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 2016  febbraio 07 Domenica calendario

Le aste delle case, un affare per i soliti notai

È una torta che vale milioni di euro quella delle dismissioni immobiliari: centinaia di appartamenti venduti a privati che erano però di proprietà di enti pubblici, come Enasarco, ministero della Difesa, Roma Capitale e Inps, per citarne alcuni. Per ogni vendita è necessario un notaio che controlli che tutto venga realizzato secondo le norme. Ma è proprio sull’assegnazione a questo o a quel professionista da parte del Consiglio Notarile di Roma che porta l’attenzione l’ex pm capitolino, e ora notaio dal 2012, Andrea Mosca. Così, dopo l’affittopoli romana, rischia di esplodere un altro scandalo proprio dalla denuncia – tutta da verificare – di Mosca, sul quale pende anche un procedimento disciplinare del Consiglio.
Per mesi comunque Mosca è tornato a fare il pm: ha chiesto atti, registrato conversazioni con i colleghi che dicono anche loro di aver subito minacce, ha conservato le mail del Consiglio Notarile di Roma, fino a costruire un quadro sulla cui fondatezza sta indagando la Procura di Roma, che dopo la sua denuncia ha aperto un’inchiesta, senza nessun indagato (come ha riportato ieri il Corriere).
Per capire la vicenda bisogna tornare al 29 maggio 2006 quando il Consiglio approva una delibera che gli conferisce il compito di “assegnare ex ufficio gli atti notarili di vendita per il perfezionamento e il completamento del procedimento di ‘privatizzazione del patrimonio immobiliare pubblico’ ai Notai del Distretto iscritti”. In altre parole: è il Consiglio che decide a chi affidare gli atti di dismissione degli enti pubblici.
Forti di questa delibera – secondo Mosca – “alcuni membri del Consiglio convocano i notai che hanno contatti professionali con tali enti e li convincono, con la prospettazione di ritorsioni e/o di attivazione di un procedimento disciplinare nel caso in cui non si conformino alla volontà del Consiglio, a non stipulare gli atti con gli enti venditori e con gli acquirenti”. Una volta ottenuta la rinuncia, continua Mosca “procedono a distribuire i relativi incarichi, (…) assegnando le stipule o a sè stessi quali membri del Consiglio Notarile o a notai a loro collegati”.
Mosca addita la violazione dei criteri di assegnazione fissati nella delibera: quello “quantitativo”, “incentrato sulla valutazione del numero di atti di vendita da rogitare” e quello “deontologico – solidaristico”, per favorire i neo iscritti. Numeri alla mano, il Consiglio avrebbe distribuito 7.219 atti stipulati a 388 notai. Non male considerando che nel distretto ci sono circa 450 professionisti iscritti. Ma secondo il denunciante la distribuzione non sarebbe equa. Mosca spulcia gli elenchi dei notai “roganti compravendite” del patrimonio di Roma Capitale e di Enasarco per il periodo che va dal 1 gennaio 2011 al 15 giugno 2015. “Con riferimento ai criteri di distribuzione degli incarichi – scrive nella denuncia – l’esito delle risultanze delle visure ipotecarie è stato sconcertante”.
Per quanto riguarda Roma Capitale, al “segretario del Consiglio Notarile di Roma, Romolo Rummo” risultano “142 atti stipulati”. Seguono “altri due membri del Consiglio Notarile di Roma: Francesco Gerbo (77 atti) e Caterina Miccadei (79 atti)”. Per gli immobili Enasarco: “risulta ben presente anche l’attuale membro del Consiglio Notarile di Roma Paolo Cerasi (79 atti)”. Nessuno dei notai citati nella denuncia è coinvolto nell’inchiesta del pm Roberto Felici, al quale il notaio Mosca ha depositato anche altro. Come le registrazioni di alcuni colloqui con colleghi che dicono di essere stati minacciati per rinunciare ai loro incarichi. Il 25 settembre 2015, Mosca parla con un altro notaio e chiede: “A voi vi hanno convocato per dire ‘state fermi?’”e l’altro: “Un milione di volte, c’ho una montagna di telegrammi”. E l’ex pm: “A me m’hanno minacciato. A voi come vi hanno minacciato?”. L’altro: “Se tu non ti ritiri… noi ti facciamo il disciplinare”. Parole sulle quali sono in corso le verifiche dei pm.