La Stampa, 2 febbraio 2016
Nella campagna di Trump c’è anche la figlia di John Wayne: «Fa come mio padre»
«Se mio padre fosse ancora vivo, voterebbe per Donald Trump». Queste parole, pronunciate dalla figlia di John Wayne, sono oro per qualunque candidato repubblicano alla Casa Bianca. Aggiungiamoci ora quelle di Jerry Falwell junior, figlio del reverendo battista che aveva inventato la «Moral Majority», il movimento degli evangelici su cui Ronald Reagen aveva costruito la sua coalizione vincente: «Ho deciso di appoggiare Donald, perché è il primo candidato che mi ricorda mio padre».
Sommando questi due «endorsement», l’operazione che sta tentando Trump diventa molto più chiara, e va ben oltre il caucus tenuto ieri in Iowa. Donald sta cercando di creare una coalizione, basata sullo zoccolo duro degli evangelici e dei valori conservatori, per conquistare la rappresentanza del vero Partito repubblicano e scipparla all’establishment. Da qui nasce il terrore dei capi del Gop, che stanno tentando in tutti i modi di bloccarlo, per deragliare il progetto che toglierebbe loro il controllo.
Winterset è un villaggio di 5.190 abitanti nel cuore della Madison County, la contea dei ponti coperti che dava il titolo al film con Maryl Streep e Clint Eastwood. Qui, il 26 maggio del 1907, era nato Marion Robert Morrison, al secolo John Wayne. La casetta di legno dove abitava è ancora in piedi, e sulla strada principale ormai dedicata a lui c’è il museo che lo ricorda. Il 19 gennaio scorso è venuto Trump, per ricevere l’appoggio di Aissa, una dei 7 figli dell’attore, la più attiva politicamente. «Dall’inizio della campagna elettorale – spiega Brian Downes, direttore esecutivo del museo – sono passati in visita quattordici candidati, compreso Bernie Sanders. Tutti, in pratica. Aissa, però, ha deciso di appoggiare Donald». Il motivo riflette l’importanza di questa mossa, che va oltre il folklore: «È come quando perdi tuo padre, e ti ritrovi con tuo fratello in un posto che lui amava. Ti viene spontaneo dire: se papà fosse qui con noi, in questo momento, sarebbe felice. Ecco, è stata una scelta sentimentale. Aissa ha visto in Trump la persona che incarna i valori rappresentati da John Wayne». Andate a spiegarlo a Jeb Bush o Ted Cruz, e capirete perché questa frase fa male.
L’operazione diventa ancora più politica, se uno ci aggiunge quello che è successo l’altro giorno a Council Bluffs, altro villaggio in mezzo ai campi, al confine col Nebraska. Qui, a chiacchierare con Trump davanti agli elettori, si è presentato Jerry Falwell junior, figlio ed erede politico del reverendo che in pratica aveva costruito le basi della coalizione su cui si era appoggiato Ronald Reagan per conquistare la Casa Bianca: «L’altro giorno ero nella mia fattoria in Virginia, e stavo per portare da mangiare ai cavalli, quando è squillato il telefono. Era Donald, che mi chiedeva di venire qui a fare campagna con lui. In genere io ospito tutti i candidati che vogliono venire alla Liberty University, l’università cristiana fondata da mio padre, ma non offro endorsement. Stavolta ho fatto un’eccezione, perché la generosità e i valori di Trump mi ricordano per la prima volta quelli che vedevo ogni giorno in mio padre».
Quali valori? Innanzitutto la difesa della vita. Anni fa Donald diceva di essere pro choice, ma ora deve aver dato assicurazioni agli evangelici sull’opposizione all’aborto. Poi la fede, che non aveva mai professato con particolare convinzione, ma le vie del Signore sono infinite. Quindi la famiglia, di cui è un campione, avendone formate tre: sul palco di Council Bluffs, infatti, ha esibito la figlia incinta Ivanaka, dicendo che «politicamente sarebbe perfetto se partorisse in Iowa». Sull’immigrazione non è molto ospitale, ma c’è dietro la sicurezza. Infine la libertà, l’indipendenza economica da finanziatori, la determinazione a difendere gli Usa dal terrorismo ricostruendo le forze armate, il liberismo e la generosità. «Fa come mio padre, che regalava soldi a chiunque li chiedesse, al punto che mia madre gli aveva tolto il libretto degli assegni. E lo fa in silenzio. Una volta la sua limousine si fermò per strada, un uomo lo aiutò. Il giorno dopo Donald gli saldò l’intero mutuo della casa, senza dire niente a nessuno». Non è solo colore: se gli riuscirà questa operazione sotto traccia, Trump si porterà via il Partito repubblicano.