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 2016  febbraio 16 Martedì calendario

Finita la spending review di Berlusconi, che torna spendaccione

  Silvio Berlusconi è tornato a spendere, e a quanto pare ha esigenze sempre crescenti. Già l’anno scorso Libero aveva segnalato la fine del «patto del fagiolino» sottoscritto con Francesca Pascale: la spending review domestica decisa dopo avere analizzato i prezzi folli pagati per la verdura non di stagione. Dopo due anni in cui si era tirata la cinghia, complice anche la crisi che stava attraversando il gruppo Fininvest, Berlusconi nel 2015 si era fatto versare come dividendo straordinario dalle sue 4 holding di controllo del gruppo 52,6 milioni da spendere fino al Natale scorso. Un anno dopo quella cifra aumenta ancora, e probabilmente supererà i 60 milioni di argent de poche per il 2016. L’indicazione su un Silvio tornato spendaccione come ai bei vecchi tempi viene dal deposito dei primi due bilanci delle holding con cui controlla l’impero Fininvest. Gli altri due verranno depositati nelle prossime ore, ma la tendenza è più che chiara. La Holding italiana seconda ha ricevuto nel 2015 un dividendo straordinario Fininvest di 14,745 milioni di euro. Arrivava dalla vendita del 7,79% del capitale Mediaset avvenuta sul mercato per 377 milioni di euro. L’anno precedente Berlusconi aveva preteso un dividendo dalla holding che però non se la stava passando troppo bene. Così il consiglio di amministrazione della holding seconda guidato dal solito fidatissimo ragioniere Giuseppe Spinelli era stato costretto a prelevare 13,1 milioni di euro dalla riserva straordinaria delle casse societarie accumulata durante il patto del fagiolino e gli anni della spending review. Si immaginava che il nuovo dividendo Fininvest andasse a ricostituire quelle riserve. E invece manco per sogno, perché al Cavaliere non va proprio l’idea di tirare nuovamente la cinghia. Così ancora una volta il povero Spinelli ha scritto nero su bianco: «Vi proponiamo, aderendo alla richiesta pervenutaci, di destinare all’azionista l’utile presente in bilancio per 12,630 milioni di euro». E manco quello è bastato ai bisogni spicci di Berlusconi. Che ha preteso una integrazione dalla riserva straordinaria (che ammontava a 12,482 milioni in tutto) di ulteriori 1,865 milioni di euro, facendo incassare così all’azionista un assegno complessivo di 14,495 milioni di euro. Da quella holding così Berlusconi ha incassato quasi 1,5 milioni di euro in più del 2015.

Stesso film nel bilancio della Holding Italiana Ottava appena depositato in camera di commercio. Nel 2015 Berlusconi si era fatto girare dalla riserva straordinaria 17 milioni di euro. Quest’anno grazie all’utile registrato con il dividendo straordinario di Fininvest, ha chiesto di incassare tutti i 17,683 milioni di euro netti del risultato di bilancio. E non gli sono bastati. Ha voluto attingere anche alla riserva straordinaria, facendosi consegnare ulteriori 2,313 milioni di euro per un totale di 19,997 milioni di euro. E già con quelle due holding Berlusconi si è messo in tasca circa 34,5 milioni di euro. In un caso e nell’altro dunque l’azionista principale del gruppo Fininvest ha preteso dalle sue società un versamento superiore del 14,2% rispetto a quello incassato l’anno precedente. È praticamente certo anche se al momento non sono visibili i relativi documenti contabili che identica richiesta sia stata fatta alle due altre holding di controllo, la prima e la terza. Con quell’aumento quindi l’incasso finale supererebbe i 60 milioni di euro, riportando il Cavaliere ad antiche cifre cui era stato abituato. Non proprio agli anni d’oro della sua ultima avventura a palazzo Chigi (nel 2009 si era fatto staccare un assegno da 159,3 milioni di euro, nel 2010 di 135,8 milioni e nel 2011 di 127,5 milioni), ma nemmeno così in basso come nell’epoca del patto del fagiolino (nel 2012 13,4 milioni di euro, nel 2013 nemmeno un centesimo, nel 2014 3,5 milioni di euro). Però continuando ad attingere alle riserve storiche delle sue società, il patrimonio comincia a diminuire in modo sensibile, anche se la benzina residua di poco sotto i 300 milioni di euro farebbe gola a molti altri imprenditori italiani...