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 2016  febbraio 03 Mercoledì calendario

Loris Baz, caduto dalla sua Ducati a 300 all’ora, si è rialzato senza un graffio. Merito dell’airbag (e di un software che salva i piloti in 15 millesimi)

Trovarsi a volare a quasi trecento orari, strisciare sull’asfalto e alla fine rimettersi in piedi e raccontarla, qualche botta qua e là, ma insomma, niente di che. Chiedete a Loris Baz com’è stata, la sua mattinata malese. Lanciato sulla sua Ducati MotoGp durante la seconda giornata di test sul circuito di Sepang, in pieno rettilineo e in pienissima accelerazione, il 23enne pilota francese si è messo a volare, catapultato dalla moto, finita ko per l’esplosione dello pneumatico posteriore. Un volo pazzesco, accompagnato dai frantumi del mezzo e da una paura che lui racconta così: «Non so cosa sia successo, avevo avvertito qualcosa poco prima dell’ultima staccata, poi all’improvviso in piena accelerazione la moto si è bloccata e sono volato via, proiettato in avanti sopra il manubrio, a tutto gas in sesta marcia». Un salto mortale in aria, poi Baz è atterrato sulla schiena: «Ringrazio l’airbag, solo il sedere è diventato molto caldo quando sono finito per terra».Niente di rotto, solo uno squarcio nella tuta, blu, nuovissima, 1,3 millimetri di pelle pieno fiore bruciati dall’impatto con l’asfalto malese, e un po’ di polemiche sulle Michelin, le gomme che dal prossimo campionato sostituiranno le Bridgestone dopo sette anni e che qualche guaio stanno creando ai team, impegnati in una complicata ricerca di assetti. La Michelin ha ritirato “per sicurezza” le gomme di tipo A, il set più morbido a disposizione, il più utilizzato in questi giorni dai piloti. Problemi di pressione, comunque, dicono da Clermont Ferrand: set ritirato e l’invito a gonfiare meglio le altre.La salvezza di Baz è arrivata in volo, in 15 millesimi di secondo. È quanto occorre all’airbag per riempirsi d’aria, 2,8 litri di idrogeno e ossigeno insufflati da una tecnologia italiana vecchia di quindici anni e già dal 2010 nel mondo dei gran premi. La materia è monopolio di due case italiane, la Alpinestars e la Dainese, vicine di casa (l’una è di Asolo, nel Trevigiano, l’altra di Molvena, Vicenza) e avversarie anche in tribunale per questioni di brevetti su alcuni componenti.Il sistema è basato su una centralina con una memoria interna di 2 GB, capace di analizzare un’enorme quantità di dati in un battito di ciglia. In caso di movimenti illogici i sensori comunicano l’anomalia alla centralina che sulla base di un algoritmo decide se è il caso di attivare il sistema di protezione. Nel 2013 Marc Marquez si ritrovò per terra al Mugello a 348 km/h. Nemmeno un graffio: aveva l’airbag. Come l’aveva Matthias Mayer, lo sciatore catapultato in aria nel dicembre scorso dalla Saslong, in Val Gardena, atterrato a 109 km/h e uscito con un paio di vertebre fratturate, però con la vita salva. Salvi anche gli altri austriaci Reichelt e Streitberger, accompagnati sulla neve della Streif dal cuscino d’aria salvavita. Usciti da una fase sperimentale, gli airbag stanno prendendo piede nello sci, almeno una decina di velocisti indossano gli 800 grammi da 2000 euro appena che salvano schiena, fianchi, costole, collo e gli organi vitali. Anche il ciclismo potrebbe a breve adottare un sistema simile. Un brevetto svedese del 2005 permette a un casco pieno d’aria di aprirsi e salvare la testa: usato in città e con modifiche necessarie, potrebbe presto entrare in un mondo in cui velocità e rischi da un po’ sono aumentati a dismisura. In fase sperimentale anche l’elmetto intelligente per i giocatori di football americano. Nel gioco di dadi con la morte, l’uomo sportivo sta guadagnando un discreto vantaggio.