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 2016  febbraio 07 Domenica calendario

Raccoglitori di dear data. La storia di Giorgia e Stefanie che hanno scansito le loro vite per un anno

L’enciclopedia Treccani definisce i Big Data come “ingente insieme di dati digitali che possono essere rapidamente processati da banche dati centralizzate”. Migliaia di server che setacciano in tempo reale l’universo web trasformandolo in fredde cifre e freddissime statistiche. C’è però chi ha sostituito la Macchina con l’Uomo, il foglio word con il foglio di carta e la parola Big con Dear. Dando vita al progetto Dear Data.
Sono Giorgia Lupi e Stefanie Posavec, due information designer. Si sono conosciute all’Eyoe Festival, uno dei maggiori festival di digital art e hanno scoperto di condurre la stessa vita ma in luoghi diversi. Stessa età (trentasei anni), figlie uniche, hanno attraversato l’oceano per emigrare ed entrambe hanno un approccio artigianale al lavoro digitale. Dopo essersi incontrate di persona solo un’altra volta, hanno deciso di “processare” rapidamente la loro vita per un anno e di elaborare i risultati in infografiche. Obiettivo: conoscere tutte le altre cose che hanno in comune. Ogni settimana hanno indagato ciascuna la propria vita con un preciso argomento: dal tempo agli amici, da quante volte hanno detto “grazie” alla musica ascoltata, dalle emozioni provate all’analisi del guardaroba e della libreria. Il procedimento prevedeva l’archiviazione dei dati raccolti su un quaderno e poi la rielaborazione, con matite e pennarelli, su una cartolina. Ognuna inviava la sua all’altra. I dati sono diventati così simboli, linee, colori, un mondo variopinto, fatto di forme nuove e diverse, ciascuna con un preciso significato. Un alfabeto che resta segreto fino a quando non si volta il retro della cartolina con la legenda per interpretarlo. Un contemporaneo Codex Seraphinianus con soluzione.
Ogni lunedì Giorgia e Stefanie si sono inviate le cartoline per posta ordinaria. Giorgia utilizzando la buca della posta che c’è all’ingresso del suo palazzo a Williamsburg, Brooklyn. Stefanie imbucandola da Londra. I Dear Data hanno quindi preso la strada di tutte le altre lettere. Trasportati in furgone dalla cassetta a un ufficio postale, dall’ufficio postale alla stiva di un volo transoceanico, acquisendo così sbavature, strappi, macchie, dati aggiuntivi apposti dal caso e dal resto del mondo fisico. Alcune cartoline non sono mai arrivate, altre sono tornate indietro, alcuni risultati sono stati modificati e falsati dalla pioggia. In tutto, cinquantadue cartoline che oggi possono arrivare anche a tutti noi, consultandole sul sito creato dalle due autrici (dear-data.com). Scopriamo così che la settimana numero 6, A week of physical contact, è ritratta da Stefanie come una sorta di ruota panoramica del luna-park e circondata da girandole-atomi. I cerchietti rossi sono gli affetti, e sono tanti. I cerchietti rosa si riferiscono all’attrazione sessuale per il marito: «Quando gli ho mostrato il disegno completo lui mi ha chiesto una copia della cartolina per conservarla. I dati sono diventati la testimonianza di qualcosa di emotivo, li ho investiti di un significato molto intimo. Dando a mio marito una copia della cartolina, ho reso tangibile qualcosa di invisibile della nostra relazione».
La settimana numero 36 è A week of indecision.
Giorgia la visualizza come una spirale perché, spiega, «prima o poi finisce, se la decisione è presa». Lo stelo alla base di ogni spirale simbolizza il livello di ansia scatenato dal dubbio: se acquistare o meno una soda Seltz in un supermercato, se chiedere a qualcuno di abbassare l’aria condizionata, se acquistare un volo per tornare in Italia: «Quella settimana è morto mio nonno. Ero indecisa se prendere un volo all’ultimo minuto ma non l’ho fatto. Ora vedo la cartolina come una sorta di omaggio alla sua memoria e al mio rapporto conflittuale con la distanza e con il non esserci potuti dire addio». Nella settimana numero 24 ( A week of doors/ spaces) c’è la catalogazione di tutte le tipologie di porte che le due amiche hanno aperto, un serpente che indica i luoghi in cui sono entrate. La settimana numero 44 è invece dedicata alle distrazioni. Stefanie disegna delle onde verdi (“shopping online”), azzurre (“farsi un caffè”), gialle (“mangiare caramelle”), rosse (“sognare”), un fiume che sembra confluire fuori dagli argini della cartolina proprio come qualcuno che mentre disegna si distrae ed esce dal bordo della pagina. Giorgia visualizza la distrazione come una goccia divisa in due, da una parte c’è l’attività che svolgeva e dall’altra quella che l’ha distratta: «La goccia evoca qualcosa che si stacca da qualcos’altro, così come accade con una distrazione, ci si stacca da ciò che si stava facendo». La lunghezza di ogni goccia indica per quanti minuti esatti si è distratta. Per la settimana numero 7 le due ragazze hanno realizzato una sinfonia del lamento e delle cose che non vanno. Giorgia ha immaginato chiavi di violino mai aperte e note mai suonate prima. Un’opera lirica il cui testo recita, “Sono stanca, sono annoiata”, “il lavoro non sta andando bene”, “stai russando!”. L’ultima cartolina è datata 31 agosto 2015. Chiedo a Giorgia se ci sia qualche argomento rimasto fuori dalla raccolta dati personali: «Una settimana di cose da dimenticare, di sbagli, di sogni» mi risponde. A proposito di sogni, Giorgia e Stefanie hanno da poco firmato con la Penguin Books per far diventare le loro settimane un libro. Anche i Dear Data diventano Big.