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 2016  febbraio 07 Domenica calendario

Tutti i numeri dell’esercito del Califfo

La milizia internazionale che fa capo al Califfato (Isis o Daesh) ha potuto contare finora su circa 36 mila persone, tra chi è in attività, chi lo è stato, chi è morto in azione. Il dato elaborato dal Soufan Group (esperti americani di terrorismo, molti dei quali ex Fbi) su dati ufficiali è riportato nel rapporto che prepara la base della Munich Security Conference (Msc) che si terrà la settimana prossima in Baviera. La gran parte di questi combattenti hanno origini nel Medio Oriente ( 8.240 ) e nel Maghreb ( 8.000 ). Dalle ex repubbliche sovietiche ne sono arrivati 4.700, dall’Asia del Sud 900, dai Balcani 875, dall’America del Nord 280. Dall’Europa più di 5.000, quantità non indifferente: è quasi il 14% del totale. Tra i Paesi europei dai quali è partito il numero maggiore di foreign fighters per combattere nelle file del Daesh, la Francia è nettamente in testa: 1.700. Seguono Germania e Regno Unito con 760 ciascuno, il Belgio ( 470 ), l’Austria e la Svezia ( 300 ), l’Olanda ( 220 ), la Spagna ( 133 ), la Danimarca ( 125 ). Il Soufan Group calcola che dall’Italia ne siano partiti 87. In media, tra il 20 e il 30% di questi tende a tornare in Occidente, dice il rapporto della Msc: in alcuni casi, disillusi, in altri casi, però, per condurre la loro guerra in Europa (o in America). Inizialmente, il reclutamento avviene per lo più online, con tattiche di marketing piuttosto avanzate e selettive. Una volta individuati i potenziali aderenti, vengono create micro-comunità i cui membri sono invitati a rompere i rapporti con il loro ambiente. La fase finale consiste nel passaggio a comunicazioni criptate e alla decisione di dove e come impiegare il nuovo combattente (fonte: Berger, Ctc Sentinel, la rivista del Centro antiterrorismo di West Point).
I risultati sono stati gli attacchi a Parigi, a Istanbul, negli Stati Uniti ma soprattutto le azioni in Iraq, Siria e Africa. Con picchi sopra le 500 operazioni al mese nel primo semestre del 2015. Di Siria e Iraq si conosce la drammaticità della situazione, ma dell’Africa si parla poco: nel continente le vittime per attacchi terroristici sono passate dalle poco più di 5.000 nel 2013 a oltre 17 mila nel 2015. In gran parte (oltre l’ 80% ) provocate da azioni di Boko Haram o di altri gruppi affiliati al Daesh. Il rapporto della Msc prevede che nel 2016 la risposta internazionale al Califfato «rimarrà inadeguata, male indirizzata e con scopi divergenti».