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 2016  febbraio 02 Martedì calendario

Landini, Civati e gli altri pentiti della tv

Maurizio Landini, il primo pentito della tv? In un’intervista al Fatto Quotidiano il segretario della Fiom ha spiegato la decisione di diradare al minimo la presenza nei talk show: «Non ho cambiato passo e il fiato di oggi è il medesimo di quello di ieri. Mi sono solo sottratto a chi voleva fare di me una suppellettile televisiva». Effettivamente Landini era diventato una sorta di prezzemolino mediatico e la domanda che uno si fa in questi casi è sempre la stessa: «Ma dove trovano il tempo di lavorare se sono sempre in tv?».
La tv brucia, ustiona. Se uno appare tutti i giorni in video, c’è il rischio che la sua immagine vada incontro a un’usura irreversibile: altro che divismo politico! Succede ai professionisti (se n’è lamentato uno come Gerry Scotti!), figuriamoci con i politici, ingordi come sono di apparire, malati di presenzialismo mediatico.
Landini ha fatto un gesto volontario, ma pensiamo ai tanti politici che prima facevano il giro delle sette chiese televisive e che ora bivaccano nell’ombra. Il caso più clamoroso è quello di Alessandra Moretti, sconfitta alle regionali in Veneto: «La mia campagna elettorale è stata completamente sbagliata non mi hanno fatto quasi mai andare in tv dicendo che ero sovraesposta». Ma anche Renata Polverini: creata dal nulla da «Ballarò» di Giovanni Floris è tornata nel nulla, appena è sparita dalle ospitate.
Altro caso interessante è quello di Pippo Civati: quando in un talk serviva un antagonista di sinistra a Renzi veniva chiamato in continuazione. Appena si è esaurita questa funzione, Pippo è tornato nell’ombra. Qualcosa del genere è successo a Nunzia De Girolamo.
La saturazione mediatica genera poi effetti perversi. Politici come Maurizio Gasparri, Matteo Salvini, Daniela Santanchè convivono ormai con il loro doppio parodico, indistinguibile dall’originale, sperando che la beffa si tramuti in celebrazione. Ma non sempre accade.