album «Il Fuggitivo» con Tex Willer inseguito da 4 bandidos?), per gli americani è una «barriera», per i messicani «verguenza» (muro della vergogna). Una risposta, giusta o sbagliata, all’immigrazione selvaggia che l’Europa non ha ancora elaborato.
Si sentirà ripetere «Pobre de México, tan lejos (lontano) de Dio y tan cerca (vicino) de Estados Unidos». Gli spiegheranno che di lì passa quasi tutta la droga per rendere ancora più miserabile la povertà degli abitanti delle periferie americane, e la cocaina per sollazzare le élite nelle grandi città costiere e in Silicon Valley. Secondo il Dipartimento di Giustizia, i profitti dei narcos con gli Usa ammontano a 48 miliardi $ l’anno, il che significa che gli ultimi due paradisi fiscali del mondo, Delaware e Wall Street, riciclano un «nero», per conto proprio e terzi, due o tre volte tanto (altro che Facta e le buffonesche classifiche che vedono l’Italia agli ultimi posti e gli Usa ai primi).
Santità, permetta un suggerimento da uno più vecchio di lei, non tragga conclusioni affrettate sull’America e sul capitalismo (quello serio, non l’attuale di Silicon Valley e di NY, che è un’oscenità), dovranno avvenire cose importanti in quel grande paese, alcune prime indicazioni nello Iowa, nel New Hampshire ci sono state, abbia fiducia. Il ciclo di costoro sta finendo, la Grande Crisi sarà lo «zero» che farà saltare il banco. Guardando a Est, a Kirill, a Putin, Lei ha avuto occhio lungo, lo stesso faccia guardando a Ovest, anche qui dovrà succedere qualcosa, ma solo Dio sa che cosa.