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 2016  febbraio 09 Martedì calendario

Elton John stasera è a Sanremo. Tutti preoccupati che faccia uno spot per le adozioni gay

Altro che trallalà, all’Ariston manca solo la Cirinnà. Non c’è niente da fare. Ogni anno il Sanremone, e figuriamoci con quel Baudo al cubo che è Carlo Conti, si propone di fare dell’intrattenimento «puro».
Insomma, spettacolo e solo spettacolo, tutto lustrini e fiori, vallette e canzonette, e mi raccomando l’importante è la musica. E invece, fatalmente, l’attualità finisce per impossessarsene come il demonio con Linda Blair, dando ragione a chi dice che il Festivalon de’ Festivaloni non solo segue, ma forse accompagna e talvolta perfino precede le vicissitudini del Paese.
Quest’anno è successo prima ancora che Sanremo cominciasse. Siamo in pieno scontro sulle unioni civili? E per un beffardo scherzo del destino l’ospite d’onore, oggi, della prima serata è Elton John, cioè il testimonial mondiale del matrimonio gay comprensivo di adoption e non solo stepchild, visto che con il marito David Furnish di figli ne ha due. Poi aggiungeteci tutti i gossip sulla sessualità del coconduttore Gabriel Garko, evidentemente messo lì anche per intercettare l’audience gay, un mezzo caso (di già) di censura e l’arrivo prossimo venturo di un altro superospite che farà superpolemica, il cantante irlandese Hozier famoso per un video dove due uomini si baciano appassionatamente.
La questione rischia di fare la festa al Festival. La lieta brigata di conduttori, co-tali, vallette e dirigenti se l’aspettava e l’ha buttata in battuta. Però messa cantata di ieri mattina c’era il temibile inviato di Gay.it, il torinese Roberto Schinardi, che già a Cannes fece scoppiare un caso mediatico inquisendo Cate Blanchett sulle sue preferenze sessuali.
Qui lo stesso quiz è stato sottoposto a Garko, che se l’è cavata sorridendo da un orecchino all’altro: «Io icona gay? Sono un sex symbol. So che devo essere sognato da più persone: se devo essere desiderato da un uomo che, per desiderarmi, ha bisogno di pensare che sono gay, va benissimo. Lo stesso se vuole sognarmi una signora di 60 anni». E Virginia Raffaele, prontissima: «Nun se butta via niente, eh, Garko?». E lui: «Facciamo spettacolo, dobbiamo far sognare la gente».
Insomma, buona notte. Sentiamo allora il Garko-pensiero sulle unioni civili: «Se due persone sono maggiorenni e consenzienti sono libere di fare quello che vogliono. L’importante è che non diano fastidio a chi non vuole essere infastidito». Oddìo, così sembra Adinolfi. Lui infatti poi precisa: «Voglio dire che la libertà finisce dove inizia quella degli altri». La Raffaele colpisce ancora: «Madalina Ghenea è così bella che se passa la Cirinnà le chiedo di sposarmi».
Poi è deflagrata la questione Cecile. Per ora è ignota ai più, una delle nuove proposte, ma questa altissima ragazza di colore potrebbe essere una rivelazione. Nel frattempo, fa già discutere perché dalla sua canzone, N.E.G.R.A., risultano spariti alcuni versi. Guarda caso, questi: «C’è chi si vanta di ideali dove negri e omosessuali / indifferentemente sono tutti uguali». Però, giura lei, non si tratta di censura. La canzone sforava i tre minuti regolamentari ed è stata tagliata solo per questo: «Il pezzo s’intitola così ma si potrebbe chiamare gay, frocio, qualsiasi parola venga usata per discriminare».
Bomba (pare) disinnescata, dunque. Resta però il rebus di Elton John. Parlerà? Non parlerà? E se parlerà, non parlerà anche di matrimoni gay? E se si presenta con il marito e magari i figli, che si fa? Li si inquadra spiegando chi sono? Da destra s’ode già uno squillo di tromba. Gasparri, con la consueta eleganza, aveva definito sir Elton «uno schifo umano». Ieri si è fatto sentire anche Matteo Salvini in versione ultimativa: «Elton John non deve parlare dal palco di coppie gay. È un cantante, che canti e non faccia politica!».
E allora non si può che apprezzare un estremista della moderazione come il direttore (traballante) di Rai 1, Giancarlo Leone. Alta scuola democristiana (è figlio d’arte): «Non credo che la presenza di Elton John possa cambiare la situazione politica del Paese. L’abbiamo invitato in dicembre, quando di Cirinnà ancora non si parlava». D’accordo: ma ne parlerà? «È qui per cantare, non per fare comizi. Certo, il bello della diretta è che magari, prima o dopo la musica, Conti lo intervisterà. Ma ho la massima fiducia nella professionalità di Carlo per gestire al meglio la situazione». Insomma, siamo nelle mani dell’Abbronzatissimo.