3 febbraio 2016
Grillo torna al teatro da politico pentito (forse). Cronaca di un debutto a metà fra uno show e un comizio
Martedì sera ha debuttato al Linear Ciak di Milano il nuovo spettacolo teatrale Grillo contro Grillo, cioè, stando alla promozione, «una storia di schizofrenia. Di un uomo diviso fra due identità. Quelle di comico e di politico» [Alberto Mattioli, Sta 3/2].
Colpo d’occhio da tutto esaurito: 1.950 biglietti venduti su duemila. [Emanuele Buzzi, Cds 3/2].
Da 20 a 50 euro il prezzo dei biglietti [Mario Ajello, Mes 3/2].
Difficile capire se la folla sia tutta pentastellata o ci sia anche chi vuole (ri)vedere il Grillo delle origini, quello che faceva ridere. Diciamo che, a occhio, c’è un sessanta di grillino e un quaranta di pubblico «normale», appassionato di teatro o forse solo curioso. I primi si distinguono dall’aspetto arrabbiato e perché non riescono a trovare il loro posto in platea [Alberto Mattioli, Sta 3/2].
Non si vede una bandiera o una spilletta dei Cinque Stelle e per entrare tocca passare dal metal detector [Matteo Pucciarelli, Rep 3/2].
Tutti sono felicissimi che anche i detestati giornalisti, i pennivendoli della casta, debbano farsi l’estenuante coda sotto la pioggia per passare i controlli di sicurezza [Alberto Mattioli, Sta 3/2].
Tra la folla, un po’ defilati, si palesano anche i volti dei Cinque Stelle. C’è Gianroberto Casaleggio in ventesima fila, che dribbla le domande dei cronisti, e Luigi Di Maio con la fidanzata, due file dietro, che commenta con un semplice «Non penso» alla domanda se Grillo si stia defilando dalla politica. Poi aggiunge «il futuro è un movimento che ha come garante Grillo, ma che continua a camminare sempre più sulle proprie gambe» [Emanuele Buzzi, Cds 3/2; Matteo Pucciarelli, Rep 3/2].
Fioccano i selfie dei fan con Casaleggio, e quando lui incontra Pietro Ricca – il ragazzo che gridò «buffone» a Berlusconi al palazzo di giustizia e passò i guai per questo – si parlano così: «Come va?», «Benino, compatibilmente con il fatto che questo é un Paese di m....» [Mario Ajello, Mes 3/2].
Si inizia con una mezz’ora di ritardo. In scena, due Grillo, uno in carne e ossa, l’altro in video, uno comico in maniche di camicia e l’altro politico in giacca e cravatta [Alberto Mattioli, Sta 3/2].
L’ologramma, il politico dà il via al suo mini-comizio. «Siamo 163 parlamentari, ne abbiamo mandato via qualcuno: sono rimasti in due». Cita nani e ballerine e finge di venir accusato per le battute. E qui entra in gioco il suo alter ego. «Sono stato 5-6 anni con questo sdoppiamento di personalità» dice il vero showman. «Ma non si può pensare che uno possa restare con questa dicotomia». «Io non ci pensavo a diventare un leader, come ho fatto a creare un Movimento che è diventato il primo partito politico italiano? Io scherzavo» [Emanuele Buzzi, Cds 3/2].
E allora la via d’uscita da questa schizofrenia è ripartire dall’inizio, la giovinezza a Genova, i primi lavori nel porto («Rubavano tutti, compresa la Finanza e naturalmente io»), le canzoni del cabaret contro tutto e tutti, la Chiesa, lo Stato, i borghesi, «rubate» – ancora – a Brel o, più modestamente, a Duilio del Prete, come quella che canta con la chitarra [Alberto Mattioli, Sta 3/2].
La gag più divertente, quando Grillo esibisce un grillo caramellato, lo mangia, poi chiede un volontario «grillino vero» e lo fa mangiare anche a lui: «Prendi il mio corpo» [Alberto Mattioli, Sta 3/2].
Grillo confessa sorridendo di sentirsi depresso, «solo che i depressi di solito vanno da un estraneo e lo pagano, io invece ho preferito far venire qualche migliaio di estranei da me, e farmi dare pure qualcosina» [Sebastiano Messina, Rep 3/2].
«La mia vita è sempre stata giocata su una battuta», racconta. Poi la scoperta dell’impegno, che lui racconta come fosse quella dell’acqua calda: «In scena parlavo di diossina, e tutti mi chiedevano: ma perché bestemmi?». Intanto è sceso in platea, fra la gente, rivolgendosi direttamente al suo popolo in estasi: «Tu! Stai attento! Sei del Pd, lo so» [Alberto Mattioli, Sta 3/2].
E dopo l’altra folgorazione, per i computer che fino a poco tempo prima spaccava con la mazza durante gli spettacoli: “Incontrai questa persona, Casaleggio. Mi disse “apri un blog, costa 250 milioni”, io lì per lì salutai. Poi mi spiegò il concetto di feedback e cominciai a vedere che c’era qualcuno dall’altra parte, arrivavano i commenti uno dietro l’altro...» [Matteo Pucciarelli, Rep 3/2].
La nuova crociata del comico (o politico?), in realtà un evergreen della sua carriera, è contro le automobili. Che inquinano, che rubano spazio, che sono pericolose, eppure «passiamo tre mesi l’anno della nostra vita a lavorare, pensare, leggere riguardo alle nostre macchine». Riconversione e riqualificazione delle città e dell’industria: «È venti anni che parlo di energia» [Matteo Pucciarelli, Rep 3/2].
Gran finale ambiguo, sulle note della Gazza ladra: «Dobbiamo cambiare questo Paese, ognuno deve fare la sua parte. Io osservo, guardo, ma non sono andato via», boh. È stato un comizio o uno show, teatro o politica? La vera notizia è che non c’è differenza [Alberto Mattioli, Sta 3/2].