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 2016  febbraio 08 Lunedì calendario

«Non facciamo gli schifiltosi con chi porta voti» dice Renzi ai suoi pensando a Verdini e Cuffaro

Matteo Renzi non molla niente, anzi rivendica gli ingressi nel partito di mondi un tempo lontani, come i siciliani che furono alla corte di Totò Vasa Vasa Cuffaro. E lo fa davanti a una platea di 370 giovani, riuniti in una sorta di nuove Frattocchie, che lo ascoltano silenti e ammirati.
Ecco la frase che diventerà simbolo di un’epoca, pronunciata all’ora di pranzo di una domenica romana: “Chi fa lo schifiltoso con i voti perde le elezioni, dovremmo imparare dalle nostre vicende”. Eccolo il manifesto fondativo del Partito della Nazione caro a Denis Verdini, anche se Renzi questo non vuole ammetterlo: “Il Partito della Nazione è il dibattito più assurdo di queste ore. Se uno ti dice in casa c’è un fantasma, tu gli dici: cerca il fantasma.
Noi intanto cerchiamo di cambiare l’Italia. Noi non abbiamo tempo da perdere con chi cerca fantasmi. Chi cerca i fantasmi ha paura”. Parla di tutto Renzi, in stile comizio e propaganda, non risparmia stilettate ai Cinque stelle scansando le polemiche per la massiccia affluenza di cinesi alle primarie milanesi: “Hanno sempre da ridire quelli che mandano 50 persone a fare clic e si lamentano delle nostre primarie”.
Ma soprattutto Renzi evoca i nemici, come José Mourinho prima di una partita di calcio, e adesso un nemico giurato che il premier italiano si costruisce è l’Unione europea, terreno fertile per assecondare la cosiddetta pancia degli italiani: “L’Europa è totalmente prigioniera della paura e su questo non c’è distinzione tra socialisti e popolari. Anzi, i socialisti dell’est sono più duri dei popolari dell’est”. Poi s’inventa anche la piroetta ad effetto: “Per scegliere il prossimo presidente della Commissione europea come democratici italiani chiederemo le primarie, perché non se ne può più della tecnocrazia che non sa dove sta la relazione con la gente”.
Un nemico, quello europeo, che sta col fiato sul collo di Renzi tenendo l’Italia nel mirino sui conti e sulle banche, mentre proprio oggi al Tribunale di Arezzo ci sarà l’udienza sulla richiesta dello stato di insolvenza per la vecchia Banca Etruria. Il palazzo di giustizia aretino sarà blindato da un imponente servizio di sicurezza per arginare le annunciate manifestazioni contro l’istituto di credito.
Non poteva mancare, nella retorica renziana della domenica, la stantia polemica berlusconiana contro un altro nemico, i giornalisti: “In questi anni tutti i talk show si sono esercitati in una frantumazione dell’orgoglio nazionale, per cui sembrava che andasse tutto male. Tutte le volte che apro il giornale c’è un editoriale pensoso. Ogni tanto si ha sensazione che quello che si fa per il Paese lo si faccia per una sorta di gratificazione personale. Ma non c’è nessuna gratificazione possibile nel cambiare l’Italia in poco tempo, c’è responsabilità”. Non perde occasione per fare il simpatico, il premier, e ammiccare: “So che avete fatto casino ieri al Nazareno con l’aperitivo: il Nazareno è diventato luogo di terrazza, da luogo di correnti. È un obiettivo che il nostro tesoriere Bonifazi aveva da tempo”.
Poi ritorna, il segretario del Pd, sul suo marchio di fabbrica con promesse difficili da mantenere: “Formo una nuova classe dirigente, la mia idea è applicare la rottamazione anche a me. Io ho già rovesciato la clessidra: sono uno yogurt in scadenza, posso scadere tra sette mesi col referendum o tra due anni quando si voterà o tra sette anni dopo il secondo giro. Spero questa seconda”.
Ma la stella polare dell’ex sindaco di Firenze Matteo Renzi rimane l’idea nascosta sotto al tappeto, quella di un Partito della Nazione che non si può nominare: “Il modello di partito è messo in discussione e noi in Italia vogliamo fare una grande scommessa sul modello di partito, non solido o liquido, ma presente sul territorio, il partito sul territorio ha una relazione con chi elegge, li vede in faccia”. E, spesso, sono ex cuffariani o simili.