il Fatto Quotidiano, 5 febbraio 2016
L’Onu, dalla parte di Assange
Ieri mattina aveva twittato, tramite Wikileaks: “Accetterò di essere arrestato domani dalle autorità britanniche se l’Onu si esprimerà contro di me. Uscirò dall’ambasciata a mezzogiorno di venerdì, perché non ci sarebbe più una prospettiva di appello. Se invece dovessi avere la meglio, mi aspetto l’immediata restituzione del mio passaporto e la fine dei tentativi di arrestarmi”.
L’Onu, a cui Julian Assange si era appellato, gli ha dato ragione, ma per Londra non cambia niente. Secondo il Wgad (gruppo di lavoro dell’Onu sulla detenzione illegale) la reclusione del fondatore dei Wikileaks è illegale e quindi Svezia e Gran Bretagna dovrebbero rilasciarlo subito e pagare anche un risarcimento. Ma Londra e Stoccolma hanno rigettato il verdetto, dicendo che non ha alcun valore legale.
Altre persone in passato erano state rilasciate in seguito a un verdetto dell’Onu. Quindi sembrava che ieri sarebbe stato l’ultimo giorno di esilio forzato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Invece niente. E non si sa cosa succederà oggi. Assange potrebbe anche decidere di gettare la spugna e di farsi arrestare. L’annuncio arriverà probabilmente stamattina.
Assange aveva denunciato una violazione dei diritti dell’uomo e sostiene di essere “ingiustamente detenuto” in una stanza di 30 metri quadrati, senza luce del sole né aria. Una situazione insostenibile, dicono i legali della difesa di Assange, che gli sta causando gravi problemi di salute e anche psicologici. Ma questo non gli ha aperto le porte, come lui sperava. Perché per la giustizia di Londra il parere dell’Onu “non è legalmente vincolante”.
Il governo britannico ha prontamente smontato l’entusiasmo dei fan e ha fatto subito sapere che tutte le accuse contro il fondatore di Wikileaks rimangono in piedi e se dovesse decidere di varcare la porta dell’edificio di Knightsbridge, dove ha ottenuto asilo politico nel 2012, verrebbe immediatamente arrestato. Da Downing Street dicono che la Gran Bretagna continua ad avere l’obbligo legale di estradarlo in Svezia, perché c’è un mandato di cattura internazionale.
Stoccolma che lo vuole arrestare perché è accusato di aver violentato due ragazze. L’accusa di stupro è però controversa. Lui si è sempre dichiarato innocente e sostiene di essere vittima di una macchinazione internazionale, guidata dagli Stati Uniti, che chiederebbero immediatamente l’estradizione. Infatti per Washington Assange è un nemico pubblico perché ha pubblicato nel 2010, 251 mila documenti riservati del Dipartimento di Stato. Un’operazione verità, secondo Assange. Un’azione che ha messo in pericolo la sicurezza nazionale, secondo le autorità americane.
“Se dovesse uscire siamo pronti a fare qualsiasi cosa per prenderlo”, dicono da Scotland Yard, che tiene sotto controllo la sede diplomatica ecuadoregna da più di tre anni. Una sorveglianza carissima, che è costata finora a contribuente britannico la bellezza di oltre di 12 milioni di sterline.