Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  febbraio 05 Venerdì calendario

Se vi piace il Foie gras fate scorte perché l’anno prossimo non ce ne sarà poi molto

Fate scorta di foie gras per il prossimo pranzo di Natale, se potete. A fine anno ce ne sarà molto di meno e costerà molto di più. La ragione? Il piano sanitario lanciato dal ministro dell’agricoltura, Stéphane le Foll, per debellare definitivamente i focolai di influenza aviaria, la «grippe aviairie», che rischia di mettere in ginocchio, se non si interviene in tempo, il settore più ricco e profittevole della zootecnia francese, gli allevamenti intensivi di anatre e oche, con tutta la filiera produttiva del mitico foie gras.
Il piano, lo ammette lo stesso ministro, è «draconiano», ma non più rinviabile: stalle, allevamenti, siti produttivi, magazzini dovranno chiudere per alcune settimane da qui alla primavera per una disinfestazione a tappeto, come non si era mai visto prima.
I costi del piano draconiano saranno, ovviamente, a carico degli allevatori e degli industriali e questo ha già innescato una doppia polemica: con il ministero (che dovrà risarcire, almeno in parte, gli allevatori) e con le centrali d’acquisto della grande distribuzione che non potranno non tenere conto, è questo l’avviso di Christian Pées, presidente di Euralis, la più grande cooperativa zootecnica del mondo (1,2 miliardi di euro di fatturato, di cui il 21% rappresentato proprio dal foie gras), delle difficoltà degli allevatori e, quindi, offrire prezzi di conferimento più alti che poi, inevitabilmente, si scaricheranno sui consumatori.
Per i 320 soci-allevatori di Euralis, proprietaria di marchi famosi di foie gras come Montfort et Rougié e Maïsadour, non c’è altra soluzione per evitare il fallimento (anche se gli agricoltori, si sa, esagerano sempre per spuntare qualche contributo in più sia in Francia come in Italia) e, perciò, chiamano in causa il ministro.

Il quale dovrà trovare il modo di convincere la filiera commerciale a non tirare la corda sul prezzo considerando anche il ruolo strategico del foie gras nell’offerta delle grandi insegne francesi, da Carrefour a Auchan.
Negli uffici di Delpeyrat, secondo produttore dopo Euralis con 516 milioni di euro di fatturato, cinque impianti di macellazione (che dovranno chiudere tra qualche giorno per la disinfestazione), c’è una certa tensione: sul livello dei prezzi di conferimento non è più tempo di negoziare al ribasso. I costi del piano draconiano per debellare l’influenza aviaria e garantire il foie gras sulle tavole dei francesi (e di tutto il mondo) dovranno essere spalmati su tutta la filiera