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 2016  febbraio 05 Venerdì calendario

Parla Sonia, la donna che incastrò il regista degli attentati di Parigi e che orateme una rappresaglia dei boia dello Stato islamico


Ha messo a rischio la propria vita per evitare che altri innocenti finissero sotto i colpi di Abdelhamid Abaaoud, il regista delle stragi del 13 novembre a Parigi. 

Pochi giorni dopo gli attentati che hanno causato 130 morti fu lei ad alzare il telefono per rivelare alla polizia il nome del terrorista belga e il luogo in cui si nascondeva. Stava per colpire ancora. 
Sonia, il nome è di fantasia, ha contattato radio Rmc per richiamare l’attenzione sulla terribile situazione in cui vive. Si sente sola, abbandonata dallo Stato e non sufficientemente protetta. A tre mesi dagli attacchi teme una rappresaglia dei boia dello Stato islamico. 
Nell’intervista Sonia racconta di essere un’amica di lunga data di Hasna Ait Boulahcen, la cugina complice di Abaaoud, entrambi uccisi durante l’assalto della polizia nel covo di Saint-Denis. Dice che era con l’amica, due giorni dopo gli attentati, il 15 novembre, quando il telefono squillò. Dall’altra parte del filo – da un numero belga – qualcuno chiede ad Hasna «di andare a prendere una persona che ha bisogno di alloggio». L’appuntamento è a Aubervilliers, la zona industriale a Nord di Parigi dove Abdelhamid Abaaoud si nasconde. Le due arrivano sul posto. Hasna comunica il codice concordato, «1010». L’uomo esce da un boschetto. Sonia se lo ricorda così: «Aveva un berretto in testa, scarpe da ginnastica arancioni, un giubbotto. Per me era un romeno. E poi sorrideva, non sembrava un terrorista». Una volta in auto comincia a parlare con Abaaoud, e capisce di chi si tratta. Ma tutti quei morti innocenti? «Lui mi risponde che è normale, che è per la Siria: i tavolini di caffè e ristoranti sono stato io». E ancora: «Sembra fierissimo, non ha paura di nessuno, racconta quei fatti come se fosse andato a fare la spesa e avesse trovato un fustino di detersivo in promozione, era contento». Soprattutto, voleva continuare la sua tragica impresa contro altri obiettivi: «un asilo nido, un centro commerciale e un commissariato». «Mi disse che (i nuovi attentati, ndr) sarebbero stati giovedì». Il 19 novembre. «Mi sono detta, “glielo impedirò”». Poco dopo chiama il 197, il numero d’emergenza, segnalando il covo in cui il terrorista si nasconde a Saint-Denis e che poche ore dopo verrà assaltato dalle teste di cuoio. Alla domanda su come fosse arrivato dalla Siria a Parigi, Abaaoud le rispose che «la Francia è zero». «Siamo entrati senza documenti ufficiali», insieme a «siriani, iracheni, francesi, tedeschi e inglesi». «Mi ha detto che sono novanta e che sono un po’ dappertutto in Ile-de-France», la regione di Parigi. 
Tre arresti in Germania
Intanto gli inquirenti tedeschi stanno verificando i collegamenti tra i responsabili degli attentati di Parigi e un gruppo di algerini arrestati ieri perché sospettati di preparare un attentato in Germania. Nel corso di una vasta operazione di polizia a Berlino, in Nordreno-Vestfalia e in Bassa Sassonia, sono state arrestate tre persone, che appartengono ad ambienti jihadisti e avrebbero legami con l’Isis. Il gruppo avrebbe progettato un attentato a Berlino. Secondo indiscrezioni gli obiettivi sarebbero stati il Checkpoint Charlie o Alexanderplatz. 
Stando al «Tagesspiegel» l’ordine sarebbe arrivato da esponenti di spicco dello Stato Islamico in Siria. Si tratterebbe in parte dello stesso gruppo dirigente dietro gli attentati di Parigi.
L’attenzione si concentra su un trentacinquenne fermato, insieme alla moglie, in un centro di prima accoglienza per rifugiati ad Attendorn, nell’Ovest della Germania. I due sarebbero arrivati in autunno in Baviera insieme a due figli piccoli seguendo la rotta balcanica e si sarebbero spacciati per rifugiati siriani, usando passaporti falsi. L’uomo, ricercato dalle autorità algerine perché sospettato di appartenere all’Isis, avrebbe ricevuto un addestramento militare in Siria. Stando al «Tagesspiegel» era in contatto con un esponente di spicco dello Stato Islamico considerato tra le menti degli attentati di Parigi.
Il terzo arresto è avvenuto a Berlino, a Kreuzberg, dove un algerino di 49 anni è stato fermato con l’accusa di aver falsificato documenti. Altri due sospetti sono stati individuati nella capitale tedesca e ad Hannover. Uno dei due avrebbe contatti con ambienti dell’estremismo islamico in Belgio. Poche settimane fa sarebbe stato nel quartiere di Molenbeek a Bruxelles, lo stesso in cui viveva Abdelhamid Abaaoud.