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 2016  febbraio 05 Venerdì calendario

Renzi e Padoan analizzano quella brutta fotografia scattata da Bruxelles mentre si prendono un caffè. Così con nonchalance

Due tipi diversissimi tra loro, caratterialmente agli antipodi, ma che oramai si capiscono senza spendere troppe parole. Anche stavolta Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan hanno deciso in mezz’ora come reagire all’ultimo avvertimento di Bruxelles. Nello studio del presidente, quello dalle pareti di stoffa dorata al secondo piano di Palazzo Chigi, Renzi e Padoan si sono visti all’ora del primo caffè mattutino e hanno deciso che le stime poco gratificanti in arrivo da Bruxelles andavano assorbite con nonchalance: sostenendo che i dati della Commissione sono in linea con quelli già previsti dal governo e quanto al futuro, «per il 2017 il governo non cambia linea», ha suggerito il presidente del Consiglio: niente aumenti dell’Iva, si provvederà con tagli alla spesa improduttiva. Certo, la «fotografia» scattata da Bruxelles non è incoraggiante, brucia soprattutto quel raffronto con gli altri Paesi dell’area euro, ma in queste ore per Matteo Renzi i rovelli da sciogliere sono altri, molto seri. Continuare o no nella linea dura con Bruxelles? Con gli occhi dell’Europa addosso, come impostare una legge di Stabilità per il 2017 che non sia vissuta come depressiva dall’opinione pubblica? Il primo enigma, quello che si porta tutte le altre risposte ha già una risposta: avanti tutta nella battaglia «contro» Bruxelles. Ed è incoraggiata dai sondaggi riservati che continuano ad affluire a Palazzo Chigi: «Fare la voce grossa con Bruxelles paga e gli italiani condividono», sostiene il presidente del Consiglio anche sulla scorta del ragionamento di fondo che Renzi ripeteva ieri: «Ma quale isolamento? Lo denunciano gli stessi che ci hanno condannato a correre in salita e oggi pretendono di darci la lezione!». E ancora: «Sarebbe miope non vedere che l’iceberg del rigore si sta scongelando, gli apologeti della pedagogia tedesca hanno tutti perso alle elezioni: in Spagna, in Polonia, in Portogallo, in Grecia. Proviamo a stendere una rete della crescita, aprire la strada verso una Nuova Via. Domattina parlerò per telefono con Hollande e mi vedrò con l’olandese Rutte, mi hanno chiesto di vedermi l’austriaco Feynmann, lo svedese Lovfen e anche Pedro Sanchez».
E poi ci sono i sondaggi. A metà gennaio la curva dei consensi si era palesemente abbassata subito dopo lo scoppio del caso Etruria. Le raffiche polemiche verso Bruxelles, partite prima di Natale, prima hanno fermato l’emorragia poi è iniziata la risalita. L’ultimo sondaggio, quello riservato per il governo della Swg, arriverà via mail questa mattina, ma da Trieste trapelano le anticipazioni: il Pd ha ricominciato a crescere, oramai è arrivato a quota 35% e crescono pure la fiducia nel governo e nel presidente del Consiglio. Renzi sa che l’altro istituto di fiducia di Palazzo Chigi, la Ipsos di Nando Pagnoncelli, indica la stessa tendenza, così come Euromedia Research di Ghisleri.
Un avanti tutta che non cancella le pesanti incognite che gravano all’orizzonte. Per il via libera alla Stabilità 2015, l’appuntamento della Commissione di Bruxelles è fissato a maggio ma la vera incognita riguarda il 2017. Senza un nuovo accordo con Bruxelles, la prossima manovra si profila come una Caporetto per un premier dalla manica larga come Renzi: tra taglio del deficit strutturale e nuove clausole di salvaguardia da disattivare (15 miliardi nel 2017), buona parte della prossima Stabilità sarebbe già ipotecata per quasi 25 miliardi. Un macigno che già da diversi giorni ha fatto riaffiorare i boatos sulla tentazione di Renzi per un anticipo delle elezioni al 2017: uno scenario che il capo del governo non ha mai accarezzato seriamente. Lo potrebbe prendere in considerazione in caso di sconfitta alle amministrative e di rivincita al referendum dell’autunno 2016? Una prima, attendibile risposta arriverà il 26 febbraio: quel giorno dovrebbe svolgersi a Roma l’incontro tra il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e Matteo Renzi. I due finalmente caleranno le loro carte e in quella occasione si chiarirà soprattutto se per la manovra 2017 si potranno attivare i tanti escamotages contenuti nei Trattati europei.