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 2016  febbraio 13 Sabato calendario

Oltre a Salah c’era un dodicesimo uomo a Parigi. Lo dicono le tracce di Dna

Nella scia di domande che Salah Abdeslam ha lasciato dietro di sé fuggendo nella notte tra il 13 e il 14 novembre c’è una prima risposta e molti nuovi interrogativi. Il ricercato numero uno delle stragi di Parigi non aveva indossato la cintura esplosiva ritrovata dieci giorni dopo gli attentati a Montrouge, banlieue sud. Sul dispositivo che si pensava avesse abbandonato dopo aver rinunciato a morire da kamikaze non ci sono infatti tracce del suo Dna. Chi doveva morire con quella cintura esplosiva? Gli accertamenti della polizia scientifica, rivelati ieri, non forniscono la chiave del mistero ma portano invece verso quello che potrebbe essere l’artificiere del gruppo. Un uomo il cui Dna è rintracciato sul dispositivo di Montrouge, sulla cintura del fratello di Abdeslam e nell’appartamento belga di Schaerbeeck dove sono stati preparati gli attentati. Un uomo ancora senza identità ma che permette di riscrivere in parte la storia di quella notte.
LA GRANDE CACCIA
Sono tre mesi esatti che le polizie d’Europa danno inutilmente la caccia a Salah. «Non mi rivedrete più», disse il 26enne belga salutando il suo amico Ali Oulkadi che l’aveva riportato a Schaerbeek. Qualche ora prima era riuscito a tornare da Parigi a bordo dell’automobile di altri amici belgi, Mohamed Amri e Hamza Attou, passando indisturbato tre controlli di polizia. I due raccontano che Salah Abdeslam era molto agitato e “indossava una cintura esplosiva”. Nelle versioni successive, corrette dal loro avvocato, questo dettaglio scompare. Di certo Abdeslam aveva fretta di far perdere le sue tracce alla polizia, ma forse anche a chi l’aveva ingaggiato per portare a termine un piano mai finito.
L’OTTAVO KAMIKAZE
Nella rivendicazione diffusa dall’Is si parla di «otto fratelli muniti di cinture esplosive» e di «attacchi simultanei» allo Stade de France, al Bataclan, e in tre arrondissement di Parigi: il decimo, l’undicesimo e il diciottesimo. I fatti raccontano un’altra verità. Solo sette uomini si sono fatti esplodere e nessun attentato è avvenuto nel 18esimo arrondissement dove alle 21.58 del 13 novembre Salah Abdeslam abbandona la sua Clio. Mentre il “fratello” di Molenbeek, Abdelhamid Abbaoud, 28 anni, va a passeggiare davanti al Bataclan, Abdeslam scappa, si dirige verso sud, fino a Châtillon, dove all’alba viene prelevato in macchina.
GLI ALTRI “FANTASMI”
Secondo le notizie rivelate ieri
da BfmTv, il dispositivo ritrovato a Montrouge, vicino a Châtillon, contiene il Dna di un uomo che potrebbe essere l’artificiere del gruppo. Lo stesso Dna è rintracciato nel covo di Schaerbeeck e sulla cintura esplosiva di Brahim Abdeslam, il fratello di Salah che si è fatto esplodere al Comptoir Voltaire. Il nome ancora misterioso dell’artificiere potrebbe aumentare la lista dei ricercati per le stragi del 13 novembre.
Oppure corrispondere ad altri “fantasmi” su cui le polizie europee stanno lavorando. Il procuratore del Belgio ha diffuso a dicembre le fotografie di due individui «pericolosi e probabilmente armati» che viaggiavano insieme ad Abdeslam il 9 settembre alla frontiera tra Ungheria e Austria.
LA LISTA DEI FUGGITIVI
L’altro ricercato per le stragi del 13 novembre è Mohamed Abrini, belga marocchino di 30 anni, che ha fatto diversi sopralluoghi a Parigi con Abdeslam e presente nel convoglio partito dal Belgio verso la Francia la notte del 12 novembre. Il ruolo di Abrini negli attentati è ancora da chiarire: come Abdeslam, anche lui è scomparso da Parigi dopo gli attentati. Ma gli accertamenti sulla cintura esplosiva di Montrouge hanno evidenziato anche la presenza del Dna di Bilal Hadfi, uno dei kamikaze dello Stade de France, rilanciando un interrogativo.
Tre ore prima dell’attentato, la Clio di Abdeslam e il cellulare di Hadfi sono localizzati a Roissy, davanti al Terminal 2c. Cosa ci facevano? Preparavano un attacco all’aeroporto o andavano a cercare un complice?
LA MACABRA REGIA
Alle 21.42 del 13 novembre uno dei “fratelli” del commando manda l’sms “On est parti, on commence”, con un telefono Samsung ritrovato in un cestino fuori dal Bataclan. Il messaggio è inviato a un’utenza belga intestata a Salah Abdeslam che verrà disattiva subito dopo ed è localizzata vicino Bruxelles, nello stesso luogo dove è rintracciata un’altra utenza con cui Abbaoud scambia messaggi prima e dopo gli attacchi ai café. È la conferma, spiega una fonte investigativa francese, che le utenze sono servite al coordinamento degli attentati. E che «almeno un uomo» ha condotto in tempo reale la macabra regia dal Belgio.
FALSI AVVISTAMENTI
In questi tre mesi, Salah Abdeslam è stato prima definito come l’artificiere, poi come l’organizzatore, infine come il kamikaze riluttante delle stragi del 13 novembre. Secondo alcune fonti potrebbe essere tornato in Siria, mentre per molti investigatori è ancora un fantasma che si aggira in Europa.
L’ultimo falso avvistamento risale a qualche giorno fa, quando due testimoni hanno sostenuto di averlo riconosciuto su un treno belga, a Genk. Il quotidiano le Soir ha scritto che avrebbe preso contatti con l’avvocato di Bruxelles Sven Mary per trattare la sua resa. Ogni notizia che lo riguarda viene accolta dal silenzio della autorità.