Il Sole 24 Ore, 13 febbraio 2016
Dal 27 marzo The Independent non uscirà più su carta (rimane sul web)
La data del funerale è già fissata e coincide con quella della resurrezione. The Independent, testata britannica nata esattamente trent’anni fa dal genio di Andreas Whittam Smith ideatore e primo, storico direttore andrà in edicola per l’ultima volta il 26 marzo. Pochi giorni prima – il 20 marzo- cesserà le pubblicazioni l’edizione domenicale, l’Independent on Sunday. Su carta, naturalmente, perché a cavare dalla fossa una gloria editoriale ci penserà il web: Independent è il primo giornale britannico ad abbandonare la carta per trasformarsi solo in edizione digitale.
La notizia dovrebbe attenuare il senso di perdita, ma la consapevolezza della modernizzazione non basta ad asciugare le lacrime, non tutte virtuali, che la notizia diffusa dall’editore Evgeny Lebedev ha provocato. Indy è stato un esempio di giornalismo d’avanguardia nel paludato scenario della stampa inglese d’epoca thatcheriana. Non solo per l’approccio liberal alle cose della vita, ma per la grafica innovativa, per il giornalismo d’inchiesta e di reportage. Ha scosso tutta l’editoria di Sua Maestà spingendo Guardian e Times a innovarsi. Alcuni con successo, altri meno.
La forza dell’Independent s’era esaurita da un pezzo e quando Evgeny Lebedev figlio di Alexander, ex sodale di Vladimir Putin nel Kgb, lo comprò nel 2010 lo pagò...1 sterlina oltre all’impegno di farsi carico delle perdite che superavano i 22 milioni di sterline. Oggi il quotidiano ha contenuto l’emoraggia economica, ma sull’onda di 56mila copie vendute al giorno chiude ancora i conti in solido rosso: 4,6 milioni lo scorso anno, nonostante il sito web sia un riconosciuto successo. Un quadro insostenibile per il giovane Evgeny che ha dato un’accelerata alla storia annunciando la totale mutazione in digitale. «L’industria dei media sta cambiando – ha commentato l’editore – e il cambiamento è sollecitato dai lettori. Ci dicono che il futuro è solo digitale».
Parte dei 150 giornalisti sarà incentivato e licenziato, altri saranno trasferiti alla Johnson press che ha acquisito “I”, la versione low cost dell’Indy che s’èaffermata da qualche anno come grande successo editoriale. I più – pare – resteranno nel gruppo e potenzieranno la versione digitale che avrà sedi di corrispondenza in Usa Europa e Asia e un forte newsdesk. Indy 2.0 o qualcosa di simile, dunque. Il futuro avanza insieme con qualche istante di nostalgia.