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 2016  febbraio 15 Lunedì calendario

Maria Concetta Riina che vende caffè nella city

L’ultima arrivata è Maria Concetta Riina. La figlia del Capo dei Capi di Cosa Nostra il 23 luglio del 2015 ha fondato a Londra come ‘Company director’ e unica socia una limited company che non nasconde le sue origini. La società si chiama Corleone Caffè Trading Ltd e ha sede al civico 29 di Harley Street.
Venti anni fa, con la complicità di un avvocato, anche i fratelli Graviano, dal carcere, erano entrati nel business della commercializzazione del caffé con la Iti Zuc di Palermo, poi sequestrata per mafia nel 2006 e dal 2012 ripartita come simbolo della legalità a Palermo.
L’iniziativa della giovane Riina però non ha nulla che vedere con le storie dei complici di stragi e delitti di suo padre, tutti all’isolamento del 41 bis da quando era poco più che una ragazzina. Il Fatto ha provato a contattare la figlia di Totò Riina, senza successo, tramite l’avvocato del padre, Luca Cianferoni. Maria Concetta Riina, 41 anni, è tornata con la famiglia a Corleone il giorno dopo l’arresto del padre (recluso al 41 bis e poi condannato a 16 ergastoli) nel gennaio 1993. Ha tre fratelli: Giovanni Francesco, quasi quarantenne e condannato all’ergastolo per omicidio; Giuseppe Salvatore, 38 anni, che ha scontato una condanna a 8 anni per mafia e ora è libero e Lucia, 35 anni, sposata da poco.
Maria Concetta nel 2009 si lamentava in un’intervista a Repubblica di non riuscire a lavorare in Sicilia (“Mi ero iscritta a una cooperativa e poi a un certo punto mi è stato detto che dovevo uscire altrimenti l’avrebbero chiusa”) né in Nord Italia (“ho fatto un corso a Milano ma il direttore mi disse che avrei dovuto operare sotto un altro nome. Me ne andai”) e da qualche anno abita a San Pancrazio Salentino, in provincia di Brindisi. Il marito Antonino Ciavarello, 42 anni, dopo avere chiuso la rivendita di trattori a Corleone, ha creato due aziende, la Rigenertek Srl di San Pancrazio e la AC Service Srl di Lecce. La coppia aveva tentato già la strada di Londra, con scarso successo nel 2007 creando la T&T corporation Ltd. Antonino Ciavarello fu rinviato a giudizio nel 2011 perché la società forniva un servizio di divorzi ‘lampo’ al costo di 7500 euro esercitando, secondo il pm, abusivamente la professione forense. Comunque Maria Concetta, che pure nel 2008 era stata segretaria della società, era estranea all’inchiesta.