Corriere della Sera, 7 febbraio 2016
Come può una Ferrari del ’57 costare 32 milioni?
Non è uno scherzo di Carnevale. A Parigi è stata battuta all’asta una Ferrari per 32 milioni di euro (la cifra più alta di sempre per un’auto). È una 335 Sport Carrozzata Scaglietti del 1957. Pezzo rarissimo che va a completare la collezione di un immobiliarista americano innamorato delle Rosse.
Se si pensa che uno qualsiasi tra i nuovi bolidi di Maranello ha un prezzo oggi tra i 150 e i 280 mila euro, la cifra sborsata fa ancora più impressione. E ci si chiede: perché un’auto può arrivare a costare tanto? Le ragioni sono più di una. Intanto è una Ferrari. Sembra una sciocchezza ma il marchio di Maranello nel mercato dell’heritage, che in generale sta avendo una flessione, finora non sembra aver conosciuto crisi. «Le Ferrari sono assegni circolari» è la frase ricorrente. Insomma, più invecchiano più acquistano valore.
L’altra ragione sta proprio nell’auto in sé. La 335 Sport in questione (numero di telaio 0674) ha un pedigree impareggiabile. È originale in tutti i suoi componenti, cosa rarissima quando si tratta di automobili che durante la loro storia hanno avuto diversi proprietari. E poi ha un passato sportivo pazzesco. Spinta dal motore a dodici cilindri da 400 cavalli, ha partecipato a gare importantissime come la 12 ore di Sebring, la Mille Miglia e la 24 Ore di Le Mans. Su quel volante hanno messo le mani piloti leggendari come Peter Collins e Maurice Trintignant, Wolfgang von Trips e Mike Hawthorn, Masten Gregory e Stirling Moss. Se fosse un cavallo sarebbe Ribot, se fosse un soprano, la Callas. Leggenda, dunque.
La 335 Sport ha terminato gloriosamente la carriera negli Stati Uniti alla fine degli anni ‘50. Trattata come un’opera d’arte è tornata in Europa e negli Anni 70 è stata acquistata da Pierre Bardinon, famoso per la sua collezione di Ferrari da competizione. È lui che, nell’81, l’ha fatta restaurare magistralmente a Modena dalla Carrozzeria Fantuzzi. Perfettamente conservata è arrivata fino all’asta di Art Curial a Parigi. Prima o poi il gioiellino tornerà sul mercato e il suo valore sarà ancora più alto, c’è da scommetterci. Ma se noi comuni mortali ci stupiamo per quei 32 milioni di euro c’è chi, come Simon Kidstom, grande esperto di heritage e intermediario tra collezionisti Paperoni, resta perplesso: «Poteva essere venduta a un prezzo più alto, ma non si fanno più le follie di qualche anno fa». È proprio vero: anche i ricchi, ogni tanto, piangono.