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 2016  gennaio 31 Domenica calendario

È più facile licenziare che dimettersi

Una volta si diceva: è più facile divorziare dalla moglie che licenziare un dipendente (poi il rito Fornero e il Job Act hanno neutralizzato l’articolo 18). Oggi è diventato più difficile, se non impossibile, dare le dimissioni, anche se volontarie e consensuali. Sotto accusa è la nuova norma (decreto ministeriale pubblicato in Gazzetta ufficiale l’11 gennaio 2016, che attua il decreto 151/ 2015). Nata per semplificare le procedure e contrastare la piaga delle dimissioni in bianco, rischia in realtà di tornare al mittente come un boomerang e di complicare di fatto le dimissioni. La norma è un percorso ad ostacoli e un esempio di burocratese dagli effetti devastanti; la sua operatività è fissata per il 12 marzo. Un lavoratore che vuole dare le dimissioni, magari per cambiare azienda, deve innanzitutto munirsi di Pin e credenziali chiedendole all’Inps. La nuova procedura è infatti esclusivamente telematica. Atteso l’invio postale si potrà poi accedere alla registrazione. Solo così si potrà entrare nel sito dedicato del ministero del Lavoro, farsi radiografare e identificare (comprese le ultime trasformazioni contrattuali instaurate) e compilare il modello on line. Qui dopo gli accertamenti di rito il modello verrà associato a un codice identificativo e segnato da una marca temporale. I tempi e i passaggi burocratici non durano certo lo spazio di un mattino; anzi, ci vorrà pazienza. 
Chi l’avesse persa o si fosse perso, probabilmente cercherà di dare le dimissioni in altro modo, magari ricorrendo a una normale lettera, come è sempre successo. Chi non ha consuetudine con Internet ( e tra i lavoratori molti sono in queste condizioni) cercherà altre strade. Chi non ha grandi affinità con la lingua della burocrazia avrà cercato una scorciatoia. Con il trascorrere del tempo c’è anche chi potrebbe cambiare idea e non volersi dimettere più. In tutto questo turbinio di passaggi le dimissioni rischiano di perdersi per strada. Intanto scattano le sanzioni per l’azienda. Le dimissioni inviate senza la procedura telematica sono infatti illecite. L’azienda per non sentirsi in colpa dovrà farsi carico di sanzionare il dipendente dimissionario. Se il lavoratore crede invece che la sua richiesta sia andata in porto si ritiene tranquillo; ma il suo rapporto di lavoro in realtà non è affatto concluso. Nemmeno il datore di lavoro è tranquillo e per tagliare la testa al toro probabilmente ricorrerà a un provvedimento disciplinare per sanare l’illecito. Nel frattempo il rapporto è ancora in atto. Il dipendente si vede arrivare un provvedimento disciplinare che contesta le modalità delle dimissioni, che potrebbe comportare, sempre per semplificare, il licenziamento. 
Se il lavoratore era fin dall’inizio dubbioso potrebbe rafforzare la sua incertezza e ritirare nel frattempo le dimissioni. E qui scatta un’altra tagliola. Il dipendente dimissionario ha infatti tempo sette giorni per cambiare idea oppure valutare: conviene licenziarsi o farsi licenziare? Vedi alla voce ammortizzatori. E se intanto l’azienda avesse assunto un sostituto? Avrebbe da gestire due rapporti di lavoro. Insomma un pasticcio. E pensare che il decreto 151 è intitolato «Disposizioni di razionalizzazione e semplificazione delle procedure». Sembra uscito dal Mincoas: Ministero complicazione affari semplici.