La Stampa, 14 febbraio 2016
I cent’anni della merlettaia che cucì le culle dei Savoia
Dai colori di quelle case gialle, rosse, blu e verdi, che i barcaioli hanno dipinto nei secoli per distinguerle anche in mezzo alla nebbia, lei non si è quasi mai allontanata. I suoi occhi, però, sono quasi sempre posati sul bianco perla dei merletti che hanno reso l’isola celebre in tutto il mondo.
Oggi, giorno del suo centesimo compleanno, sarà sempre lì, china sulla stoffa, nel suo angolo del Museo del Merletto di Burano. Come faceva da bambina. Senza occhiali, perché ci vede ancora benissimo.
Nel giorno di San Valentino, Emma Vidal – la maestra merlettaia più anziana di Venezia – festeggia cent’anni, e a celebrare il compleanno di quella che è una vera e propria istituzione veneziana oggi ci saranno tutti gli abitanti dell’isola, le autorità, i turisti. Lei, un po’ schiva eppure ancora battagliera, ripeterà quello che dice sempre ai visitatori del museo: «Questa arte sta morendo. Le ragazze dell’isola sono laureate, ma il merletto non lo sanno fare».
Arte antica
Vero, perché anche le sue «allieve», se così si possono chiamare, sono signore che hanno superato da tempo l’età degli studi. Lei, Emma, non ci sta a diventare solo un’attrazione da museo. Vorrebbe che l’antica arte del merletto (per lei non è un «lavoro» né una «tradizione») tornasse ai fasti del secolo scorso, quando per le ragazze di Burano era una delle più interessanti fonti di reddito. Un altro mondo, un’altra Venezia. In Piazza Baldassarre Galuppi a Burano non c’era il museo che c’è oggi, ma una scuola affollatissima: la succursale della «Scuola Merletti di Burano, sotto l’Alto Patronato di Sua Maestà la Regina Margherita». «A quei tempi a Burano c’era una situazione di grande povertà» racconta oggi Emma «e allora questa scuola era diventata il centro della vita delle ragazze. Questi spazi, dove oggi c’è il museo, erano sempre pieni. Io stavo al mio posto e lavoravo, creavo, imparavo tutto da sola. Mi mettevo seduta e facevo la rete». Negli anni è diventata una professionista. Con altre merlettaie ha realizzato la culla di Maria Pia di Savoia, nel tempo si è specializzata nel Ghipur, il Punto Burano: «È il punto più difficile, quando un merletto è in Punto Burano è prezioso e acquista più valore». Oggi di merletto non si vive (un centro ricamato a mano si vende anche a 500 euro, ma il mercato è di nicchia, e gli ordini non arrivano mai numerosi), e infatti la scuola è diventata il museo di un mondo che non c’è quasi più. La maestra merlettaia di Burano vive con 600 euro al mese di pensione. L’isola conta 2.700 abitanti, ma i ragazzi fanno le valigie presto, studiano e lavorano sulla terraferma quando non emigrano all’estero. «Non è un lavoro facile» ha ricordato ancora Emma «ci vuole una personalità adatta, fatta di silenzi, pazienza, grande dedizione. E nessun interesse, perché ormai non si prendono più soldi a fare questo mestiere. È un’arte, ma sta scomparendo».
Per regalo una vecchia foto
Lei, che non è sposata e non ha figli, al merletto ha dedicato tutta la vita. Quando non è casa, è al museo, distante il tempo di una passeggiata. «Tra “la Emma” e questo luogo c’è un legame particolare, questa è la sua casa» racconta Chiara Squarcina, responsabile del Museo del Merletto e amica di Emma. «Era la sua scuola quando era più giovane, oggi viene qui quando se la sente o quando ha voglia. È una persona eccezionale con due grandi amori: Dio e il merletto, è a loro che ha consacrato la sua vita. Abbiamo alcune maestre merlettaie che si turnano e vengono in museo per fare qualche dimostrazione, lei è l’unica che lavora ancora oggi senza occhiali, e chiunque sia dell’ambiente sa quanto questo sia un caso eccezionale. Per noi, e per tutti i Musei Civici di Venezia, è un grande privilegio averla qui, e un onore festeggiarla. Noi, come lei, non vogliamo che questa arte sia dimenticata». Oggi a Burano la festa inizia alle 10, e prevede brindisi, proiezioni, spettacoli teatrali. Come ogni compleanno che si rispetti, c’è anche il regalo: «Una foto in cui lei era studentessa alla Scuola Merletti. Emma si ricordava di questa foto, ma non ce l’aveva più, e se ne dispiaceva. L’abbiamo ritrovata nei nostri archivi e oggi gliela riconsegniamo». Sono passati novant’anni da quando mise piede per la prima volta nella scuola. Da allora, si è allontanata dalla sua isola solo per pochi giorni, come testimonial di quel mestiere e del suo fascino. Venezia e la Regione Veneto stanno lavorando perché il merletto diventi un «bene intangibile» riconosciuto dall’Unesco. Sarebbe un altro regalo per Emma, che il «suo» museo ha celebrato con una vecchia canzone veneziana. Dove si dice che «il Punto Venezia xe come i so ponti, ma il Punto Burano xe el più beo de tutti».