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 2016  febbraio 16 Martedì calendario

Salman vs Infantino. Interviste a confronto a dieci giorni dalle elezioni per la presienza della Fifa

Salman: «La Fifa non è corrotta Ma per rinnovarla conto anche sull’Italia»Sceicco Salman, partiamo dallo scandalo, motivo dell’elezione. Si è fatto un’idea di come si è potuto sviluppare un sistema di corruzione così vasto?
«Facciamo chiarezza. La Fifa è un’associazione con 209 membri riuniti in 6 Confederazioni. Le Confederazioni hanno un ruolo organizzativo, non operativo, tutti rendono conto all’esecutivo della Fifa che opera a Zurigo secondo la legge svizzera. Guardando questo quadro non accetto la sintesi Fifa uguale corruzione, significherebbe che ogni associazione legata al calcio è mal gestita e non è così».
Hanno arrestato dei membri Fifa però.
«Se 10 membri del parlamento italiano fossero corrotti, se 20 aziende di Confindustria fossero corrotte non significherebbe che l’intero sistema Italia è compromesso. È impressionante vedere quanta gente senza un’idea di come funzioni la Fifa si permetta di dare sentenze».
Sì, ma l’indagine non fa che allargarsi.
«Dove ci sono molti soldi ci sarà sempre gente avida che prova a truffare, questo è il motivo per cui io voglio dividere la governance del pallone dalla gestione dei soldi. È necessario avere due organi distinti».
Crede che l’Europa tema di perdere potere se lei venisse eletto?
«Queste elezioni non possono riguardare la predominanza dell’Europa o di qualsiasi altra zona. Bisogna pensare al futuro, a rafforzare e ristrutturare un’organizzazione la cui reputazione è stata compromessa da un’immagine completamente distorta».
Perché l’Italia, che appoggia Infantino, dovrebbe invece scegliere lei?
«Sarei orgoglioso di avere il voto del vostro Paese. L’Italia è un colosso nel mondo del calcio, sia a livello di club che di nazionale, può aiutare molte nazioni emergenti a elaborare la propria via. Io inviterei i leader del pallone italiano ad avere un ruolo nei nostri progetti di sviluppo».
Ci sono cinque candidati ma la sfida sembra essere tra lei e Gianni Infantino. Si aspetta il ritiro di qualcuno?
«Credo che almeno quattro di noi proveranno a vincere fino alla fine e mi aspetto una battaglia sempre più intensa, soprattutto negli ultimi giorni».
Crede che le Confederazioni voteranno in blocco o ogni federazione deciderà in proprio?
«Credo in voti individuali. Ognuno deciderà a chi dare fiducia: a un uomo presidente di una Confederazione che rappresenta i 2/3 della popolazione mondiale e ha dimostrato la sua abilità a cambiare le cose o a qualcun altro».
Molte organizzazione umanitarie le imputano un coinvolgimento nelle repressioni del 2011 in Bahrein.
«Sono solo mosse politiche e non si basano su nessuna prova concreta».
Non sapeva davvero nulla di quel rastrellamento?
«Hanno cercato di coinvolgermi solo perché sono membro della famiglia reale ma non c’è alcun legame tra me e certe denunce».
È consapevole del fatto che certe Ong fanno pressione sugli sponsor perché pretendano un presidente di un Paese senza problemi con i diritti umani?
«So che nessuno sponsor ha contattato me».
Cosa pensa degli 8 anni di squalifica a Blatter e Platini?
«Bisogna aspettare l’ultimo grado di giudizio».
Se Platini fosse rimasto in corsa lei si sarebbe candidato?
«Lo avevo pubblicamente sostenuto all’inizio. Quando lui è uscito dalla corsa il mio esecutivo e gli amici del mondo del calcio mi hanno chiesto di candidarmi».
Ha mai parlato con Platini durante la campagna?
«No».
Se diventasse presidente porterebbe la Coppa del Mondo in Qatar anche con la loro attuale legge sul lavoro?
«Io dico che è ora di andare avanti su questo fronte. Discuterei con loro i problemi per cercare di organizzare Mondiali eccezionali».
Crede che il voto per Russia 2018 e Qatar 2022 sia stato corretto?
«La questione è stata investigata e setacciata per cinque anni e nessuno ha stabilito nessuna truffa legata specificamente a quel voto».
È vero che vorrebbe coinvolgere Richard Scudamore, capo della Premier League e Alex Ferguson nella sua gestione?
«Non esattamente. Richard guida il campionato più grande del mondo e non lascerebbe certo il suo lavoro. Nè glielo chiederei. Se si parla del privilegio di avere i suoi consigli questo è un altro fatto. Per quanto riguarda Ferguson, in pochi possono vantare la sua conoscenza della materia e, sì, lo inviterei regolarmente a offrire le sue opinioni. Sarebbe da folli non farlo». 

