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 2016  febbraio 03 Mercoledì calendario

Per sopravvivere Yahoo taglia il 15 per cento dei dipendenti

Yahoo, sempre più in crisi e impegnata a ridurre i costi, ha annunciato il taglio di oltre 1.700 posti di lavoro, il 15% degli 11.000 dipendenti globali, dimissioni di asset e la chiusura dei suoi uffici in cinque grandi città compresa Milano. Le altre metropoli internazionali “cancellate” dalla mappa del pioniere di Internet sono Madrid, Dubai, Città del Messico e Buenos Aires. L’azienda ha anche fatto sapere che, accanto alla riorganizzazione, intende considerare la vendita delle sue cruciali attività Web. La ristrutturazione è stata delineata al termine di un esame del business avviato a dicembre ed è stata comunicata assieme a un bilancio trimestrale che ha registrato perdite per 4,43 miliardi di dollari, aggravato da svalutazioni e oneri per asset quali Tumblr ma altrimenti in linea con le attese. Il giro d’affari è lievitato dell’1,6%, più del previsto, a 1,27 miliardi.
Il piano, da tagli occupazionali che ridimensioneranno la forza lavoro del 42% dal 2012, genererà un risparmio di 400 milioni l’anno entro fine 2016. L’azienda ha inoltre in cantiere «dismissioni non strategiche» che dovrebbero portare in cassa oltre un miliardo tra immobili, brevetti, giochi e Smart Tv. L’obiettivo della riorganizzazione è «migliorare la redditività e accelerare la crescita attraverso un maggior focus» sui punti di forza. «È un piano ambizioso che prevede uno spostamento nei prodotti e nelle risorse», ha detto l’amministratore delegato Marissa Mayer che si è detta “fiera” del business creato dal gruppo nel mobile, nel social, nei video e nei contenuti originali, che raggruppati nella sigla Mavens dovrebbero raggiungere entrate per 1,8 miliardi nell’anno in corso.
La riorganizzazione descritta dal management non è però l’unica strada perseguita. Il board, in un comunicato a firma del presidente Maynard Webb, ha affermato che «verranno esplorate altre alternative strategiche nell’interesse degli azionisti», dallo scorporo della preziosa quota in Alibaba ad altre «qualificate proposte strategiche» che lasciano la porta aperta alla vendita delle attività “core” su Internet. Gli investitori più aggressivi, guidati dal fondo Starboard, invocano vaste cessioni e Verizon, AT&T e private equity quali Tpg hanno mostrato interesse per l’azienda o sue divisioni. Yahoo non ha finora risposto alle cure dell’ad Marissa Mayer, arrivata nel 2012 da Google ma la cui gestione è stata caratterizzata da contrazioni del 10% nelle entrate e del 40% negli utili operativi. Il titolo è caduto del 35% in dodici mesi.
La saga di Yahoo non è isolata. Un altro grande marchio Internet, Twitter, ha bruciato ieri in Borsa il 10% ed è in ribasso di oltre il 40% in tre mesi. Gli analisti di Stifel hanno tagliato la raccomandazione sul titolo a “sell”, vendere, e messo in dubbio che l’azienda sia “sostenibile”. La concorrenza crescente di Alphabet (ex Google) e Facebook, stringe d’assedio le imprese più deboli. Alphabet, che ha annunciato un miliardo di utenti per WhatsApp, ha ufficializzato ieri il sorpasso di Apple per il primato nella market cap, con 525 miliardi contro 523. Facebook ha confermato il superamento di Exxon con 329 miliardi contro 310.