La Gazzetta dello Sport, 3 febbraio 2016
Addio a Ernesto Bronzetti, il signore del calciomercato
Fu Bronzetti a far conoscere Galliani e Perez: era il 2000, sulla barca di Florentino ancorata a Palma de Mallorca i tre chiusero il passaggio di Fernando Redondo al Milan. La barca era la «Pitina», l’affettuoso nome con il quale il presidente del Madrid chiamava sua moglie, portata via da un cancro troppo presto. Come Bronzetti. Tra qualche giorno avrebbe compiuto 69 anni e sperava di riuscire a vedere il matrimonio della figlia. La vita ha deciso diversamente ma Ernesto non era uomo di rimpianti: difficoltà e trionfi, delusioni, colpi e fama, ha affrontato tutto allo stesso modo: sorridendo.
GIRO D’ITALIA Era partito da Terni nel 1972: un concorso alle poste l’aveva portato fino a Mestre. In testa però Ernesto aveva solo il calcio: iniziò a fare l’arbitro, e a segnalare giocatori al Perugia. Fino a quando sentì che poteva dedicarsi al calcio a tempo pieno e cominciò a fare il direttore sportivo: Treviso, Barletta, Mantova, Campobasso, la Cavese e ovviamente la Ternana. E il Foggia, che gli costò 3 anni di squalifica nell’ambito della nuova inchiesta sul totonero. Ernesto ci mise la faccia, pagò e si rialzò. E ripartì dalla Spagna. La sua fortuna. Una fortuna che si è costruito palmo a palmo, grazie al carattere, all’intraprendenza, alla capacità di muoversi in un mercato nuovo. I telefonini erano dei mattoni, la comunicazione era fatta di persona e Bronzetti agli spagnoli è sempre piaciuto. Inizia tutto con Florin Raducioiu, che nel 1994 Ernesto porta dal Milan all’Espanyol. Dove è diventato amico della famiglia Lara, i proprietari del grande gruppo editoriale Planeta.
SENZA TESSERA Si legge che il ‘94 è l’anno nel quale Bronzetti ottiene la licenza Fifa. Non è vero. Lui lavorava: sodo, con passione, fedeltà e capacità. Senza bisogno di licenze o tessere. A Barcellona, sponda blaugrana, sempre nel ‘94 porta Hagi dal Brescia, e un anno dopo fa fare il percorso inverso a Stoichkov, il primo dei 7 Palloni d’oro che saranno trasferiti in carriera da Bronzetti, che passa dal Barça al Parma. Uno dei colpi a cui Ernesto era più legato, anche se poi in Emilia le cose per il bulgaro non andarono benissimo. Poi ecco Vlaovic dal Padova al Valencia e nel ’97 la svolta grazie al grande legame costruito con Jesus Gil, padre padrone dell’Atletico. Il «botto» arriva con Bobo Vieri, che l’avvocato Agnelli non voleva cedere e che invece diventa «pichichi» della Liga, ma all’Atletico vanno anche Venturin, Serena e Albertini. E Torricelli all’Espanyol. Grazie a Ernesto, Arrigo Sacchi nel ’98 si siede sulla panchina del Calderon e 8 anni dopo torna a Madrid per fare il dirigente alla Casa Blanca. A questo punto Jesus Gil è addirittura morto, dopo esser caduto in disgrazia tanto da finire in carcere.
FLORENTINO DOPO GIL Ernesto vive a Madrid in una bella casa affacciata su Plaza de España e fiuta subito il cambio. Nel 2000 al Real è arrivato Florentino Perez. Ernesto lo cerca, nasce una grandissima amicizia. Che corre parallela a quella con Galliani. E che ne fa sbocciare un’altra altrettanto solida, tra Adriano e Florentino. Praticamente in quegli anni tutto ciò che si muove tra Italia e Spagna è accompagnato da Bronzetti. Come il milionario passaggio di Mendieta dal Valencia alla Lazio, o gli sbarchi al Milan di Jose Mari, Javi Moreno, Chamot e poi in tempi più recenti Rivaldo, Ronaldinho, trattativa che nel cuore di Bronzetti occupava un posto particolare, e Ronaldo. Anche col Madrid sono affari in serie: Figo, Cambiasso, Samuel e Sneijder vanno all’Inter a vincere il «triplete», Julio Baptista e Cicinho alla Roma mentre Cassano, Cannavaro e Kakà fanno il percorso inverso.
LA DECIMA E IL MALE Fino all’ultima grande operazione di Ernesto: l’arrivo sulla panchina del Madrid di Carlo Ancelotti. Un amico fraterno. Sono due anni tremendi per Bronzetti, il suo capolavoro dal punto di vista umano. Ernesto è a metà tra Carlo e Florentino, legatissimo a entrambi. Il presidente ha inseguito Ancelotti per anni ma si è stancato presto. Ernesto lo calma, ne sopporta le sfuriate, media, soffre e gode alzando metaforicamente una «Décima» che sente molto sua. Estate 2014: il male si fa largo nel corpo di Ernesto. Che tiene duro, lotta sempre col sorriso, soffre perché il suo amico Florentino caccia il suo amico Carlo. Deluso e incredulo si rimbocca le maniche per un’ultima volta, per cercare di riportare Ancelotti al Milan. Galliani passa 3 giorni a Madrid tra ricordi, affetto e risate: non se ne fa nulla ma l’amicizia resta. Più profonda di qualsiasi affare. Perché così era Ernesto Bronzetti: uomo di cuore e grande intermediario. Mica facile.