la Repubblica, 13 febbraio 2016
Bertolaso ci ripensa e si candida a Roma
È un salto indietro di cinque anni, l’unica mossa possibile per evitare che il centrodestra salti davvero per aria. Berlusconi gioca la carta Guido Bertolaso e strappa il via libera di Salvini e della Meloni che minacciavano già il ricorso alle primarie (detestate dal Cavaliere).
Si incarica lo stesso leader di Fi di convincere l’ex capo della Protezione civile. Lo ringrazia, lo definisce come un tempo «l’uomo del fare». È il delfino degli ultimi 15 anni spedito a navigare nei mari burrascosi di tutte le emergenze, dall’Aquila a Napoli. Uomo di Gianni Letta, ma anche vice commissario al Giubileo del 2000 con Rutelli sindaco. Si ritroverà a sfidare Roberto Giachetti, altro vessillo dei “Rutelli boys”, allora capo di gabinetto del primo cittadino. «Uomo competente, ne conosco tutte le qualità» dice ora non a caso il candidato del centrosinistra.
«Solo tu puoi salvarci, risolvi la tua questione familiare ma non puoi abbandonarci», ha pregato Berlusconi chiamandolo a Londra. Tra i due c’è un magnetismo collaudato, un tempo neanche tanto lontano il Cavaliere voleva farne il coordinatore nazionale di Forza Italia. Per tentare di ricostruire il partito, come la sfortunata L’Aquila, dalle macerie. All’ex sottosegretario, il leader forzista ha promesso un suo impegno diretto (anche finanziario) in campagna elettorale, la possibilità di dar vita a una lista civica del “sindaco” e il pieno sostegno dei tre partiti. È bastato un rapido giro di telefonate nella serata di giovedì per convincere Meloni e Salvini ad accettare l’opzione da ultima spiaggia. Il capo del Carroccio avrebbe obiettato ancora una volta la perplessità legata alla tempistica dei processi a carico di Bertolaso. «Adesso basta – si è impuntato Berlusconi qui rischia di finire malissimo, prendo in mano io la situazione, dovete fidarvi». Di più, il leader forzista preannuncia che la campagna elettorale sarà occasione per rispolverare proprio la battaglia sulla giustizia. La Meloni accetta di buon grado l’indicazione, invece. La giornata di ieri è servita per mettere a punto la nota congiunta con cui i tre leader chiedono insieme al medico che per ora dovrà lasciare il volontariato in Africa «di voler guidare un’ampia coalizione di centrodestra aperta alla società civile». Con una postilla che stava a cuore alla Meloni, in chiave anti-Marchini: «La coalizione non potrebbe sostenere candidature che sono risultate divisive». E a stretto giro, da Londra, il comunicato con cui il neo candidato dice di accettare la sfida, anche «grazie al progressivo miglioramento delle condizioni di salute della mia adorata nipotina» (la settimana scorsa aveva dato forfait). Ora invece torna, «per amore di Roma, per la sua storia e per il rispetto che i romani meritano».
Ma i problemi a Roma non finiscono qui. Alfio Marchini, che era sostenuto da un pezzo di Fi importante (da Tajani a Giro a Gasparri), fa i complimenti a Bertolaso e gli lancia la sfida. Non si ritira neanche Francesco Storace, forte dei sondaggi: «Se Bertolaso è il candidato alle primarie, sono contento – racconta al telefono diversamente, è solo il candidato dei tre, non il mio, e perderà». E per intuire il clima, ecco la “prima” al vetriolo del suo “Giornale d’Italia: «Berlusconi punta su Bertolaso, campagna elettorale col codice penale». Chi in Fi si era schierato con Marchini ora raddrizza il tiro. Tace il solo Tajani. Non Gasparri: «Abbiamo detto quel che dovevamo, abbiamo sperato fino all’ultimo di evitare la frammentazione, ma adesso bisogna sostenere Bertolaso senza recriminazioni». E Francesco Giro: «Ottima candidatura, con lui andiamo al ballottaggio». Tutto possibile «grazie a un prodigio di Berlusconi» ricorda Deborah Bergamini. Cavaliere che ieri sera era già al fianco di Stefano Parisi a Milano per una prima cena di autofinanziamento. A inizio settimana il vertice dei tre leader per ufficializzare tutti i candidati.