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 2016  febbraio 04 Giovedì calendario

Il figlio diciottenne di Pamela Anderson – la bagnina di Baywatch – è diventato testimonial di Saint Laurent Paris. Più che nepotismo, è una questione di nostalgia

James Watson, uno degli scopritori del Dna, disse poco diplomaticamente che «la genetica insegna che a volte, nella vita, i nostri fallimenti sono dovuti ai nostri geni di scarsa qualità». Guardando gli zigomi, gli occhi e le labbra di Dylan Lee, 18 anni, nuovo testimonial di Saint Laurent Paris, pare difficile dar torto al prof. Watson: Dylan (secondo nome Jagger) è figlio di Pamela Anderson, la bagnina del serial Baywatch degli anni 90, e del batterista dei Motley Crue, Tommy Lee. Dylan Lee è l’ultimo figlio famoso, in ordine di tempo, a essere scelto come modello, nella recente tradizione della prole di Val Kilmer, di Pierce Brosnan, di David Beckham e Victoria, di Kurt Cobain e Courtney Love, della top model anni 80 Christie Brinkley, di Jude Law, di Sean Penn e Robin Wright, di Mariel Hemingway… In Italia lo chiamiamo sbrigativamente nepotismo, ma l’immagine di questi molto spesso somigliantissimi figli famosi funziona così bene per le case di moda non soltanto per motivi di nome – per motivi di «brand» – ma per una questione più basilare e istintiva: ci ricordano spesso i loro famosi genitori, testimonial di abiti ma soprattutto di ottimo e abbondante Dna, direbbe il prof. Watson. In questi anni la nostalgia è un valore indiscutibile e incorporato in tutto ciò che facciamo: giusto l’altra notte ha debuttato negli Usa un serial dedicato al processo di OJ Simpson negli anni 90: tra i protagonisti, un avvocato armeno amico dell’ex giocatore di football che vent’anni fa aveva delle figlie garbate e piccolissime, Kim e Khloe e Kourtney Kardashian: un corto circuito di tv trash che, se fosse ancora vivo, farebbe esultare il padre nobile della massmediologia McLuhan. E allora benvenuti ai giovani cloni dei nostri eroi ( o dei nostri oggetti del desiderio) degli anni 90, altro esempio del «presente continuo» dal quale non riusciamo a uscire, il tempo reso circolare dai social media e dalla tecnologia onnipresente, anche sui nostri smartphone, in connessione 5G.