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 2016  febbraio 16 Martedì calendario

Gli Eagles of Death Metal tornano a Parigi. Saliranno sul palco per finire quel concerto

“Ci hanno confermato che verrà l’esercito per proteggerci». «Se avete ancora schegge di proiettili nel corpo, pensate a portare un certificato medico per non rischiare di essere fermati dai metal detector». «Chi ha problemi di mobilità o è in sedia a rotelle avrà un apposito ingresso». Non sarà un concerto qualsiasi. Si capisce scorrendo gli ultimi messaggi sul gruppo Facebook “Life for Paris” tra quelli che fino a tre mesi fa erano solo fan di una band di rock alternativo californiano. Ora sono tutti reduci, con cicatrici visibili e nascoste come chiunque si sia trovato in mezzo a una guerra. Si scambiano dubbi, paure e speranze su un forum in cui ognuno cerca il lento ritorno alla normalità. «Stasera vorrei chiudere il cerchio» ci racconta Amaury Baudoin in un café di Bastille. Anche lui il 13 novembre era al Bataclan con la fidanzata Isobel Bowedry che si è salvata fingendosi morta, tra i terroristi che ridevano e continuavano a sparare. «Ci abbiamo pensato a lungo. Alla fine abbiamo deciso di andare».
L’appuntamento è oggi all’Olympia per “Nos Amis Tour”. La tournée degli Eagles of Death Metal ricomincia da dove si era fermata, novanta morti dopo.
Il gruppo americano salirà sul palco per “finire” quel concerto. Qualcuno pensa che sia troppo presto, gli psicologi hanno spiegato che la musica può riaccendere le emozioni, il trauma. Per altri è una tappa necessaria. «È l’unica cosa che posso fare per stare meglio» ha spiegato Jesse Hugues, il cantante della band tornato a esibirsi con gli U2 qualche settimana dopo gli attentati. «Non è molto – continua, trattenendo le lacrime – ma lo dovevamo ai francesi che hanno mostrato una forza incredibile».
La scaletta prevedeva di iniziare con la canzona interrotta, “Kiss The Devil”, ma probabilmente il brano simbolo del massacro arriverà dopo, se ci sarà. Niente è certo, a cominciare dalla partecipazione. Il concerto è sold out e i biglietti del concerto sono stati offerti gratuitamente a oltre mille persone scampate dal Bataclan. Ma alcuni feriti gravi affrontano ancora i postumi di amputazioni, terapie forti e non potranno venire. Altri decideranno all’ultimo come Antoine Leiris, che ha perso la moglie nell’attentato. «Non avrete il mio odio» aveva promesso su Facebook il vedovo, rimasto solo con un neonato di pochi mesi. Il suo messaggio aveva commosso il mondo. «Molti amici mi sconsigliano» aggiunge Leiris, giornalista specializzato nell’arte che ha appena finito un libro sulla sua esperienza.
Anche Isobel sta scrivendo. «È un modo di liberarmi delle cose che ho visto» confessa la ragazza sudafricana, che prima sognava di fare l’avvocato e ora non sa più. Amaury, studente in recitazione, ha scelto invece le immagini per esorcizzare. A gennaio ha pubblicato un video su YouTube intorno al viaggio che ha fatto dopo gli attentati a Città del Capo, dai genitori di Isobel. Un filmato immerso nella natura, citando “Tistou et les pouces verts”, una favola per bambini. Amaury e Isobel saranno all’Olympia accompagnati da tre amici. «Per loro abbiamo dovuto pagare i biglietti» dice l’attore in polemica con l’organizzazione. L’associazione delle vittime avrebbe voluto un concerto a porte chiuse e invece ci saranno i curiosi, le persone attratte solo dallo show che tenta di andare avanti.
L’Olympia sarà blindato. I sopravvissuti potranno entrare tre ore prima per prendere confidenza con la sala e darsi coraggio. Anche dopo lo spettacolo è previsto un momento di raccoglimento, per “evacuare” le emozioni con psicologi chiamati per l’occasione. Un gigantesco abbraccio tra superstiti, artisti e pubblico. Molti non hanno mai più messo piede a un concerto, soffrono di agorafobia, crisi di panico. «Ognuno reagisce a modo suo, io non dormo, faccio incubi ricorrenti» spiega Arthur, di mestiere architetto e improvvisato ufficio stampa di “Life for Paris”. L’associazione ha più di cinquecento iscritti. In questi tre mesi sono stati organizzati diversi incontri terapeutici. «Tra di noi possiamo confessare tutto, senza paura di essere giudicati» racconta la presidente Maureen Roussel. È una strana tribù che ha sviluppato codici propri, esprimendo quella parte di umanità che è stata uccisa e annientata nel Bataclan. Proprio ieri alcuni dei sopravvissuti hanno testimoniato davanti alla commissione d’inchiesta parlamentare. Tutti chiedono verità al governo sulla mancata prevenzione degli attentati. «I Love You all the Time» s’intitola una delle canzoni degli Eagles of Death Metal. Sarebbe troppo bello se bastasse una canzone per scacciare gli incubi.