La Gazzetta dello Sport, 2 febbraio 2016
Matteo Renzi è ad Abuja, capitale della Nigeria, ma anche da laggiù continua a punzecchiare la Ue e i tedeschi

Matteo Renzi è ad Abuja, capitale della Nigeria, ma anche da laggiù continua a punzecchiare la Ue e i tedeschi.
• Che altro è successo?
Contribuiremo con 281 milioni ai tre miliardi da dare ai turchi perché si tengano i profughi siriani. E questi soldi non saranno computati nel calcolo deficit/pil, che è quanto aveva chiesto Renzi venerdì scorso alla Merkel. Senonché il pagamento di questa somma a mr Erdogan introduce due nuovi princìpi. Di uno di questi Renzi non si è anora accorto o ha preferito lasciar stare: se per tenersi i profughi un Paese incassa denaro, allora anche Italia e Grecia, esattamente come la Turchia, hanno diritto ad essere compensate per il lavoro che svolgono, salvando vite umane in mezzo al mare e ricoverando poi per un tempo infinito questi disgraziati. Renzi ha invece messo con deisione sul tavolo l’altro principio: se mi scomputi dal calcolo deficit/pil i soldi per i siriani, perché non mi scomputi dal calcolo deficit/pil anche i soldi che spendo per tutti gli altri rifugiati? Il concetto è contenuto in questa dichiarazione: «Noi italiani pensiamo che i migranti siano tutti uguali. Non è possibile considerare le vite da salvare nel Mar Egeo diverse da quelle da salvare nel Mar Tirreno. Il fatto che le spese per salvare i bambini che navigano dalla Turchia alla Grecia siano fuori dal Patto di Stabilità è finalmente un fatto positivo. Pensare di considerare in modo diverso le spese per salvare i bambini eritrei che arrivano in Sicilia mi sembra assurdo e illogico. Solo una perversione burocratica può fare distinzioni tra le vite da salvare».
• Perché è così importante che questi soldi non siano calcolati nel cosiddetto Patto di Stabilità?
Quando si firmò a Maastricht uno degli atti fondativi dell’Unione Europea, si stabilì che dividendo il Prodotto Interno Lordo (Pil) per il debito non sarebbe dovuto uscir fuori un numero superiore a 60%. E noi invee siamo a 130. Dividendo poi il deficit (entrate meno uscite) per il Pil non doveva venir fuori un numero superiore a 3. E questo seondo parametro noi lo rispettiamo. Senonché il nostro debito è così alto che l’Europa ci ha chiesto, e noi abbiamo detto di sì, di tenere questo rapporto defiit/Pil più basso, non più 3, ma 2,4. Bisogna infatti che fra entrate e uscite resti abbastanza denaro per intaccare il debito. Renzi vuole che questo 2,4 diventi almeno un 2,6, il che gli darebbe la possibilità di spendere un 3 miliardi in più, aiutare la ripresa e guadagnare consensi. La Ue dirà la sua su questo tra un paio di mesi, ma intanto ha fatto sapere - in tono freddo ma non per questo meno polemico - che lo scorporo del contributo alla Turchia dal calcolo deficit/PIl era già stato deciso in dicembre e che quindi le richieste di Merkel a Berlino erano fuffa. Il premier ha ottenuto qualcosa che già aveva.
• Quanto dànno alla Turchia gli altri paesi europei?
Si tratta di dividersi il carico di due miliardi, dato che un miliardo uscirà dalle casse della Ue. Il contributo è proporzionale al Pil di ciascun Paese. Quindi: Germania 534 milioni, Regno Unito 409, Francia 386, Italia 281, Spagna 191, Olanda 117.
• Sviluppi per favore il cocnetto che, oltre a scomputare il denaro speso per i migranti dal caclolo deficit/Pil, avremmo forse un qualche diritto di incassare contributi, esattamente come è successo a Erdogan.
Erdogan ospita due milioni di persone. Ma è un fatto che noi e la Grecia a questo punto siamo sottoposti a una pressione molto forte: sei Paesi hanno sospeso Shengen (Austria, Germania, Danimarca, Francia, Svezia e Norvegia), muri stanno sorgendo da tutte le parti: la barriera di filo spinato (alta quattro metri) tra Ungheria e Serbia, il pre-muro greco-macedone, la palizzata in costruzione a Calais (15 milioni stanziati da Londra) e l’altro muro di 160 chilometri tra Bulgaria e Turchia, più le reti con telecamere e sensori di Ceuta e Melilla (20 chilometri per sette metri). Nessuna di queste misure fermerà i flussi, perhé la spinta di guerre e miseria è troppo forte. Il risultato sarà invece che italiani e greci rischiano di gonfiarsi di immigrati, specialmente se la famosa redistribuzione non procede (e non sta procedendo). Sono solo ragionamenti, sia hiaro.
• Come mai Renzi è in Africa?
È la terza volta che ci va. Dopo la Nigeria, sarà la volta di Ghana e Senegal. Esportiamo in quei Paesi per più di tre miliardi, l’Eni ha una presenza forte. È politica, ma è anche business. Andare laggiù è segno di lungimiranza.