Corriere della Sera, 3 febbraio 2016
Il caso di Don Federico, il prete che battezzò le tre gemelle di due papà gay: «È una scelta d’amore, non di provocazione»
Le mie tre nipotine canadesi hanno compiuto due anni lo scorso 15 novembre e già parlano con l’accento romano! Adesso chiamano “papà”, “nonna” ma anche “mamma” eh? Per i bimbi non fa differenza...». La signora Patrizia Michelucci, casalinga, è l’orgogliosa nonna delle gemelline Viola, Melissa e Sofia, che in realtà sono figlie di due papà – Roberto e Simone, il figlio della signora Patrizia, che stanno insieme da 9 anni – e son venute al mondo a Toronto, Canada, grazie alla surrogazione di maternità o utero in affitto, che dir si voglia.
La signora Patrizia è di Limite sull’Arno e non vuole esporsi troppo, «ma visto che siamo di due paesi vicini, Matteo Renzi di Rignano e noi di Limite, beh allora sappia, Renzi, che questa è solo una grande storia d’amore. Che se c’è amore c’è tutto...». Il figlio della signora Patrizia, Simone Michelucci, 31 anni, e il suo compagno di vita, Roberto Guiducci, hanno poi battezzato le tre gemelline nella parrocchia di San Sebastiano, a Cesano di Roma, dove nel frattempo si sono trasferiti, aprendo un centro estetico. La loro storia è stata raccontata domenica, all’indomani del Family Day di Roma, nello speciale in prima serata «Di fatto, famiglie», sul canale 31 di Real Time del gruppo Discovery. E ha avuto l’inatteso 1,7 % di share.
Il giorno del battesimo, oltre ad amici e parenti, c’erano pure le due ragazze canadesi che hanno permesso a Simone e Roberto di coronare il sogno: Veronica, la donatrice dell’ovulo, e Kelly, la «portatrice» («Ormai fanno parte della famiglia», dicono i due papà). E a impartire il sacramento fu un giovane prete, don Federico Tartaglia, che pronunciò parole forti: «Oggi noi celebriamo l’amore. Lo facciamo in una maniera nuova, inaspettata. Ma siamo di fronte a un amore puro, sincero. E io non voglio avere paura. E anche la Chiesa vorrei non avesse paura».
Parole che riproposte oggi, in un clima di scontro tra laici e cattolici sul ddl Cirinnà, han fatto rumore. Così, don Federico, parroco di San Sebastiano, ieri ha postato su Facebook un lungo sfogo: «Questa vicenda doveva rimanere un incontro di grazia per le piccole bambine e invece a distanza di tanto tempo – il battesimo fu celebrato il 31 agosto 2014 – le mie affermazioni sono state usate all’interno di un dibattito politico che nulla ha a che vedere». Affermazioni dettate solo dal «mio modo passionale di intendere la fede».
«I due papà mi parlarono della serie di offese e di oltraggi ricevuti in questi anni», racconta don Federico. «Tutto è nato dal desiderio di accoglienza nei confronti delle tre creature e dei loro due papà», che le han volute per «una scelta di amore e non di provocazione o di eccesso».
Il prete ricorda come «di fronte alla possibilità di scegliere (per la legge canadese) se tenere solo uno dei tre embrioni fecondati, Simone e Roberto scelsero di salvare la vita a tutti e tre». E ancora: «La celebrazione del battesimo mi è stata richiesta personalmente da Simone e Roberto e, dopo un attento dialogo con loro, ho ritenuto di dovere comunicare la richiesta al vescovo che l’ha accolta, ricordandomi come la Chiesa sia la madre che ha a cuore la vita spirituale di tutti i suoi figli». Dall’entourage del vescovo, monsignor Gino Reali, arrivano conferme: «Il vescovo sapeva. E il battesimo è stato dato con tutto il cuore!».