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 2016  febbraio 13 Sabato calendario

Quattro chiacchiere con Giuseppe Guerini, il deputato più presente in Parlamento (preso in giro per questo)

Iprimi tempi, quando mi vedevano correre per i corridoi, i commessi mi guardavano sbalorditi. Ora si sono abituati”. Giuseppe Guerini, classe 1976, è uno stakanovista del Palazzo. Deputato del Pd alla prima legislatura, avvocato, originario di Calcinate (Bergamo), ha un indice di presenza alle votazioni in aula del 99,9 per cento. Come lui c’è solo Cinzia Fontana, altra deputata democrat. Guerini è rimasto sorpreso dalle parole di Giorgio Napolitano, che ha accusato i parlamentari di lavorare troppo poco.
Napolitano di sicuro non stava pensando a lei…
E vorrei ben vedere! Scherzi a parte, non condivido l’accusa. Non è vero che in Parlamento si lavora poco. Andrebbero però rivisti i regolamenti, organizzando meglio i compiti tra commissioni e aula. A volte si ripetono all’infinito le identiche discussioni…
Una gran perdita di tempo. E lei ne ha poco…
La vita del parlamentare, di quelli che lavorano, è sempre di corsa. Aerei, treni, commissioni, aula, lavoro con il gruppo, e poi incontri sul territorio.
Una vitaccia ben ricompensata.
Metto passione in quello che faccio. Mi piace fare politica e stare in Parlamento è come giocare in serie A: si possono realizzare cose che incidono realmente nella vita dei cittadini, si può contribuire a migliorare il Paese. Sono molto fiero di aver contribuito alla stesura della legge sullo ius soli.
Non tutti sono come lei: alcuni suoi colleghi non si vedono mai.
Mi dispiace molto per loro, si perdono una grande occasione. Agli assenteisti dico: non ve l’ha ordinato nessuno di fare politica, se lo fai come secondo o terzo lavoro. Allora meglio lasciare spazio ad altri, che magari si impegnerebbero di più. Io mi sono autosospeso dall’ordine degli avvocati.
Racconti delle corse per i corridoi…
È capitato che, per arrivare in tempo a una votazione, mi sono messo a correre. E succede pure di saltare qualche pranzo, con panini ingurgitati in fretta e furia alla buvette.
Lavorare tre giorni a settimana non le sembra poco, quasi un insulto agli italiani?
Ripeto: in Parlamento si lavora. Dal martedì al giovedì. A volte anche il lunedì, con la discussione generale, o il venerdì. E poi ci sono le commissioni.
Sì ma lunedì e venerdì non c’è nessuno, arrivate il martedì pomeriggio e andate via il giovedì sera.
È capitato anche a me. Ma le assicuro che, per il tempo che si sta a Roma, si lavora parecchio. E poi produrre per un parlamentare non vuole dire necessariamente stare in Aula. Quando stilano queste classifiche le ore in commissione non vengono conteggiate. E nemmeno il tempo che si passa nelle riunioni di gruppo.
A indice di produttività come sta messo?
Sono a metà classifica, ma quel dato non ha molto senso. I parlamentari dell’opposizione, per esempio, fanno molti più emendamenti di noi e sono favoriti.
Lei comunque c’è sempre.
Da inizio legislatura ho saltato solo una seduta in aula, per andare a un funerale di un amico. In commissione qualcuna di più.
I colleghi la prendono in giro?
Qualche battuta ogni tanto ci scappa. Come si faceva a scuola, con quelli troppi secchioni. Magari sono al bar a bermi un caffè e mi dicono: “Che fai, ti perdi questa votazione, sei pazzo?”.