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@font-face { font-family: “Times”; }@font-face { font-family: “MS 明朝”; }@font-face { font-family: “Cambria Math”; }@font-face { font-family: “Cambria”; }@font-face { font-family: “TimesNewRomanPS”; }@font-face { font-family: “TimesNewRomanPS-Italic”; }p.MsoNormal, li.MsoNormal, div.MsoNormal { margin: 0cm 0cm 0.0001pt; font-size: 18pt; font-family: Times; }.MsoChpDefault { font-size: 18pt; font-family: Times; }div.WordSection1 { page: WordSection1; } Gianni Infantino: «Macché gigantismo I Mondiali a 40 squadre farebbero bene a tutti» 
Gianni Infantino, si è fatto un’idea di come si è potuto sviluppare un sistema di corruzione così vasto?
«La Fifa sta attraversando un periodo molto difficile, dobbiamo ammetterlo apertamente. Ma anche se le ultime vicende hanno danneggiato la reputazione, riportando il calcio al centro del lavoro si può restaurare l’immagine di un’organizzazione in difficoltà».
Come si fa?
«Con le riforme già in corso e quelle del mio programma che comprende stipendi in chiaro, un uso della tecnologia più ampio e consapevole, l’istituzione di un ufficio lamentele che si faccia carico di ogni segnalazione. Non dimentichiamo però quello che funziona, come i progetti legati allo sviluppo di molti Paesi e gli incassi, cresciuti notevolmente grazie ai Mondiali».
Eppure la Fifa ha perso la faccia.
«Il fatto è che questo progresso si è perso nella nebbia dei problemi che hanno sommerso la Fifa negli ultimi due anni. Immaginate cosa si potrebbe realizzare se ci si concentrasse davvero sul bene del calcio».
Il livello di fiducia ora è sotto lo zero. Il nuovo presidente può essere un garante?
«Il mio manifesto si basa su tre punti chiave. Riforme e governo virtuoso, democrazia e partecipazione e sviluppo del calcio. Ricostruire la fiducia è un imperativo, per riuscirci serve imporre trasparenza nella gestione finanziaria».
Pensa che ci sia un accordo tra l’Africa e lo sceicco Salman?
«Ho viaggiato molto e incontrato tante associazioni in questi mesi e ho trovato sintonia sui miei progetti anche in Africa».
Quindi non pensa che le Confederazioni voteranno in blocco.
«Posso solo raccontare ciò che vedo e le attenzioni ricevute mi danno fiducia».
Spesso si sente parlare di Europa troppo potente dentro la Fifa. Lei che da anni è segretario Uefa come risponde?
«Non sono il candidato dell’Europa e se sarò eletto sceglierò un segretario generale non europeo. I ruoli chiavi saranno distribuiti per competenza, non per territorialità».
Il suo rapporto con Platini è cambiato da quando lei si è candidato?
«Michel è sospeso dal mondo del calcio ma questo non gli vieta di parlare con le persone che ne fanno parte».
Quindi discute con lui la sua campagna?
«Parlo con lui di tantissime questioni. Abbiamo mantenuto un ottimo rapporto».
Cosa pensa della sua squalifica?
«Spero possa avere un processo giusto che gli dia la possibilità di riabilitare il suo nome. Ora però sono concentrato sulla mia campagna».
Se diventasse presidente come gestirebbe i problemi sui diritti umani legati al Qatar, sede dei Mondiali 2022?
«Sono convinto che serva un approccio capace di coinvolgere non di giudicare. Non si può risolvere i problemi con imposizioni dall’alto, bisogna discutere e collaborare per arrivare a dei cambiamenti reali ed efficaci. Ci sono ambiti dove non è la Fifa ad avere il comando, è una realtà. Quello che possiamo fare è creare un tavolo di dibattito. Esporre le problematiche, ragionare sulle soluzioni».
Crede che il voto per Russia 2018 e Qatar 2022 sia stato corretto?
«Non ho partecipato a quelle assegnazioni, ignoro i dettagli. Non ci sono prove che i due comitati abbiano infranto le regole e non è nel mio stile alimentare le speculazioni».
Lei vuole un Mondiale con 40 squadre, non sono troppe?
«No, una Coppa del Mondo allargata permetterebbe a più associazioni di investire in nuove risorse. Si alzerebbe il livello collettivo».
C’è chi lo chiama gigantismo.
«Non sono d’accordo, ci sarebbe più entusiasmo nella fase di qualificazione e vale la pena di ricordare che quelle 40 squadre rappresenterebbero solo il 19 per cento delle associazioni affiliate alla Fifa mentre se si parla dei tornei continentali, lì si raggiunge già una quota di partecipazione tra il 30 e il 100 per cento. Si tratterebbe solo di equilibrio».
Fino a qui l’idea non sembra convincere. Soprattutto in Europa sono molto scettici.
«Il progetto è solido e sono pronto a motivarlo davanti alla comunità del calcio».
Crede che Blatter si presenterà davvero alle elezioni come ha annunciato?
«È una questione prima legale e poi personale. Preferisco non commentarla».
Quando ha presentato il suo programma si è fatto accompagnare dalle star del calcio. Mossa pubblicitaria?
«No, fa parte del mio programma aumentare il coinvolgimento delle celebrità, creare delle iniziative per sfruttare il loro nome e la loro esperienza. Il Fifa Legend Team non è un’etichetta, è importante.