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 2016  febbraio 13 Sabato calendario

I tedeschi sono troppo vecchi. Così il debito è un problema serio

Non solo Italia o Grecia, ora anche per la Germania scatta l’allarme debito pubblico. Sembrerà paradossale, visto lo stato delle finanze pubbliche tedesche, al momento impeccabili con un deficit nominale quest’anno allo 0,1% del Pil e il prossimo in pareggio, e un debito pubblico quest’anno al 69,2% del Pil e il prossimo al 66,8% (stando alle previsioni economiche d’inverno pubblicate una settimana fa dalla Commissione Europea). In realtà l’allarme non è per l’immediato, ma per il medio-lungo termine, contenuto nel rapporto sulla sostenibilità del debito del ministero delle Finanze di Berlino che esaminerà la prossima settimana il governo tedesco, ma le cui bozze sono state rivelate dalla stampa tedesca.
Il rapporto avverte che, «senza un intervento tempestivo» si rischia «un’evoluzione del debito non sostenibile». Tradotto in cifre: in Germania si potrebbe arrivare – secondo lo scenario peggiore – nel 2060 a un debito pubblico del 220% del Pil, in confronto al quale quello italiano di oltre il 130% sembra un’inezia. Nel caso migliore vi sarebbe comunque un notevole peggioramento e un forte discostamento dal tetto di Maastricht del debito pubblico al 60% del Pil. La ragione principale sta nell’evoluzione demografica del paese. Un’evoluzione, si legge nel sito stesso del ministero delle Finanze tedesco, che farà sì che, se nel 2010 per ogni 100 persone in età lavorativa (tra i 20 e i 65 anni) c’erano 34 in età pensionabile, nel 2060 questa quota schizzerà al 67% (naturalmente, se non vi saranno inversioni nella tendenza demografica, ad esempio con un netto aumento delle nascite). È la cosiddetta bomba pensioni che toglie il sonno al governo federale e soprattutto al ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, e che spiega anche la sua ossessione per il pareggio di bilancio. I tecnici del suo ministero hanno fatto calcoli precisi, che prevedono drastiche misure correttive, e non tra alcuni anni, ma immediatamente. A voler correggere in un colpo solo questa situazione, si dovrebbe aumentare l’avanzo primario (e cioè al netto degli interessi sul debito) dell’1,2% del Pil nel caso migliore, e del 3,8% in quello peggiore; come dire tra i 35 e i 110 miliardi di euro. Una somma gigantesca e assolutamente irrealistica. I tecnici lo sanno, e infatti affermano che per evitare questo colossale salasso, il governo dovrebbe prevedere di ’rateizzarlo’ per un quinquennio – dal 2016 al 2020 – con un taglio della spesa (o maggiori entrate) per 7 miliardi l’anno, nel caso migliore. Se si volesse considerare lo scenario peggiore, si arriverebbe a una cifra di 23 miliardi l’anno.
Un allarme che viene preso molto sul serio anche dagli esperti. Michael Hüther, capo dell’Istituto per l’Economia tedesca (Iw) – uno dei cinque istituti che redigono annualmente rapporti economici per il governo federale – ha avvertito che «non si tratta di puro catastrofismo». Hüther raccomanda di pensare a un ulteriore elevamento della pensione rispetto ai 67 anni appena decisi (pienamente a regime dal 2029).