Il Sole 24 Ore, 14 febbraio 2016
Quei sette minuti di terrore che ci separano da Marte
Anche l’Europa, nell’ottobre di quest’anno, avrà i suoi 7 minuti di terrore, come gli americani lo ebbero nell’agosto 2012, ma possiamo stare tranquilli: nessun problema o pericolo, anzi. Alle 14:42:11 del 19 ottobre 2016 il modulo spaziale del programma Exomars chiamato Schiaparelli – in onore del grande astronomo italiano di fine ’800 che dai tetti di Brera a Milano disegnò la prima carta precisa dei “canali” marziani – inizierà la discesa verso il suolo del Pianeta rosso. L’arrivo su Marte è previsto 6 minuti e 10 secondi dopo e, se tutto andrà al meglio, gli strumenti inizieranno da 2 a 8 giornidi misure fondamentali per le prossime missioni marziane, in particolare per la seconda fase di Exomars che partirà con tutta probabilità nel 2018.
Schiaparelli è piccolino, è una piattaforma di 1,65 metri del peso di 600 chili racchiusa in una sorta di scatola che la protegge da calore, vibrazioni e atmosfera marziana durante la discesa. Fino a Marte viaggia sulla sommità di un satellite, Tgo, assai più corposo: 3,5 metri di lunghezza e 17 metri di pannelli solari che forniscono 2 kilowatt. Tgo con Schiaparelli formano assieme l’ambiziosa missione europea Exomars 2016, fortemente voluta dall’Italia, che ne sostiene il 33% del costo di oltre 600 milioni di euro. Approfittando di una particolare vicinanza fra Marte e la Terra la missione parte il 14 marzo prossimo, fra un mese, dalla base spaziale russa di Baikonour, grazie a un razzo vettore Proton, potente lanciatore russo.
Exomars 2016 ha due scopi fondamentali, uno scientifico, studiare l’atmosfera marziana e la presenza di metano che potrebbe essere di origine biologica, e poi acquisire una tecnologia fondamentale che non abbiamo: come far atterrare su Marte un mezzo spaziale. Nel 2018 infatti, con la seconda parte della missione Exomars e un altro volo completamente diverso, ci faremo arrivare un rover molto sofisticato, delle dimensioni di un Suv terrestre, per farsi un’idea. Arrivati su Marte Exomars 2016 lascerà Schiaparelli che entrerà nei famosi 7 minuti di assenza completa di controllo da Terra.
«Tutto è demandato al software e al sistema radar che darà in tempo reale al computer di bordo la posizione per effettuare eventuali manovre di correzione» ci dice Walter Cugno, Direttore Programmi di Esplorazione e Scienza Thales Alenia Space con sede a Torino, lì infatti è stato in parte costruito Exomars 2016 e comunque assemblato il tutto sotto la responsabilità italiana. Effettivamente la discesa di Schiaparelli su Marte non è uno scherzo, viene rilasciato a 400 chilometri dal suolo ed entra nell’atmosfera rarefatta a una velocità di oltre 10.000 chilometri all’ora e deve rallentare fino a quella di un’automobile che parcheggia. Lo fa sfruttando prima la resistenza dell’aria e poi grazie a un paracadute supersonico di 12 metri di diametro che si apre quando il piccolo mezzo sarà a mach 1,95, circa 2.000 chilometri ora. Anche i nove piccoli retrorazzi, gestiti dal software di intelligenza artificiale, rallentano e soprattutto mantengono nella giusta posizione Schiaparelli, che sta arrivando nell’area prescelta su Marte. Nel frattempo, a 1.400 metri, la piattaforma è rimasta “nuda”, dato che la protezione non gli serve più e può continuare a decelerare fino a quando arriva a 2 metri dal suolo. Lì i motori sono spenti e il tutto letteralmente cade al suolo sfondando l’apposita struttura che funge da paraurti, se parliamo in termini automobilistici. L’arrivo avviene, volontariamente, nel peggior momento possibile della stagione delle tempeste di sabbia, dato che gli esperimenti a bordo devono studiare proprio i pericoli di questo fenomeno stagionale, che consistono per esempio nel fatto che, come capita nelle eruzioni vulcaniche sulla Terra, si scatenano campi elettrici e fulmini. L’atmosfera a terra è studiata da un pacchetto di strumenti in cui gli italiani sono i leader, ingegneri dell’Università di Padova e astrofisici di Napoli, non solo nel disegno ma anche nella realizzazione e integrazione. Per due giorni, ma forse anche fino a 8, tutti gli strumenti di Schiaparelli lavoreranno a pieno ritmo per capire tutto dell’atmosfera marziana al suolo, mentre un altro strumento, Amelia, sempre italiano e di responsabilità del Cisas padovano, acquisirà dati durante la discesa. Tutto questo dovrebbe darci una stima del rischio che possono incontrare le missioni su Marte, sia per l’elettronica che per eventuali umani in futuro.
Il satellite principale, Tgo, è nel frattempo rimasto in orbita, e lì starà per anni, facendo da ponte radio con la Terra e soprattutto studiando l’atmosfera marziana da un’orbita piuttosto bassa, 400 chilometri. Sarà la presenza di acqua sotto il suolo marziano e il misterioso ciclo del metano su quel pianeta l’obiettivo principale delle ricerche di Tgo dalla sua orbita, grazie a due strumenti europei e due russi, nostri partner in Exomars. Il tutto sta andando avanti con un lavoro febbrile ma sereno, i 50 di Thales a Baikonur hanno lavorato senza sosta da dicembre, anche durante i due Natali, quello cattolico e quello ortodosso.
Uscendo dal suo understatement tipicamente torinese, Cugno, l’uomo che porterà l’Europa su Marte, ci fa capire che la missione si spera dia ai giovani un messaggio preciso in questi momenti non facili: nello spazio siamo al top, a Torino è passato non solo Exomars, ma oltre il 50% dei “pezzi” della Stazione spaziale internazionale in cui gli astronauti possono galleggiare. Quando ci vuole, un po’ di orgoglio italiano è bene averlo.