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 2016  febbraio 11 Giovedì calendario

A Liverpool hanno vinto i tifosi: il prezzo dei biglietti non sarà aumentato

A Liverpool hanno vinto i tifosi, ma in Inghilterra e in Europa il vento della protesta soffia ancora forte ed è la spia di una frattura tra i manager e gli appassionati, nell’era del calcio business. Il tema è quello del caro-prezzi, altamente sensibile, ancor di più in tempi di crisi economica. Per una volta, una protesta del pubblico del pallone ha prodotto effetti immediati. È successo a Liverpool dove il club ha fatto marcia indietro, dopo che sabato scorso al 77’ della partita con il Sunderland diecimila spettatori hanno lasciato le tribune di Anfield Road contro l’aumento delle tariffe per la prossima stagione. Ieri la proprietà americana ha scritto un lungo messaggio di scuse annunciando lo stop al rincaro. Il nodo riguardava i prezzi della nuova Main Stand, che verrà inaugurata ad agosto e garantirà 8.500 posti in più al mitico stadio dei Reds portando la capienza a 54mila: i prezzi a partita dei nuovi posti sarebbero saliti da 59 a 77 sterline. Ma la protesta è stata troppo rumorosa, anche per i cinici imprenditori del Fenway Sports Group, l’azionista di riferimento del Liverpool: «Ci scusiamo per il disagio causato. Non abbiamo preso un penny dal club, anzi abbiamo investito ingenti somme, tra cui i 120 milioni anticipato per costruire la Main Stand. Un investimento necessario per aumentare i posti per i tifosi e produrre ricavi aggiuntivi per rendere più competitiva la squadra. È per questo che avevamo previsto un incremento dei prezzi per alcune categorie di posti. Abbiamo sbagliato e così abbiamo deciso di rivedere la nostra politica di prezzi». La società ha assicurato che le tariffe resteranno congelate non solo per il prossimo anno ma anche per il 2017-18.

NON SOLO LIVERPOOL Tutto rientrato? Non proprio. Poche ore prima della pubblicazione della lettera sul sito del Liverpool, era intervenuto addirittura il premier britannico David Cameron rispondendo a una domanda del ministro ombra dello sport Clive Efford: «Penso che ci sia un problema se alcuni club alzano i prezzi molto rapidamente ogni anno, sebbene gran parte dei soldi del calcio arrivino in realtà dalle sponsorizzazioni o da altre fonti. Guardo con molta attenzione alla vicenda». Insomma, il «problema» evocato da Cameron non riguarda solo il Liverpool ma è comune alla maggioranza delle società di Premier League, tanto che la Football Supporters’ Federation (la federazione dei tifosi britannici) medita una protesta di massa e spera di incontrare al più presto lo stesso premier. Per di più, alla clamorosa protesta dei tifosi dei Reds aveva fatto seguito quella dei sostenitori del Borussia Dortmund, giusto a sottolineare che l’insofferenza è percepita anche da altri parti. Ciò che è successo martedì a Stoccarda è ancor più scioccante perché la Germania, in questi anni, è stato il modello di riferimento per le politiche di ascolto ai tifosi e di vicinanza con le comunità locali. Eppure nei quarti della Coppa di Germania, in occasione della vittoria per 3-1 dei gialloneri, i fan del Borussia hanno inscenato una clamorosa dimostrazione: prima lo sciopero nei venti minuti iniziali della partita, poi il lancio di palle da tennis sul campo che ha portato alla sospensione del match per alcuni minuti. Il motivo? I prezzi troppo alti per gli ospiti nella trasferta alla Mercedes Benz Arena di Stoccarda: 38,50 euro più le commissioni per i posti più economici, oltre 70 euro per quelli più costosi, un incremento del 25%. «Il calcio deve essere abbordabile», recitava uno striscione. In Germania, per la verità, sono abituati abbastanza bene. In confronto agli altri campionati di punta, la Bundesliga è senza dubbio quello più attento alle esigenze dei tifosi, anche in virtù della regola del «50%+1» che impone che le proprietà delle squadre siano in capo ad associazioni legate al territorio. Negli stadi tedeschi, sempre pieni, ci sono le cosiddette «standing area», cioè settori in cui si guarda la partita in piedi: i tifosi staranno pure un po’ scomodi ma la socialità è assicurata e i prezzi sono allettanti, 15 euro per il Bayern, 16,70 per lo stesso Borussia. Infatti le lamentele sono rivolte soprattutto all’impennata dei prezzi per le trasferte, a maggior ragione se si tratta di grandi squadre capaci di mobilitare le masse.
BIGLIETTI E STIPENDI
Non è un caso se i tifosi stiano facendo sentire la loro voce in Inghilterra e Germania. Anche grazie allo sviluppo dei supporter trust, cioè delle associazioni di tifosi che mirano a entrare nella gestione dei club, in quei Paesi gli appassionati hanno una maggiore coscienza sociale. Peraltro, si tratta dei due campionati con il più alto tasso di occupazione degli impianti, oltre il 90%. In Italia, dove gli stadi sono fatiscenti e mezzi vuoti, paradossalmente il prezzo dei biglietti è l’ultimo dei problemi. Certo, tra Inghilterra e Germania le differenze sono evidenti. Secondo il ReportCalcio 2015 della Figc, il prezzo medio del titolo di accesso in Inghilterra è di 48,4 euro contro i 36,6 della Germania. Considerando il salario medio giornaliero (80,2 euro per la prima, 72 per la seconda) l’incidenza è rispettivamente del 60,4% e del 50,8%. Proprio in ragione del differente costo della vita, questo parametro è il più indicato per misurare il caro-prezzi. E si scopre così che i biglietti per una partita di calcio costano di più in Spagna: prezzo medio di 39,7 euro, salario di 60,8 per un’incidenza di 65,3%, quasi il doppio dell’Italia (38,5%).