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 2016  febbraio 02 Martedì calendario

Il pil di Madrid sale del 3,2 per cento (perché non ci sono i politici di mezzo)

Due fatti a loro modo estremi stanno caratterizzando la vita dell’economia spagnola. La sostenuta ripresa nella crescita del pil, dopo la crisi bancaria e la recessione degli anni scorsi, e lo stallo nel quadro politico, dopo le elezioni dello scorso dicembre. Mariano Rajoy, in quattro anni di governo, è riuscito a creare le condizioni perché l’economia di Madrid fosse in grado di crescere più di qualunque altra economia dell’eurozona. L’istituto statistico iberico ha appena certificato che il 2015 si è chiuso con un rialzo del pil del 3,2%, il migliore in valore percentuale nell’area della moneta unica. Ma lo stesso Rajoy, pur avendo ricevuto il maggior numero di voti espressi nelle urne, non è riuscito a ottenere una maggioranza parlamentare in termini di seggi e, quindi, non è stato in grado di formare un nuovo governo.
Nessuna forza politica in Spagna ha oggi la possibilità, da sola, di formare un governo di maggioranza e quelli di minoranza, con appoggi esterni dei partiti autonomisti vari, faticano a prendere quota perché sono oggettivamente complicati da partorire. Podemos vuole concedere il referendum sull’indipendenza della Catalogna ma i socialisti non sono d’accordo; Ciudadanos è disponibile ad appoggiare dall’esterno un governo guidato dai popolari ma a condizione che Rajoy non ne sia il premier. E così via nei veti e contro veti.
Ma la crisi parlamentare e politica non può modificare la realtà economica: il ciclo spagnolo ha imboccato una strada di robusta ripresa che proseguirà, giudizio unanime delle principali organizzazioni che fanno previsioni, anche nel 2016. In questo quadro ci si può spingere perfino fino al punto di interpretare lo stallo politico come un’altra buona notizia per il pil spagnolo e la sua traiettoria di crescita.
Senza un governo in carica a Madrid va in scena l’ordinaria amministrazione, iniziata il 26 ottobre dello scorso anno. Significa che nessuna nuova imposta può essere decisa dal governo che non c’è e, soprattutto, che nessun incremento della spesa pubblica corrente è praticabile. Il pil cresce, quindi, e produce maggiori entrate ma i politici spagnoli non hanno la possibilità di mettere le mani sul tesoretto per dissiparlo nelle tecniche di spesa pubblica le più varie a piacere.
Ecco spiegato perché un nuovo scioglimento delle Cortes e la fissazione di nuove elezioni per il prossimo mese o in aprile sono una buona notizia per l’economia spagnola: il pil potrà continuare a correre senza essere disturbato dalla politica. E non ci si dovrà, perciò, meravigliare se tra due o tre trimestri si scoprirà che la crescita di Madrid ha battuto le previsioni. Senza politici il pil non corre, galoppa.