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 2016  febbraio 07 Domenica calendario

In Libia l’Isis raddoppia. I miliziani del Califfo salgono da 3.000 a 6.500

In meno di un anno l’Isis ha raddoppiato il numero dei suoi combattenti in Libia, mentre in Iraq e Siria, dove è sottoposto a raid da due coalizioni e attaccato su tutti i fronti, le sue forze si sono per la prima volta ridotte. Le stime dei servizi segreti americani tracciano un quadro preoccupante, soprattutto per l’Italia, nel Mediterraneo, ma sembrano indicare che la strategia occidentale contro il Califfato comincia a dare qualche frutto in Mesopotamia.
«Investimento pesante»
L’altro lato della medaglia delle difficoltà in Siria e Iraq è l’aggiustamento strategico deciso dal califfo Abu Bakr al-Baghdadi. Secondo i servizi statunitensi ha deciso di «investire pesantemente» in Libia. A Sirte, di fatto capitale provinciale dell’Isis, arrivano finanziamenti e soprattutto combattenti stranieri. Per i servizi di Misurata, la città controllata da milizie vicine ai Fratelli musulmani ma in prima linea contro lo Stato islamico, gli stranieri rappresentano «il 70 per cento dei combattenti dell’Isis», la maggior parte sono «tunisini, sudanesi, iracheni, siriani e qualche algerino».
Dirottati dalla Siria
Per gli americani il cambiamento si lega anche alle maggiori difficoltà per i foreign fighters nell’arrivare in Siria via Turchia. È quindi logico che i volontari tunisini si fermino sempre di più nella vicina Libia, facilmente raggiungibile. Non ci sono certezze invece sul trasferimento di uomini direttamente dal Califfato alla Libia, su cui insistono i libici. Secondo i calcoli dei funzionari della Cia il numero dei miliziani dell’Isis è comunque «più che raddoppiato» a quota 6500, dai 3000 stimati ancora a metà del 2015. La crescita maggiore è avvenuta proprio «negli ultimi sei mesi» dell’anno scorso.
Voli di sorveglianza
Gli ufficiali americani sottolineano che «le stime vanno prese con cautela». Calcoli più prudenti mantengono a 3000 gli uomini delle fila dello Stato islamico libico. Ma tutti sono d’accordo sul rafforzamento, il «build-up», dell’Isis ed è questa una della ragioni che ha spinto il Pentagono a chiedere un aumento dei voli di sorveglianza sulla Libia, con il coinvolgimento anche della Nato.
Declino nel Califfato
Le stime degli uomini dell’Isis nel cuore del Califfato, fra Siria e Iraq, sono invece in calo. Per gli Usa la forchetta si è ridotta da 20.000-31.500 a 19.000-25.000. Anche qui le stime variano moltissimo. I servizi russi avevano reso nota a settembre una stima di 70 mila uomini, metà in Siria e metà in Iraq. Il governo di Baghdad e i Peshmerga curdi parlano rispettivamente di 100 mila e «200 mila combattenti» dell’Isis. Le ragioni del declino negli ultimi mesi, per Washington, sono legate ai «raid aerei» che hanno ucciso migliaia di combattenti e alle «defezioni» all’interno dei ranghi islamisti. 
«Strategia vincente»
Il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha commentato i dati come una «prova che la strategia dell’Amministrazione Obama sta funzionando». L’Isis «ha difficoltà mai avute prima nel rimpiazzare le perdite nei propri ranghi. I numeri si stanno muovendo nella giusta direzione». Anche se Al-Baghdadi sembra ancora in grado di «tenere le sue due città più importanti, Raqqa in Siria e Mosul in Iraq». E il «nuovo fronte» in Libia è ora la fonte di massima preoccupazione.