La Stampa, 3 febbraio 2016
Il Parlamento ha cominciato a votare il ddl Cirinnà. Breve resoconto
Ha diviso le piazze e promette di fare lo stesso con le aule di Camera e Senato: il disegno di legge per le unioni civili ha iniziato ieri la fase finale del percorso parlamentare a palazzo Madama. Ieri Monica Cirinnà, concentrata ed emozionata, ha difeso il suo testo: «Questa quarta versione del ddl è già una sintesi moderata e altre mediazioni potrebbero favorire discriminazioni. Ho vissuto sulla mia pelle gli effetti di un dibattito avvelenato fin dall’inizio», ha attaccato la senatrice Pd, chiedendo di «dare tutela a tutti i figli di un’Italia che non può più tollerare una discriminazione generata dal come una vita viene al mondo».
Pronti, via e la trama sembra già scritta, almeno a compulsare gli umori del palazzo. Sono già all’orizzonte modifiche definite “tecniche” ai richiami presenti nella legge alla disciplina del matrimonio regolata dal codice civile. Ma i senatori del Pd ieri hanno chiarito in ogni modo che la stepchild adoption, il confine legislativo che divide il campo tra favorevoli e contrari, resterà nel testo, contrariamente a quanto avanzato da Alfano che sempre ieri proponeva di stralciarle e di votare col Pd il resto della legge. «Sinora la posizione maggioritaria di Alleanza popolare era di serie riserve sull’intero ddl sulle unioni civili. Considero quindi quella di Angelino Alfano un’apertura e un sensibile passo avanti», ha osservato Zanda, capogruppo Pd al Senato. Ma gli spazi di mediazione sembrano sempre più stretti anche perché la maggioranza sul testo sembra esserci.
Durante i primi voti che contano, quelli sulle pregiudiziali di costituzionalità e sul principio di rinviare il ddl in commissione per le questioni sospensive, il no di Pd e M5S è stato compatto. Dal vertice Cinquestelle filtra solo ottimismo per l’approvazione finale della legge ma un punto viene messo in chiaro: se il Pd cercherà la mediazione con i centristi modificando i termini della reversibilità della pensione e della stepchild adoption allora i parlamentari del M5S voteranno no. Sì al testo con riserva sulla questione della stepchild adoption anche da parte del gruppo dei verdiniani.
«Abbiamo sempre detto che riteniamo, come governo, fondamentale una legge sulle unioni civili. Il Pd lo ha portato avanti come uno dei suoi progetti importanti. Lo approveremo, ne sono convinto», ha ribadito ieri Luca Lotti, chiarendo che il governo ha intenzione di portare a casa il risultato in tempi brevi e senza incidenti.
La decisione strategica di Renzi di concedere libertà di coscienza ai suoi ha sveltito l’arrivo in aula del provvedimento, sottraendolo a estenuanti sessioni di mediazione e nello stesso tempo ha sconnesso l’approvazione dal perimetro della maggioranza che sostiene il suo governo.
Così, mentre Lega e Pd trattano per il ritiro della grande mole di emendamenti del Carroccio, i centristi di Governo di Area popolare restano di fatto gli unici a tentare ancora una mediazione utilizzando le voci che hanno all’interno dell’esecutivo. Dopo Alfano anche Beatrice Lorenzin ha chiesto al Pd di aprire una trattativa. «Sarebbe veramente un’occasione sprecata non approfittare della possibilità di una larga intesa sulle unioni civili». Intesa che, stante la richiesta di Area Popolare di stralciare la stepchild adoption, sembra oggi impossibile.