Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  febbraio 16 Martedì calendario

Taxisti, consulenti, rompiscatole condominiali, commessi, cloni di Di Majo, prime della classe, eccentrici vari. Ecco i candidati alle primarie del M5s (che poi non sono così male)

«Ciaaao a tutti!». Nella sua veste di presentatrice, l’onorevole Roberta Lombardi è imbellita, dimagrita e i tele-coach del M5S le hanno insegnato fin troppo bene a muovere a ritmo le mani, ma anche le braccia.
Però guai fermarsi a lei. Perché i 200 e più video dei candidati cinquestelle a Roma, da ieri finalmente pubblicati sul blog di Beppe Grillo, sono in realtà uno straordinario esperimento sociale, politico, culturale, tecnologico, comunicativo e, per forza di cose e di visioni, necessariamente spettacolare.
Chi si aspettava una specie di gara neuro-televisiva, un campionario di artifici e manipolazioni, può tranquillamente ricredersi. Nel loro insieme i microfilmati trasmettono – ed era tempo che in politica non si avvertiva – un’aria di decisa autenticità. Volti, posture, linguaggi e frammenti di autobiografie esprimono ciò che nel bene e nel male, comunque nella sua complessa spontaneità, sembrava irrimediabilmente perduto: il «popolo», quello di cui tutti i politici si riempiono la bocca; o, se non proprio il «popolo», almeno qualcosa che gli assomiglia.
Taxisti, consulenti web, rompiscatole condominiali, commessi di supermercato, vecchiette combattive, cloni di Di Majo, prime della classe, nevrotici, ragazzi dell’Erasmus, naturopati, informatici, psicologi, carabinieri in pensione, uomini e donne di buona volontà, artisti delusi, professoresse supplenti, eccentrici vari – a Roma detti «soggetti», ma pure, nel caso, «soggettoni». Comunque quanto di più lontano – qui ci vuole – dalla Casta.
Due minuti e rotti il tempo previsto, telecamera ferma, candidati in piedi, stesso fondale grigio e lieve musica da ascensore in sottofondo (arpeggio ed eco di percussione) per tutti.
Per quanto il MoVimento abbia in sè molto di una setta, pure abbastanza carnivora; e benhé fra i candidati in tele-vetrinanon manchino né i fanatici, né né gli opportunisti che a queste elezioni sperano di fare il colpo grosso, beh, per una volta l’impressione è quella di gente «vera», di cittadini «normali» come si incontrano ai giardinetti, dal parrucchiere, alla partita di calcetto e sugli autobus.
Si tratta ovviamente di una semplice percezione ricavata in un paio d’ore o poco più. Indagine random, oltretutto, sia pure così intensa da rasentare lo stato onirico. Vero è anche che i video facevano l’effetto delle ciliegie, uno tirava l’altro, ma almeno a caldo il giudizio è che si tratta di un’iniziativa, un’esperienza, un tentativo di sicura novità e di un certo interesse.
Alcuni degli auto-candidati chiaramente ignorano la grammatica televisiva. Chi sbaglia i vestiti, chi guarda di sbiego e un po’ torvo, chi fa le mossette e le smorfiette, chi ha la voce rotta dall’emozione, qualcuno si gratta. Però, diamine, per una volta anche nelle parole è parso di cogliere – ben oltre la retorica della «società civile» – qualche bagliore di verità, oltre che di varietà.
Frammenti di auto-presentazioni. «Sono un padre di famiglia», «sono dei Pesci», «mi sposto in bici o con i mezzi pubblici», «trent’anni fa avevo quarant’anni», «non mi dilungherò sulle mie specializzazioni», «la sofferenza che ci invade», «ho un bellissima compagna», «sono una ragazza madre», «da sempre ho avuto una profonda passione nell’aiutare gli altri», «vivo con cinque cani e due gatti», «parlo sei lingue»... Dopo tutto – ed è giusto così – si tratta pur sempre di buscare voti.
Alcuni sono buffi, ci mancherebbe. Clicchi e trovi il sosia di Checco Zalone, oppure l’«attriciue» matura con il birignao, o quello che per colpire si definisce «arrogante e boccalone»; così come la danza elettorale di Carlo Chiariglione (un militare, l’unico a potersi esibire davanti a un quadro di Garibaldi perché la moglie ha partorito fuori Roma e lui l’ha raggiunta) è certo destinata diventare un cult.
Ma molti di loro sembrano decisamente meglio delle ormai ubique star del M5S; usano un linguaggio piuttosto concreto, molto più sorvegliato di quel che ci si poteva aspettare, e nel poco tempo a disposizione dicono cose di assoluto buonsenso.
Parlano di alberi, ecomostri, volontariato, cinema che chiudono, antenne inquinanti, cartelloni pubblicitari, disabilità. Iniziative invisibili perché ignorate dai media. Quanto resta della politica sul territorio.